Capitolo XXXIV

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Rachel si strinse nelle braccia, continuando a camminare nella folla. Non c'era più un angolo in cui avrebbe potuto fermarsi a riprendere fiato.

E le parole di Vivian pesavano addosso. Non ci aveva mai pensato che avesse anche un legame con Selah.

Miriam sembrava saperne sulla magia, avrebbe potuto chiedere a lei... ma trovarla in quella folla sarebbe stato impossibile.

E doveva saperlo. Rabbrividì, nonostante la sciarpa e il calore intorno.

"Sai anche dov'è Jelas?"

"Sì. Ma non ci arriverai. Guardati intorno: speri di vincere?"

"Potevo farcela, con gli altri."

"È il suo piano. Non il tuo. Vincerà lei."

"Non..."

Si guardò intorno, ma Vivian era sparita, non si sovrapponeva ai volti delle altre persone. L'aveva lasciata nel mezzo della folla.

Il lungo fiume si affacciava su una distesa d'acqua scura, spezzata solo dal riflesso delle fiamme. I lampioni erano spenti, ma fili con altre lanterne illuminavano le teste e i volti di chi le stava intorno.

Strinse le mani sul parapetto che era riuscita a guadagnare a stento, con la speranza di avere un po' più d'aria. Tolse la sciarpa e la rese una palla. La lana pizzicava sotto le dita.

Quegli sprazzi di riflesso tra una testa e l'altra le davano l'idea che il fiume fosse in fiamme. Avrebbe voluto allungare le mani, vedere se avrebbe potuto tenere sotto controllo anche l'acqua.

"Vivian."

Ma nessuno rispose.

Era sparita, come il solito coro di vendetta.

Forse si meritava di rimanere da sola.

Gli spiriti non le avrebbero mai perdonato di aver dato ragione a Selah, ma avrebbe potuto conviverci: non sarebbe stato così diverso dall'avere bracciali di astalt addosso.

Su una sponda del fiume si ammassava altra folla e tra le teste spuntavano lanterne a non finire, qualcuno si era arrampicato sugli alberi pur di reclamare un posto proprio. Voci, grida e canti le rimbombavano in testa, mentre l'odore dolciastro si faceva sempre più forte. Le aveva messo fame dal primo istante in cui l'aveva sentito e se avesse avuto con sé qualche moneta l'avrebbe seguito.

L'altra non sembrava appartenere alla stessa festa: c'erano poche persone e i gioielli brillavano sotto le luci.

La nobiltà.

Selah doveva essere lì, ma non ci si sarebbe mai avvicinata.

Abbassò lo sguardo sulle mani: quella struttura a cui aveva dato fuoco ormai doveva essere crollata, ridotta a cenere e pezzi ancora fumanti. Ma a nessuno sarebbe importato: per Vexhaben sarebbe stata una casualità. Si guardò intorno, ma non c'erano fiamme che svettavano verso l'alto – o per lo meno non le vedeva. Forse era già stato spento.

Quando la prima barca si avvicinò, non riusciva a condividere la gioia altrui: le risate, il continuo indicare in quella direzione non facevano per lei. Le mancava di capire perché fosse così importante quel giorno, avrebbe potuto fingere fino a un certo punto, ma alla fine sarebbe stata sempre fuori posto.

Portava il simbolo della famiglia reale, quelle che seguivano altre strutture a formare altri animali di carta o forme che non riusciva a distinguere.

Le fiamme all'interno delle lanterne mettevano in risalto le piegature della carta e le strutture che reggevano.

Legno e metallo, qualcosa di estremamente facile da far bruciare, considerando il cuore di fuoco.

Le avrebbe potute bruciare tutte, ma delle barchette non le importava.

RequiemWhere stories live. Discover now