Capitolo XXI

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Rachel strinse le dita intorno al polso sinistro.

Non riusciva a chiuderle e parte del segno dei bracciali di astalt rimaneva sempre visibile: un pezzo di Vexhaben sarebbe stato sempre con lei, anche se avrebbe potuto coprirli in qualche modo, illudersi che non ne aveva.

Appoggiò la testa allo stipite della finestra e lasciò penzolare la gamba sinistra nel vuoto.

La Voragine era cambiata: il silenzio, come se davvero nessuno ci abitasse più, era la differenza più grande.

Non c'era chi correva lungo il sentiero, chi urlava che il pasto fosse pronto, chi faceva esplodere rocce di ostril. La Voragine era Qualcuno c'era, qualcuno che aveva scelto meglio.

Le ferite era ormai guarite, la pelle cicatrizzata dal fuoco non doleva più – tirava appena quando muoveva il braccio, ma non era più una scusa per stare lontana dagli altri.

Forse sembrava già sospetto il suo voler stare nella stanza, dove i muri di fango sembravano stringersi addosso, con solo un letto con materasso duro e una coperta di lana che grattava la pelle. Come se avesse ancora da pensare a come muoversi, a convincerli che non fosse lì per Vexhaben.

E non poteva venire meno alla promessa fatta a Vivian. Non l'avrebbe mai dovuta fare: aveva visto com'era finita una rivolta di gruppo, da sola non avrebbe fatto in tempo a raggiungere il centro città che le avrebbero sparato.

"Fissavi sempre il vuoto."

I rimproveri degli spiriti si erano calmati, forse soddisfatti anche loro da quel che aveva detto.

Solo Vivian era sempre lì.

"Immagino... davvero? Non pensavo."

Si voltò verso l'interno.

Vivian chiuse il pugno, le dita fumose si chiusero intorno alla sfera e quella scomparve. Ritornò un attimo dopo, più piccola, e si muoveva tra le dita della mano sinistra e il riflesso colorava di arancione e rosso il pavimento.

"Ho appena scoperto di poter usare ancora la magia."

"Ho notato."

"L'eternità sarà più sopportabile. Così potrei dare fuoco a Vexhaben. Quando ci torni? Posso aiutarti."

Rachel serrò le labbra. "Non a breve, immagino."

Ma quell'aiuto avrebbe fatto comodo, se mai l'avesse fatto.

Rabbrividì, quando le mani di Vivian si posarono sulle sue.

"Non è bello essere di nuovo qui?"

Aprì appena la bocca, ma subito la richiuse e fece un respiro profondo.

Era a casa.

Senza l'astalt.

Senza ogni certezza che aveva caratterizzato quei quattro anni a Vexhaben.

Senza la preoccupazione di dover combattere con qualcuno per avere la cena.

Senza la paura della frusta per una parola di troppo.

Avrebbe potuto abituarsi a quella vita. Di nuovo.

O forse no, perché ci doveva essere un motivo se tutti la evitavano tranne Aeve.

"Non lo so. Sarei dovuta morire nella Notte, come tu, come gli altri."

"Hai fatto la scelta che pensavi giusta."

Non aveva idea se si riferisse a essersi arresa quattro anni prima o ad averla attaccata.

Doveva apparire come quella che era tornata per caso, ma soprattutto come quella che non aveva avuto il coraggio di uccidere Selah quando aveva potuto.

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