Prologo

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Era una fredda giornata di inverno, tra le vie della città di Musutafu, dove soffiava il vento gelido del pomeriggio, solo poche macchine percorrevano le strade e poche persone avanzavano a piedi coperte da pesanti cappotti. Il sole stava ormai per tramontare, lasciando scendere sulla città l'umidità della sera. Pian piano i marciapiedi si stavano svuotando e le persone si iniziavano ad avviare verso le proprie case.

Ma non tutti.

Il grande palazzetto non troppo lontano dal centro della città era ancora aperto, dall'esterno si potevano ancora scorgere le illuminazioni della pista sul ghiaccio racchiusa in quell'imponente struttura bianca, visibile solo dalle vetrate dell'ingresso. Si trattava di una struttura privata, di proprietà di un conosciutissimo imprenditore, Enji Todoroki. La pista, seppur privata, veniva utilizzata da ben due compagnie di pattinaggio che durante la settimana alternavano i loro corsi per le giovani promesse del pattinaggio. La sera poi, quando non si allenava più nessuno e il silenzio iniziava a regnare nel palazzetto, era il turno di Shoto.

Enji Todoroki, fino ai suoi trentadue anni era stato un imbattibile campione di pattinaggio, aveva collezionato innumerevoli vittorie, cinque titoli mondiali nella specialità singolo, due argento mondiali, due bronzo mondiali, due medaglie d'oro alle olimpiadi e tre d'oro e tre d'argento ai campionati nazionali giapponesi, più altre vittorie che definiva, con poca modestia, di poco conto; il suo nome era ormai famoso e indimenticabile nel mondo del pattinaggio e il peso di quella fama adesso ricadeva sulla spalle del promettente figlio.

Il giovane Shoto Todoroki era cresciuto in quel mondo e che gli piacesse o no, era quello il futuro che il padre aveva scelto per lui.

Aveva partecipato a diversi campionati, riuscendo più volte ad aggiudicarsi il primo posto, molti lo credevano sopravvalutato, famoso solo perché portava il nome del grande Enji Todoroki, ma chiunque restava a bocca aperta quando quel ragazzo in pista si esibiva destreggiandosi sui pattini con una naturalezza tale da rivolgere l'attenzione dei riflettori solo su di sé lasciando nell'ombra i suoi avversari.

Ogni sera, quando le squadre di pattinatori terminavano i loro allenamenti il ragazzo si recava nella pista con il suo borsone in spalla e sotto le solite urla del padre che annunciava le modalità di allenamento del giorno.

Avere un insegnante privato sarebbe stato fantastico per chiunque, ma non per quel ragazzo che aveva passato la vita a non sentir parlare di altro se non modalità di allenamenti, dieta da seguire e rigide ore di sonno da rispettare. Qualunque famiglia a tavola avrebbe parlato di come fosse andata la giornata, ma no, a tavola si commentavano gare di pattinaggio, si commentavano gli errori che faceva il ragazzo nelle sue esibizioni e come poteva migliorarsi. Era tutto così maledettamente monotono, la sua vita ruotava attorno al pattinaggio e ormai non sapeva più che scopo avrebbe avuto lui se gli avessero tolto quello sport.

«allora Shoto! Muoviti a mettere quei pattini! Sei già in ritardo di due minuti!!» gridò l'uomo mentre il figlio, con fare impassibile e piatto prendeva i pattini dal suo borsone per indossarli.

Come ogni giorno, gli era toccato fare quattro giri di pista correndo seguiti dai soliti esercizi di riscaldamento prima di potersi recare nello spogliatoio maschile. Esso, situato di fronte a quello femminile, era nascosto dietro una porta di fronte agli spalti che circondavano la pista e che davano l'idea a quell'ambiente di essere ancora più grande.

Tolse i paralame* neri dopo essersi allacciato gli scarponcini del medesimo colore e si alzò in piedi dirigendosi poi verso la pista.

«i campionati nazionali giapponesi sono sempre più vicini quindi dobbiamo accelerare, devi assolutamente staccare quel triplo Axel*» disse con tono duro mentre Shoto di apprestava a fare qualche giro di pista con salti da un giro per terminare il solito riscaldamento.

Il ragazzo sentendo quella richiesta impossibile si avvicinò al piccolo cancelletto che chiudeva la ringhiera attorno all'enorme lastra di ghiaccio, punto da dove suo padre gli stava parlando

«ti ho già detto che non ci riesco, non vado oltre due giri e mezzo, è impossibile impararlo in meno di un mese» protestò il ragazzo. Avveniva raramente, aveva ormai imparato ad annuire in silenzio a suo padre, ma era davvero impossibile riuscire a fare quanto gli stava chiedendo
«ti ho forse chiesto se ti viene difficile o no? Non mi pare, oggi ho visto gli allenamenti di quella maledetta squadra di Toshinori Yagi, ha degli allievi di cui dovresti seriamente preoccuparti»

Il ragazzo voltò lo sguardo distogliendolo infastidito da quello del padre.

Qui l'unico a preoccuparsi sei solo tu

Pensò cercando di trattenere uno sbuffo di disappunto.

«non è il mio obiettivo essere il numero uno» rispose in un sospiro ricevendo un forte schiaffo dal padre che lo fece trasalire.
«invece è proprio questo il tuo obiettivo, stacca quel maledetto salto prima dei campionati o ti puoi sognare una vita fuori da questa pista»

Shoto ringhiò stringendo tra le dita la ringhiera blu della pista

«ti sogneresti di passare i pomeriggi con degli amici tanto diventerebbero duri i tuoi allenamenti... Sono stato chiaro Shoto?» affermò duro

Il ragazzo si voltò fino a dargli le spalle e tornò a pattinare

«come se avessi degli amici» bisbigliò fissando i suoi pattini neri prima di riprendere il suo duro allenamento

Paralame*

Triplo Axel*

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Triplo Axel*


Avevo quest'idea in testa da un po e non vedevo davvero l'ora di iniziare a scriverla.
Spero vi abbia incuriosito, anche se siamo solo al prologo, fatemi sapere cosa ne pensate❤️

Ice || Tododeku Where stories live. Discover now