1. Famiglia Todoroki

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«Todoroki - sospirò l'insegnante mentre distribuiva gli esiti dei compiti in classe - continuando così non andrai da nessuna parte» disse consegnando la verifica al ragazzo.

Egli strinse tra i denti il labbro inferiore mentre le sue dita tenevano adesso saldo quel foglio dove in alto e in rosso era scritto un'ennesimo dieci su cento.

I passi dell'insegnante, che solo ora si era accorto fosse rimaste qualche istante davanti il suo banco, magari aspettandosi qualche risposta, si allontanarono continuando a girare per la classe a distribuire i compiti rimanenti.

Un lungo sospiro abbandonò le labbra del ragazzo, i suoi occhi scrutavano attentamente quel foglio strapieno di errori. Continuando così non avrebbe passato l'anno, aveva collezionato solo insufficienze da quando era cominciato, ma non c'era modo di risolvere quella situazione, gli allenamenti erano sempre più duri e nelle sue giornate, interamente programmate dal padre, lo studio non era contemplato.

La campanella che segnava la fine delle lezioni suonò, il ragazzo iniziò a riporre il suo materiale scolastico nello zaino e per ultimo, quando tutti i suoi compagni uscirono dalla classe, consegnò il compito all'insegnante.

Con sguardo basso fece per uscire dalla classe ma quest'ultimo lo chiamò

«Todoroki, con questi esiti non puoi passare l'anno... senti, lo so, l'adolescenza è un periodo difficile, hai problemi nello studio? Qualcosa non va in famiglia? O con i tuoi amici?» il ragazzo serrò le labbra costringendosi a rimanere impassibile
«no professore, sto bene» sussurrò
«perché non provi ad iscriverti ai corsi di recupero che offre la scuola?» Shoto alzò lo sguardo verso di lui fissando con freddezza quell'uomo che cercava solo di aiutarlo
«ci penserò» disse solo prima di uscire dalla classe dopo aver sussurrato impercettibilmente un arrivederci

Il percorso verso casa fu come sempre breve e solitario, Todoroki non era solito fermarsi nel cortile della scuola e scambiare quattro chiacchiere con i suoi compagni, insomma non che non volesse, non poteva proprio, doveva affrettarsi a dirigersi verso la propria dimora o avrebbe scombussolato i precisi orari della sua giornata programmata.

Le sue scarpe calciavano i piccoli sassolini lungo il marciapiede, le sue mani erano nella tasca della felpa blu che indossava quel giorno e lo zaino, tenuto solamente dalla spalla destra, toccava il suo fianco destro ad ogni passo compiuto dal ragazzo.

Iniziava a scorgere la propria abitazione, si trattava di una casa tradizionale giapponese con vista esterna da passerelle e un giardino nel mezzo. Stava giusto per entrare dal cancelletto del proprio giardino quando una voce attirò la sua attenzione.

«Toshinori perdonami tantissimo! Sto arrivando giuro! Mi sono addormentato dopo scuola e non ho visto l'orario!» un ragazzo stava infatti correndo lungo la strada avvicinandosi a lui, riuscí a sentire solo quella parte della conversazione al telefono, non riuscí nemmeno a capire chi fosse quel ragazzo. Aveva un cappuccio verde in testa, la mano sinistra sorreggeva il telefono vicino l'orecchio di quest'ultimo impedendo a Shoto di poterlo vedere in faccia. La sua voce era curiosa, piuttosto acuta e in quel momento piena di piagnucolii.

Fu sorpassato in fretta da quel buffo ragazzo che imperterrito correva lungo la strada rischiando anche di perdere il borsone che portava in spalla.

«Shoto! Si può sapere cosa stai guardando?!» la sua attenzione fu catturata dalla voce di suo padre che si trovava sull'uscio della porta d'ingresso.

Todoroki decise di mettere da parte quello strano ragazzo ed entrò in casa ignorando le altre lamentele dal genitore.

«vedi di muoverti! Il pranzo è pronto, io ho già mangiato, vedi di portarlo anche a tua madre visto che anche oggi ha deciso di rimanere chiusa nella sua cazzo di stanza» sbraitò

Il ragazzo sospirò prima di dirigersi verso la cucina che ospitava il tavolo da pranzo

«oggi a scuola ho preso un'altra insufficienza» disse al padre il quale non mutò la sua espressione
«sisi come ti pare, hai mezz'ora per il pranzo poi inizi ad allenarti»
«è proprio di questo che sto parlando... se... se solo riducessi un po' i miei allenamenti avrei del tempo per studiare ed andare bene a scuola... io voglio costruirmi un futuro» era la prima volta che dinnanzi a suo padre lasciava trasparire una simile tristezza
«il pattinaggio è il tuo futuro - disse freddo Enji - e se riducessi i tuoi allenamenti fuori dalla pista, sui pattini non riusciresti ad ottenere tutti quei risultati in breve tempo, non diventerai uno stupido studente universitario come Natsuo, cosa fa quel buonannulla di tuo fratello mh? Tutti quegli inutili studi non lo porteranno a niente o vuoi forse diventare come Fuyumi? Un'inutile insegnante, wow davvero un'enorme aspirazione quella di badare a dei mocciosi» Shoto serrò i denti mandando giù quel boccone amaro.

Lo odiava con tutto se stesso, ma non era mai riuscito a ribellarsi a quella vita

«vado a portare il pranzo a mamma» disse solo prima di prendere due piatti dalla tavola e dirigersi verso il corridoio della casa verso la camera dove sua madre era chiusa da giorni.

L'uomo stanco di quella situazione decise di dirigersi verso il salotto mentre Shoto iniziava a bussare alla porta della madre sperando di non far cadere i piatti dal braccio con cui li teneva

«c-chi è?» sussurrò la donna impaurita facendo sospirare il ragazzo
«sono io mamma, è tutto ok» non ricevendo risposta aprí piano la porta trovando sua madre seduta sul letto, le gambe tirate al petto e strette tra le braccia mentre i suoi lunghi capelli bianchi ricadevano disordinati sulle spalle.

Shoto si sedette di fianco a lei dopo aver chiuso a chiave e le porse uno dei due piatti iniziando poi anch'egli a mangiare

«n-non mangi con lui?» chiese abbassando il tono di voce nel pronunciare l'ultima parola
«odio mangiare con lui» rispose sincero vedendo con la coda dell'occhio la donna annuire.
«scusa se non esco dalla stanza» sussurrò a sguardo basso mentre il figlio finiva velocemente il suo pasto
«non devi scusarti, forse dovresti persino andartene di qui, lui non ti merita e tu non meriti di essere trattata cosi»

La famiglia Todoroki non era mai stata unita, dopo il ritiro dal mondo del pattinaggio Enji era diventato violento, soprattutto verso di lei. Rei, così la donna si chiamava, aveva sempre sopportato in silenzio, aveva sopportato i pianti dei suoi figli, Natsuo, Fuyumi, Toya e infine Shoto. Fu quando nacque lui che Enji prese la decisione di voler riaffermare il nome Todoroki tra i campioni pattinatori per questo già nell'età dei suoi cinque anni quel bambino si era ritrovato la vita pianificata da qualcun altro.

«non ti lascerei mai solo Shoto» sospirò posando la sua mano fredda tra i capelli del ragazzo, rossi e bianchi, la perfetta combinazione tra Enji e Rei, proprio come i suoi occhi, uno grigio come le iridi della madre e uno azzurro come le iridi del padre.
«io... non so nemmeno cosa voglio, lui ha passato anni a programmare la mia vita e prima mi ha chiesto cosa volessi fare... non ho altro se non il pattinaggio, quando sono in pista mi sento libero, sento di poter fare quello che voglio, ma invece devo sottostare alle sue direttive, io amo questo sport ma allo stesso tempo lo odio perché mi tiene così maledettamente legato a lui» portò una mano sul viso sospirando profondamente
«il pattinaggio non ti lega a lui, decidi tu chi vuoi diventare»

Una lacrima sfuggí al controllo del ragazzo

«è impossibile» sussurrò ricevendo un sospiro da Rei
«lo so» ammise
«ti voglio bene mamma» sussurrò comunque prima di abbracciarla ricevendo un caldo sorriso dalla donna.

Ed ecco presentata la vita del nostro povero Todoroki.
Cosa ne pensate? Spero vi sia piaciuto!
A presto❤️

Ice || Tododeku Where stories live. Discover now