Chapter 16.0

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La sala grande si mostrava gremita di gente ed i tavoli pienamente imbanditi di prelibate pietanze, Goyle mi indica alcuni posti liberi al tavolo dei Serpeverde e seguendolo li raggiungiamo. Mi sento a disagio e in imbarazzo, direi che non entro qui da almeno una settimana. Sedutomi al tavolo, l'odore del cibo invade le mie narici ed un conato di vomito sale lungo la mia gola bruciandola ferocemente. Riesco a respingere la sensazione ed il mio corpo inizia a bruciare, improvvisamente sento gli occhi di tutta la sala grande addosso a me. Alzo lentamente lo sguardo, spaventato di cosa avrei potuto trovare ma ciò che mi si para davanti è molto meno di ciò che mi aspettavo. Nessuno mi stava guardando, nemmeno i miei compagni di casa. Scrollo le spalle sollevato e continuo a vagare con lo sguardo per tutta la stanza gremita. Mi sento stordito, risate, gridolini e chiacchiericci riempiono la stanza tartassando la mia mente. Gioco con la manica della mia tunica, incapace di toccare anche solo il tavolo, quasi ad aver paura di mangiare qualcosa. Ridacchio leggermente rendendomi conto di quanto stupida sia questa mia paura. No, non avrei mangiato. Il mio stomaco è completamente chiuso da giorni e poi, non merito di mangiare. Non merito di poter assaporare le prelibatezze che la cucina di Hogwarts ci offre. Sento ancora la sensazione di essere osservato, ma non riesco a guardare verso il tavolo di grifondoro. E come potrei? Non ho voglia di vedere Harry ridere e scherzare, incurante di cosa io stia passando. Ma come dargli colpa? Non sono stato forse sempre io a guardarlo male ogni volta che il nostro sguardo si incrociava? Sbuffo. Provo ad alzarmi, quasi sperando che qualcuno mi fermi, accorgendosi di me. Ed invece, pochi istanti dopo, sto varcando la porta. Rimango deluso, com'è possibile che nessun mio compagno se ne sia accorto. Cammino a testa bassa, le mie scarpe nere lucide camminano possenti sul terreno e cerco di sembrare il più determinato possibile. Gironzolo per il castello, fortunatamente oggi non abbiamo lezione e tutti stanno ancora pranzando. Mi soffermo ad ammirare meglio tutto ciò che mi circonda: le possenti mura che abbracciano l'edificio, le scale in marmo che ci hanno fatto arrivare in ritardo la maggior parte delle mattine, le statue inquietanti e saluto ogni quadro che si mostri disponibile per due chiacchiere. Continuo a camminare con lo sguardo basso, perso nei miei pensieri, e non curante più di cosa mi circonda come se avesse perso tutto il suo fascino. Mille pensieri mi ronzano in testa, tolgo le mani dalla tasca sentendole bruciare dal caldo e le lascio penzoloni. Mi trascino verso il mio dormitorio, le energie e la curiosità che avevo prima vengono surclassate da una totale mancanza di energia. So che è dovuto alla mancanza di cibo e quindi non mi preoccupo, anche se la mia fronte inizia leggermente a bagnarsi e la bocca a seccarsi. La testa inizia a girare vorticosamente, le immagini paiono trascinarsi in infinite luci colorate. Mi sorreggo al muro più vicino poggiandoci una mano sopra che, sfortunatamente, scivola a causa del sudore che la impregna rendendola viscosa. Non so bene nemmeno dove mi trovi, mi accascio a terra e poggio la schiena al muro trovandolo un sostegno solido ed efficace. Il respiro inizia a mancare e mi sento completamente inondato dal sudore, un sudore freddo e appiccicoso. La paura che qualcuno potesse trovarmi in queste condizioni mi spaventa a morte ed il mio cuore inizia a battere velocissimo, non riesco nemmeno a portare le mani a coprirmi il volto. La terribile sensazione di vergogna ed impotenza nel poter fare qualcosa abbandona a piano a piano il mio corpo finché un piacevole sonno arriva a "salvarmi".

Tutto è nero, molto nero.

Non sento niente, assolutamente niente.

Sento qualcosa sfiorarmi il volto, è morbido e caldo e per quanto posso, mi avvicino sempre di più. Lo sento il movimento bloccarsi improvvisamente, sicuramente chiunque mi stia sfiorando si è accorto che ho assecondato il suo movimento. Non riesco più a sentire quella presenza così piacevole e ci rimango male era così familiare, come una carezza materna che cerca di consolarti quando stai piangendo. Cerco di aprire piano gli occhi ma li sento davvero pesanti e riesco a vedere solo tutto nero, un nero intenso. Opto per muovere qualsiasi parte del mio corpo ma tutto rimane immobile, eccetto per le dita della mia mano destra. Si muove leggermente, ma riesco a sentirlo.

"S-Stai bene? Riesci a.... sentirmi?" è una voce dolcissima e familiare. Così dolce che pare volermi riportare alla realtà. Riesco, finalmente e faticosamente, ad aprire gli occhi. La luce improvvisa fa letteralmente andare a fuoco i miei occhi e riesco a vedere solo bianco a chiazze nere. Istintivamente li richiudo e porto le mie mani, che ora rispondono velocemente ai miei comandi, a coprirli e strofinarli. Tutt'un tratto ricordo ogni singola cosa che è accaduta e mi blocco sul posto, avevo perfino dimenticato la presenza accanto a me, che si era presa la premura di soccorrermi. Sento qualcuno fissarmi e rimango in silenzio, non sento nessun rumore. Trovando la scena veramente troppo imbarazzante apro gli occhi, fanculo chiunque sia!

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Salve a tutti! Come state? Si, ho aggiornato. Volevo ringraziarvi TUTTE/I per il supporto che mi state dimostrando, non potete capire quanto mi faccia felice trovare una notifica inerente alla mia storia da parete vostra. Mi scuso se non aggiorno ogni giorno, ma mi è davvero impossibile. Soprattutto, mi scuso se ogni tanto i capitoli facciano cagare. Spero di potervi sempre appassionare con ciò che scrivo poiché cerco sempre di trascrivere le mie emozioni (anche se non è il termine corretto) tramite questo, come se fosse il mio diario di sfogo. Cosa ne pensate di questo capitolo? Chi sarà mai questa persona misteriosa?

-Giadsxx.

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