Chapter 19.0

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Quel fantastico incontro, venne distrutto dal rumore di passi veloci.
Harry scattò in piedi ed immediatamente mi alzò di peso, poggiandomi alla parete. "So che non vuoi che ci vedano insieme, ma non finisce qui." Mi guardò per un secondo fisso negli occhi, quasi a volersi assicurare che io stessi bene, ricambiai il suo sguardo e semplicemente annuì. I passi si fecero sempre più vicini, Potter si girò e velocemente percorse il lungo corridoio sparendo piano piano. Ogni passo che lo separava da me, fu una pugnalata al cuore. Cercai di sistemarmi al meglio, poggiai saldamente i piedi al pavimento ed entrambe la spalle alla parete. Usai la manica della tunica per asciugare il sudore creatosi dal mio malessere e semplicemente feci finta di nulla. Le mie gambe tremavamo ancora ed il mio cuore pareva volesse sbucarmi fuori e no, non a causa del mio malessere ma a causa di Harry Potter. Merlino, fa solo che non sia un sogno.

Un sorriso amaro compare sul mio viso, dolci lacrime abbandonano i miei occhi per spargersi su tutto il mio pigiama verde. Come ho potuto illudermi, come ho potuto pensare che lui si fosse preoccupato di me. Tiro su col naso, le lacrime continuano a scendere copiose lungo le mia guance incavate e malaticce. Mi sistemo meglio sul mio letto, lascio che le coperte mi abbraccino e cerco in loro quel calore che solo il suo corpo accanto al mio ha saputo darmi. Sono passati svariati giorni, non ricordo nemmeno quanti, da allora. Esco dalla mia camera solo per il necessario, ovvero le lezioni. Ogni tanto qualcuno dei miei amici viene a chiedere cosa io abbia ma li liquido abbastanza in fretta, non capirebbero e non voglio che capiscano. Non vedo Harry da quel giorno, da quando ho pensato che qualcosa fosse cambiato. Non era nemmeno alle lezioni che avevamo in comune, solo Lenticchia e la Mezzosangue erano presenti, ma non lui. Bel modo di risolvere, avrebbe potuto semplicemente ignorarmi e sicuramente non sarei stato io il primo a parlargli. Prendo la mia amata bacchetta da sotto il cuscino e faccio luce, cerco di asciugare le mie lacrime, alcune già incrostate, e di sistemarmi al meglio. I miei compagni si staranno preparando o sono già a fare colazione, cosa che io non posso permettermi di fare. Cautamente tolgo tutti gli incantesimi che proteggono me ed il mio letto ed aspetto, cercando di origliare la presenza di qualcuno in stanza. Dopo una manciata di secondi apro le tende, la luce si fionda a risucchiare le tenebre del mio piccolo luogo sicuro. Stropiccio gli occhi infastidito da una luce così piatta, li sento arrossirsi un pò ed iniziano a pizzicare leggermente.
Inizio a passarci le mani sempre più forte e velocemente, non crea dolore ma un semplice fastidio. Eppure io merito anche questo, anzi, devo soffrire di più. Mi avvicino allo specchio e non noto nulla di nuovo, faccio una leggera smorfia disgustata guardando il mio riflesso. Come ho potuto ritrovarmi in queste condizioni, i miei splenditi capelli biondi ed il mio viso... non mi sento più io. O forse sono sempre stato io questo, ma troppo accecato da poterlo veder davvero. Mi avvicino all'armadio, incurante di essere scalzo, e cerco qualcosa da mettere. Dopo aver preso tutto mi accingo verso il bagno, ovviamente e fortunatamente, deserto. Mi fiondo immediatamente sotto il getto dell'acqua calda e sento i miei muscoli sciogliersi, beandomi della bellissima sensazione suscitata.
Finita la doccia, mi appresto a tornare in camera per prendere la borsa contente i libri. Anche oggi dovrei aver lezione con Harry, chissà se lo vedrò. Strascico i piedi su per il pavimento fino all' arrivo nella stanza, andare a lezione è l'ultimo dei miei desideri ma, sicuramente, un obbligo. Entrato in stanza, cerco la mia borsa sui letto con scarsi risultati. Sono certo di averla lasciata lì, inizio a cercare per tutta la stanza avvicinandomi alla sedia accanto allo specchio. Sono stufo, questa stupida borsa mi sta urtando i miei gracili nervi. Il mio sguardo cade sul mio riflesso nuovamente, quasi a volermi far notare quanto io faccia schifo. Cerco di distrarmi, di sedermi su quella stupida sedia invecchiata e di pensare a dove quella fottutissima borsa possa trovarsi. Prendo, senza accorgermene, il mio labbro inferiore tra i denti finchè non sento del sangue uscire. Mi alzo, istintivamente, e mi fiondo davanti lo specchio che mi guida col suo canto ipnotico. Resto a fissarmi, e ne rimango schifato, nulla di ciò che vedo mi piace anzi lo odio. Inizio a piangere senza accorgermene, è un pianto isterico il mio che da voce alle mie emozioni più nascoste, porto le mie mani a stringere i miei capelli fino a tirarli. Fino a farmi sentire qualcosa oltre la rabbia e la tristezza che provo. Resto per non so quanto imbambolato al mio riflesso finchè non sento quasi i miei capelli staccarsi. Voglio distruggere quello stupido riflesso, quello non sono io. Sento il respiro farsi sempre più corto e affannato. Il mondo si ferma per un momento, non sento più niente. Le mie mani non sono più aggrappate ai miei capelli, il mio respiro non è più tumultuoso ed il mio cuore sembra aver trovato pace. Sento un liquido caldo scendere lungo le mie dita lunghe ed affusolate, non ho bisogno di controllare la mia mano, mi basta vedere quello che era il mio specchio. Centinaia di pezzi di vetro sono sparsi alla rinfusa sul pavimento e a fargli compagnia ci sono le piccole gocce di sangue che flebilmente si lasciano cadere. Non me ne preoccupo, mi basterà utilizzare un incantesimo pulente. Porto la mia mano intatta a stringere flebilmente quella martoriata. "Cazzo.." sussurro, fa un male cane e va bene così. Inizio a raccogliere i pezzi di vetro finchè, sbadatamente, non urto col braccio un pezzettino leggermente più grande. Anche da lì inizia ad uscire qualche goccia di sangue, e porto il lembo di pelle alle mie labbra per leccare via il sangue. Raccolgo quel dannato pezzettino affilato passandomelo tra le dita, potrei o no? Non sto nemmeno a darmi una risposta che, impulsivamente, inizio a passare il vetro sul mio braccio. L'adrenalina percorre il mio corpo, ed il mio braccio inizia a ricoprirsi di piccole strisce rosse. Il bruciore ed il dolore appagano la mia voglia, è questo quello che ti meriti. Harry Potter appare luminoso nella mia mente ed inizio a piangere, accasciandomi sul pavimento. Butto a terra la mia "arma" e porto le mie mani sporche di sangue sul volto, incurante di sporcarmi. Resto così per un po', devo sistemare tutto e non fare tardi. Dopo essermi pulito e sistemato tutto, mi concedo una piccola pausa e mi stendo sul letto. Il mio sguardo è fisso sulla bendatura che ho fatto al braccio, non ho voglia di curarli immediatamente, loro devono restare lì. Il mio sguardo viene catturato da quello che é proprio il manico della mia borsa che fuoriesce dallo spazio tra il muro ed il letto. Mi accingo a prenderla e prendo anche la mia adorata tunica, indossandola. Ormai pronto decido di incamminarmi verso l'aula dove si svolgerà la prima ora. Il braccio brucia e la testa gira leggermente, anche oggi non ho fatto colazione, perciò percorro le scale cautamente aggrappandomi al muro il più possibile. Finalmente arrivo nella sala comune di Serpeverde, ma una strana presenza mi opprime.
"Draco."

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Buonasera, come state? Sono contenta di questo capitolo, mi piace! Voi cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti. Finalmente anche il tema autolesionismo è entrato in gioco, vi ricordo di non leggere se siete sensibili a determinati argomenti.
-Giadsxx.

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