Imbarazzo (Antonio Giovinazzi)

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@lucreziasstories

Quando il Natale si avvicina, ci sono varie parole che gironzolano nella mia testa; vi potete trovare cioccolata calda, maglioni pruriginosi della nonna, panettone o pandoro?, crema al mascarpone, lasagne e regali ma una parola sembra essere decorata con tante lucine natalizie di modo che mi lampeggi per bene nella mente.

IMBARAZZO. O per meglio dire, domande imbarazzanti...
Come quelle che fanno i parenti durante le cene di Natale, è per questo che ho detto più volte ad Antonio di non voler andare a cena dai suoi genitori.

Il pilota dell'Alfa Romeo ha lasciato perdere le mie lamentele e mi ha praticamente costretta a trascorrere un Natale in Puglia.

«Giuro che se uno dei tuoi parenti inizia a farmi qualche domanda scomoda, mi alzo dalla sedia e rovescio il vino sulla tovaglia linda» affermo ad Antonio mentre scendiamo dalla macchina e stiamo per giungere alla famigerata meta.

La casa dei suoi genitori, i quali non vedono l'ora di vedermi, almeno così ha detto Antonio.

«Smettila, mio padre ci tiene al vino! Mi diserederà se osi farlo» dice il pilota e alzo gli occhi al cielo per fargli capire quanto sia scocciata.

«Ci sono anche i miei nipoti, li adorerai» aggiunge mentre ci dirigiamo verso la porta di casa, decorata con una ghirlanda rossa.

Sono stata ospite un Natale a casa del mio ex fidanzato e lui aveva dei cugini più piccoli, per tutto il tempo hanno strillato e cantato canzoncine di Natale in modo stonato, più volte mi hanno trascinata giù dalla sedia per giocare con uno dei loro regali e mi hanno tirato i capelli.

La sera sono arrivata a casa che ero distrutta e mi passavano per la testa piccoli umani che recitavano orribili poesie imparate per la recita delle scuola e urla di genitori stressati e stanchi.

«Non reciteranno le poesie imparate a scuola, vero?» domando alzando un sopracciglio, Antonio ride e scuote la testa:«Le detestiamo»

Bene, un peso in meno.

Antonio suona il campanello e la porta viene aperta da una donna che assomiglia molto a sua madre, probabilmente deve essere la zia di Antonio.

«Antonio! Fatti abbracciare!» esclama la donna e dopo aver lasciato un paio di baci al pilota, si volta verso di me e spalanca gli occhi.

«Zia, lei è Beatrice. La mia fidanzata» dice Antonio indicandomi con un gesto della mano; allungo la mano e affermo:«È un piacere conoscerla, signora»

La donna ricambia la mia stretta di mano ed esclama:«Chiamami pure Giuliana, mia cara. Su, entrate! Fa freddissimo fuori, non voglio che vi trasformiate in dei ghiaccioli»

Entro in casa e il calore dell'ambiente domestico mi avvolge la gambe, coperte solo dalla calzamaglia che ho messo con il vestito nero; Giuliana prende i nostri cappotti e li porta in un angolo della casa a me sconosciuto.

Faccio passare lo sguardo per il salotto, ogni angolo è addobbato e pieno dei tipici colori natalizi; in un cantuccio c'è un albero decorato con palline di colore rosso e qualche pacchetto al di sotto di esso, credo che quelli siano miei e di Antonio.

D'improvviso una vocina candida interrompe i miei pensieri, la voce strilla:«Zio Antonio! Zio Antonio!», mi volto nella direzione da cui proviene il suono e vedo una bambina correre verso Antonio e stringergli le gambe.

Jingle drivers' bells (vol.2)Where stories live. Discover now