Trapianti e amici (Sewis)

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ambarabaccicicoco

Abu Dhabi, 12 Dicembre 2020.

Quando ero un ragazzino dormivo sul divano in salotto, era duro e scomodo ma io non avevo problemi alla schiena quindi non mi sono mai lamentato. Quello che non sopportavo era sentire mio padre rientrare a casa alle 3 di notte, cercava sempre di fare meno rumore possibile per non svegliami ma la sua tosse lo tradiva sempre. Il netturbino era il suo quarto lavoro e lo faceva non appena staccava dalla fabbrica di pneumatici che gli aveva rubato i polmoni e io non riuscivo a credere a quanto potessi essere egoista a chiedergli uno sforzo del genere solo per aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi che all'epoca erano solo sogni un po' strampalati.
Quando ero un ragazzino a scuola mi prendevano in giro, nella mia scuola nessuno era ricco ma la mia povertà non passava inosservata lo stesso e nessuno voleva essere amico del "piccolo negro sognatore" e me lo facevano capire molto chiaramente quando mi chiamavano con appellativi razzisti. In quegli anni ho giurato a me stesso che ce l'avrei fatta, sarei arrivato in Formula uno, avrei ripagato mio padre, mi sarei trovato degli amici e avrei raggiunto la felicità
In Formula uno ci sono arrivato prima del previsto e ho subito scritto il mio nome a fianco a quello dei campioni. Sono stato inondato d'oro e di attenzioni ma la felicità che tanto bramavo continuava a scapparmi dalle dita.
Neanche la coppa che tenevo tra le mani mi dava soddisfazione men che meno la mia faccia riflessa sopra, avevo realizzato tutti i sogni della mia fanciullezza ma l'amico che tanto bramavo non lo avevo trovato. Il problema di essere il migliore è che tutti ti invidiano ma nessuno può capirti e a volte non avere nessuno al proprio fianco può diventare deprimente.
Appoggio il trofeo sul comodino e mi sdraio nel letto per cercare di finire questa giornata il più velocemente possibile ma non appena chiudo gli occhi sento qualcuno bussare. Mi giro dall'altra parte sperando che lo scocciatore capisca che la sua compagnia non è gradita, eppure lui continua stoico a bussare finché non mi fa alzare.
Gli insulti che gli volevo rivolgere mi muoiono in gola quando vedo Sebastian, capisco che è nervoso da come tiene lo sguardo fisso sulle sue puma bianche e io non posso che chiedermi cosa ci faccia Sebastian Vettel davanti alla mia porta.
<ciao Lewis, sono venuto solo per congratularmi di nuovo. Oggi sono stato un po' troppo focalizzato sulla Ferrari e non ti ho parlato>.
Non appena alza lo sguardo noto che ha ancora gli occhi lucidi e la loro vista mi provoca il desiderio di picchiare Binotto per aver trattato il loro pilota in modo così meschino.
<non ti preoccupare, vuoi entrare?>
Gli chiedo imbarazzato. Le lacrime mi rendono nervoso perché sono una rappresentazione di fragilità, a volte ci vuole più forza a dimostrarsi deboli che il contrario.
Lui mi guarda riconoscente prima di entrare e sedersi sul letto dove pochi minuti prima volevo dormire. Ora l'idea di dormire mi sembra molto lontana.
<mi spieghi cos'hai?>
Mi chiede Sebastian facendomi sobbalzare.
<Man, ti sei presentato alla mia porta piangendo. Non credi che io abbia più diritto di te a farti questa domanda?>
Gli rispondo riuscendo a farlo finalmente sorridere.
<forse hai ragione. La differenza fra noi due è che io ho perso due mondiali contro di te, sono stato licenziato e non ho raggiunto il mio più grande obiettivo lavorativo. Ho la tristezza del perdente, nulla che debba essere spiegato. Ma va spiegato come mai il pilota più vincente della storia sia triste>.
Vengo colpito dalle sue parole più di quanto vorrei esternare e mi siedo sul letto vicino a lui concentrandomi sulle nostre ginocchia.
Rimango in silenzio per troppo tempo indeciso se aprirmi finalmente con l'unica altra persona che possa capire la solitudine del campione, ma poi scuoto la testa deciso. Non voglio farmi vedere fragile.
<< stavo pensando che tra poco sarà Natale e non ho nessuno con cui festeggiarlo>>
Non appena lo dico mi rendo conto che non avrei potuto inventare una bugia più stupida. Essendo così famoso ho ricevuto molti inviti ma non ne ho ancora accettato nessuno, in più ho implicitamente ammesso di sentirmi solo.
Mi copro la faccia con le mani per non guardare la reazione di Sebastian mentre penso a un'altra bugia per coprire quella precedente quando sento il suo braccio intorno alle spalle.
<puoi venire da me se vuoi. Ho tre figli casinisti e delle galline violente, ma se vuoi venire sei il ben venuto>
Solo allora Lewis guarda finalmente Sebastian negli occhi e li vede così limpidi e tranquilli che la testa gli inizia a girare. Non me lo aspettavo. Ci siamo sempre rispettati in pista e negli ultimi anni ci siamo avvicinati molto, ma lui è la persona più riservata che conosco ed invitarmi a casa sua deve essere un'enorme prova di fiducia.
Guardandolo capisco che ho fatto bene a declinare tutti i precedenti inviti perché l'unico con cui voglio passare il Natale è il mio rivale.
Da qualche parte in Svizzera, dic 2020
La mia Mercedes nera stona tra il paesaggio candido delle alpi svizzere e la casa di Barbie continua a traballare nonostante le abbia messo la cintura di sicurezza.
Non appena varco il confine del suo paese mi rendo conto di avere lo stomaco contratto dalla tensione e le mani sudate, tutti sintoni che non si addicono al personaggio che mi sono costruito negli anni.
Odio sentirmi a disagio e il disagio che provo quando finalmente mi ritrovo davanti al cancello di una casa che sembra uscita da una cartolina natalizia.
Sebastian mi aspetta alla porta indossando un orrendo maglione con le renne e tiene suo figlio in braccio mentre le due bambine si nascondo dietro le sue gambe.
<ben arrivato Lewis>
Mi saluta Sebastian prima di darmi una pacca sulla spalla che ricambierei se non avesse un bambino tra le braccia. Mentre lo saluto arriva anche sua moglie, Hanna, con indosso ancora il grembiule.
Mi accompagnano fino alla sala da pranzo, addobbata per l'occasione, e non riesco a non sorridere vedendo quanto Sebastian sia una brava persona con una bella famiglia. Le sue bambine non gli hanno ancora lasciato le gambe e lui non da segno di esserne turbato, eppure sono sicuro che il mio regalo le renderà meno diffidenti nei miei confronti.
Eppure solo il pranzo preparato da Hanna accompagnato dal pane fatto in casa di Sebastian, come lui aveva più volte ribadito, si è iniziato a parlare di regali. Mi sono subito precipitato in macchina per recuperare i regali per la famiglia Vettel e come avevo immaginato le bambine hanno subito assalito la casa di Barbie, mentre Sebastian aveva storto il naso vedendo la tutina grigia della Mercedes che avevo comprato a suo figlio.
<Lewis non ci dovevi fare dei regali>
Mi risponde Sebastian mentre scarta il suo buono.
<e io sicuramente non ho bisogno di un trapianto di capelli>
Dice lui a gran voce non appena vede per cosa sia il suo buono mentre io e Hanna ci scambiamo uno sguardo d'intesa, entrambi consapevoli che i ricci biondi del teutonico sono ormai radi.
<non c'è nulla di male a chiedere aiuto tesoro>
Prova a farlo ragionare Hanna trattenendo a stento le risate che scappano dalle mie labbra
<perché non vuoi seb? Guarda che a me hanno fatto un ottimo lavoro>
Gli rispondo avvicinando la mia testa al teutonico per mostrargli quanto il suo trapianto di capelli sia stato efficace e per quanto Sebastian sia ancora restio ad accettare la sua calvizie non può che ammettere quanto la mia capigliatura sia folta.
<non è cortese rifiutate un regalo di un amico, amore>
Hanna lo dice con una naturalezza disarmante ma la sola idea che io e Sebastian possiamo essere amici mi fa accapponare lo stomaco. Non ho mai avuto amici e sicuramente non posso averne trovato uno nel mio eterno rivale con una vita opposta alla mia, eppure rimango in attesa che lui dica qualcosa a riguardo.
Sebastian si passa la mano fra i capelli per sentire quanto siano diventati radi negli ultimi anni e fa una smorfia quando nota che solo quella mossa gli ha fatto staccare dei capelli.
<alla fine un trapianto non è poi così invasivo no?>
Mi chiede Sebastian a un tratto incuriosito.
<poi se lo ha già fatto un mio amico posso fidarmi>
Ed è quando Sebastian pronuncia quella parola che capisco che il regalo migliore lo ha fatto lui a me

Jingle drivers' bells (vol.2)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora