Natale a Melbourne (Pierre Gasly)

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acciogi0ie

Do you remember summer '09
Wanna go back there every night
Just can't lie it was the best time of my life

Monza, Italia
06 Settembre 2020

«Calls, che ne pensi?» Harry mi passa un bicchiere di birra intanto che indica il circuito a pochi passi da noi.
La gara è appena stata interrotta a causa dell'incidente di Charles Leclerc.
Ha fatto così tanti danni alla sua auto che per rimuoverla e rimuovere anche i suoi detriti c'è bisogno di una bandiera rossa.
«Non saprei. Hamilton ha avuto una penalità che lo porterà a fine griglia. Potrebbe riuscire a rimontare senza perdere troppo tempo.» Arizona, seduta al mio fianco, sbuffa sonoramente al termine della mia risposta.
«Lo dici solo perché tifi Mercedes. Gasly è primo, per me la vince lui.» ridacchio alla sua di risposta, prendendo poi un altro sorso dal mio bicchiere.
«Non tifo Mercedes, lo sai. A dire il vero non tifo nessuna scuderia.» scrollo le spalle, sposando gli occhi su un maxi schermo che sta facendo vedere quello che stanno facendo i piloti nella pit-lane intanto che aspettano di tornare sulle loro monoposto.
«Sì, hai solo i tuoi piloti preferiti e Sainz ha il primo posto in assoluto nella tua classifica.» accenno un piccolo sorriso senza rispondere alle parole di Harry.
È vero, ho i miei piloti preferiti e ho anche i piloti che spero sempre succeda qualcosa alla loro macchina per non fargli finire la gara.
«A proposito, perché siamo qui e non nel paddock? Pierre mi ha procurato i pass, potevamo stare nel suo box.» Stringo così forte la mano intorno al bicchiere, che con un minuscolo 'crack' riesco a romperlo, allagandomi completamente con la birra.
«Piuttosto che stare nei box di quello lì, mi farei investire da Grosjean.» sibilo alzandomi in piedi, andando verso la ringhiera.
«Ancora non mi hai detto cosa ti ha fatto di male.» Harry sta ridendo. Ride sempre quando succede qualcosa che mi fa cambiare l'umore. Sa che la sua risata, in un modo o in un altro, riesce sempre a calmarmi; ma non questa volta.
«Già, sono curiosa anche io!» Ignoro sia lui che Arizona. Non voglio rivangare il passato.

Tre birre dopo, bevute con la mia solita lentezza, la gara è finita e siamo sotto al podio.
Sono stata letteralmente trascinata da Harry. Lui e Pierre sono amici da una vita, voleva esserci per lui.
Invece per me ha utilizzato la scusa di Sainz che è arrivato secondo. Sto ancora piangendo per il suo team radio che ha fatto non appena ha tagliato il traguardo.
O forse non sto piangendo per quello e lo sto facendo perché dopo undici anni lo rivedrò.
A quei tempi eravamo ragazzini, avevamo tredici anni, nessuno di noi sapeva realmente cosa stavamo facendo.

I tre team si sono riuniti intorno a noi e stanno urlando come pazzi, i tre piloti che saliranno a breve sul podio ancora non sono venuti a salutarli. Tutti e tre ancora stentano a credere di essere qui, ora.
Il primo che viene nella nostra direzione è Carlos, che abbraccia tutti i componenti del suo team; poi è il turno di Lance, che con gli occhi pieni di lacrime, nell'impeto del momento, abbraccia pure noi tre, lasciando Ariziona — che ha una cotta assurda per lui da una vita — completamente di stucco; per ultimo è il turno di Gasly. Abbraccia tutto il suo team e poi corre verso di noi, dove Harry si sta sbracciando per farsi notare.
Pierre, con un enorme sorriso sulle labbra, si avvicina.
Non saluta Harry e nemmeno presta attenzione ad Ariziona, i suoi occhi sono nei miei. Riesco a leggere lo stupore che sta provando in questo momento.
«Calliope.» dice soltanto il mio nome.
Stringo le mani in pugni ben serrati e senza rivolgergli parola, mi giro, riesco a trovare un varco tra tutte le persone dei team presenti e vado via, il più lontano possibile da lui, da i suoi occhi, dal suo profumo e soprattutto da tutta questa situazione.
Undici anni dopo, Pierre Gasly riesce ancora a farmi lo stesso effetto che mi faceva quando avevo tredici anni.

Melbourne, Australia
10 Dicembre 2009

«Papà, non voglio stare qui.» la risata di mio padre insieme a una manciata di sabbia che mi colpisce in pieno volto mi fanno arrabbiare più di quanto non lo fossi prima.
«Tesoro, dobbiamo stare qui. La mamma ha un importante lavoro da fare e poi potrai dire a tutte le tue amichette che hai passato il Natale al mare.» sbuffo sedendomi nella mia sdraio rossa fuoco con lo stemma del cavallino rampante sopra. A dire il vero è la sdraio della mamma, se la porta sempre dietro; non importa se stai andando dall'altra parte del mondo, se c'è la neve o la pioggia, lei la sdraio della Ferrari la avrà con se. È una certezza, proprio come lo è il fatto che papà farebbe di tutto per lei.
«E cosa dovrei fare? Non conosco nessuno. Non voglio stare qui tutto il tempo.» borbotto incrociando le braccia al petto.
«Intanto potresti iniziare a toglierti il vestitino, che ne dici?» sbuffo e mi tolgo il vestitino azzurro con e lo infilo dentro la borsa del mare. Papà batte le mani e sorride ampiamente. Sbuffo per l'ennesima volta intanto che lui comincia a canticchiare la sigla delle Winx nel mentre che mi spalma la protezione solare sulla schiena e sulle spalle.

Jingle drivers' bells (vol.2)Where stories live. Discover now