Il compromesso di Natale (Esteban Ocon)

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Alcune persone definiscono il periodo di Natale quello più bello in assoluto.
Quelle persone non le ho mai capite.
A Dicembre fa freddo, sempre.
C'è la neve che fa ghiacciare questo mondo e l'altro pure e quando non c'è la neve c'è la pioggia. Non una leggera pioggia la quale nemmeno ti rendi conto che c'è, no, affatto, c'è il diluvio universale che nemmeno indossando i ridicoli stivali di plastica riuscirai a non bagnarti.
Vogliamo parlare delle case addobbate da cima a fondo? Quelle sono quelle che odio in assoluto. È solo uno spreco di corrente.
Ma chi sono io per giudicare queste persone soprattutto la signora Trix, che da questa mattina sta attaccando fili su fili dello stesso colore al tetto della sua casa aiutandosi con un enorme scala?
Sono il grinch del mio quartiere, tutti lo sanno e tutti mi evitano. Sta bene a loro e sta bene a me.
Se mai doveste trovarvi davanti casa mia per puro sbaglio, la riconoscereste immediatamente. È quella con le decorazioni di Halloween mentre tutte le altre sbrilluccicano con pupazzi di neve e babbo natali di tutte le taglie.
«Hai finito di spiare i vicini?» Sobbalzo alla voce del mio ragazzo.
Sinceramente non so come sia riuscito ad innamorarsi di me, forse gli ho fatto battere la testa troppo forte quando gli sono montata sopra alla pista di pattinaggio.
Accenno un minuscolo sorriso a quel ricordo, spostandomi poi da davanti la finestra, stringendo tra le mani la tazza piena zeppa di cioccolata calda.
«È divertente vederla salire e scendere le scale, forse riuscirà a perdere quei chili dei quali si lamenta tutte le volte che ci vede al supermercato.» mormoro sedendomi nella mia poltrona verde smeraldo.
Esteban scoppia a ridere sedendosi nella sua poltrona rossa con i ricami in oro.
Quelle poltrone sono state comprate appositamente per noi due. Ce le ha regalate la sua famiglia quando abbiamo detto loro che saremmo andati a vivere insieme. Loro sapendo la nostra ossessione per Harry Potter e conoscendo le nostre case di appartenenza ce le hanno regalate rendendoci felicissimi.
«Ho preparato anche la tua valigia.» Aggrotto le sopracciglia. Sono confusa.
Poggio la tazza sul tavolo da caffè davanti alle poltrone e sposto lo sguardo sul moro.
«La stagione ricomincia a Marzo. A metà Febbraio ci saranno i test a Barcellona, quindi.. dove dovremmo andare?» Esteban rotea gli occhi, facendomi rabbrividire. Mi fa impressione quel movimento.
«Passiamo il Natale dai miei.» spalanco la bocca scuotendo la testa.
«Tua madre mi obbligherà a mettere un maglione natalizio e sarò costretta a vedere tutti i giorni quel maledetto albero che arriva fino al soffitto pieno zeppo di luci e palline. Scordati della mia presenza.» Mi alzo in piedi, prendo la mia tazza e a passi svelti lascio il salone andando in cucina.
Il rumore dei passi forti di Esteban sul parquet marrone rimbombano per le due stanze collegate da una porta a forma di arco.
«La mia famiglia mi chiede sempre perché non passiamo il Natale con loro. So che tu lo odi, ma non potresti chiudere un occhio e resistere per solo questo Natale? Ti prego.» Esteban ormai si è posizionato davanti a me, i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza e la sua mano sta accarezzando delicatamente la mia guancia. Riesco a leggere nei suoi occhi marroni la speranza di una mia risposta positiva, ma proprio non ce la faccio.
Faccio un passo all'indietro scuotendo la testa, distogliendo gli occhi dai suo, non riuscendo a reggere quello sguardo.
«Non posso, scusami.» sussurro prima di uscire dalla cucina per poi andare nella nostra camera da letto.
«Sai cosa? Fanculo! Io andrò con o senza di te!» le sue parole urlate sono l'ultima cosa che ho sentito insieme al rumore delle rotelle della valigia trascinata verso la porta e poi il boato che ha procurato una volta che è stata chiusa con forza.

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Oggi è la vigilia di Natale e io sono sola.
Esteban è in Francia, dalla sua famiglia.
Da quando la scorsa settimana è andato via, non l'ho più sentito.
Ho provato a scrivergli e a chiamarlo, mandando a quel paese il mio orgoglio, ma lui non ha risposto nemmeno una singola volta.
Sono sette anni che siamo fidanzati e che conviviamo e in questi sette anni siamo sempre scesi a compromessi per i nostri lavori. Io, ho messo da parte la mia paura nel vederlo correre a oltre trecento chilometri orari e ho iniziato a seguire la Formula Uno per avere un altro argomento — che lui ama — di cui parlare; mentre lui, ha messo da parte la sua gelosia e adesso è più tranquillo nel lasciarmi esprimere la mia arte attraverso sfilate e shooting fotografici riguardanti il mondo del body panting.
Non abbiamo mai avuto una litigata così grande e tantomeno siamo stati così a lungo separati. In un modo o in un altro, siamo sempre riusciti a far coincidere i nostri impegni lavorativi e a stare sempre insieme. Ma adesso è diverso. Dopo sette anni, ha deciso che il mio essere 'anti-natale' non va bene. Dopotutto, avrei dovuto capirlo fin da subito. Per quanto ami passare il tempo insieme a me, ama passare il tempo anche con la sua famiglia e pensa che la magia del Natale renda tutto speciale.
Come lui ha acconsentito a tutto questo, al mio 'pacchetto completo' io ho acconsentito alle vacanze Pasquali, le quali passiamo sempre insieme alla sua famiglia. All'inizio ero sia il grinch natalizio che quello pasquale, ma poi sua nonna è riuscita a farmi cambiare idea con una caccia alle uova insieme a tutti i nipotini e le nipotine.

Jingle drivers' bells (vol.2)Where stories live. Discover now