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Attenzione: tematiche delicate




Capitolo 37

Non te ne andare






Taehyung aprì la porta, lasciando che sbattesse contro il muro.

«Jungkook!» urlò.

La casa era vuota e silenziosa.

Nessuna delle luci erano accese, la finestra aperta lasciava entrare il vento che aveva fatto volare via dei documenti lasciati sul tavolo, fogli senza importanza.

«Jungkook!» ripeté di nuovo.

Mentre si mise a correre per salire al piano di sopra, inciampò su Millie che gli camminò tra i piedi e la pestò. La gatta soffiò e scappò via ma lo fece cadere a terra con un sono tonfo. Rialzatosi, Taehyung cominciò ad aprire tutte le porte della casa.

Una dopo l'altra, tutte le stanze erano vuote.

«Jungkook!» chiamò di nuovo, ma nessuno rispose.

Non aveva avuto il tempo di accendere le luci e adesso era in piedi nel soggiorno, nel vento e trai i fogli, al buio: l'unica luce veniva dalle finestre degli altri palazzi e dal pianerottolo fuori la porta di ingresso. Millie scappò via dalla porta e Taehyung non si degnò di andarla a riprendere.

Accese la luce, finalmente, ma la casa rimaneva vuota. Si guardò intorno, senza sapere che cosa fare. Non c'era traccia di Jungkook e tutto era stato lasciato esattamente come il giorno che se ne era andato.

Alzò lo sguardo, sulla libreria che circondava la grande televisione al plasma e fu catturato da quattro volumi dai colori vivaci che lo guardavano.

Afferrò una sedia, ci salì e afferrò tutti e quattro i libri, scartando il primo che rovinò a terra, scorrendo brevemente il secondo e il terzo e poi aprendo il quarto, cercando nell'indice. Dopo aver letto i nomi dei capitoli tornò indietro e cominciò a leggere la fine.

Era seduto a terra, il vento ancora gli scompigliava i capelli, la porta era ancora aperta e mentre leggeva, le lacrime cominciarono a scendergli copiose dal viso, anche se aveva creduto di non averle più. Ignorò il telefono che squillava, lo ignorò una due e poi tre volte, aveva suonato e poi aveva smesso per un po' e poi aveva suonato ancora, ma Taehyung non si poteva fermare, doveva continuare a leggere.

Ad occhi spalancati non poteva credere a quello che stava leggendo, a quello che Jungkook aveva scritto, pieno di rabbia, di odio e di frustrazione e si dovette fermare quando il protagonista del libro, chiuso nella sua torre, dovette stare a sentire lo stupro del suo amante senza poter fare niente.

Il libro gli bruciava le mani e gli occhi e anche il cuore ma continuava a leggere, sentendo lo stomaco annodarsi mentre Jungkook diceva la verità, mascherata come fosse una orribile favola. Quando finì di leggere, quando l'ultima pagina fu voltata e non restava che una pagina bianca, lasciò il libro ignorando ancora una volta il telefono.

Si alzò traballante, ma si accasciò sul bancone della cucina, mentre sentiva lo stomaco contorcersi e svuotarsi. Vomitò solo bile gialla e acida nel lavandino della cucina, mista a lacrime e saliva. Quando i conati finirono poté solo strisciare sul bacone e cadere di nuovo a terra, piangendo.

Jungkook

Era tutto quello che riusciva a pensare.

Jungkook in casa, chiuso da qualche parte quando suo padre l'aveva violentato. Jungkook che sentiva tutto e urlava e persino si gettava di sotto per provare a fare qualcosa. Jungkook che non aveva più visto nessun'altra soluzione se non quella di farla finita.

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