01. What a feeling

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Era da più di tre ore che Louis cercava la valigia blu per poter sistemare tutti i vestiti, dato che l'indomani lui ed Harry sarebbero andati a casa Tomlinson per le vacanze di Natale e, tanto per la cronaca, Louis non aveva mai odiato le festività come in quel momento. Insomma, cosa diavolo gli era venuto in mente? Fra tutte le scuse plausibili doveva proprio dire di essere gay? Poteva inventarsi di essere stato rapito dagli alieni o beh, qualcos'altro, magari leggermente migliore degli alieni, non credeva che sua madre fosse così idiota da credere ad una stupidaggine simile, già. Ma in fondo aveva già usato fin troppe scuse e mentire per troppo tempo avrebbe aggravato di certo la situazione, e inoltre non era una bella sensazione mentire a qualcuno, soprauttto se si parla della propria madre. A tal proposito, la cosa che lo aveva stupito di più era stata che Johannah non fosse rimasta scioccata dalla sua stramba dichiarazione, come se sapesse già.

«Cerchi questa?» chiese Harry entrando in camera di Louis e risvegliandolo dai milioni di pensieri che alleggiavano nella sua mente. Quest'ultimo si voltò verso il suo amico e notò che il riccio teneva una valigia blu, la sua valigia blu, fra le mani, così portò le mani sui fianchi, indispettito, «Cosa ci fai con la mia valigia?» chiese strappandogliela dalle mani con modi poco carini. Harry alzò gli occhi al cielo, abituato ormai al comportamento da prima donna di Louis, prima di sedersi sul letto e «Non ti scaldare Tommo, l'ho trovata in camera mia sotto il letto, non so per quale strano motivo, e te l'ho riportata. Abbassa gli artigli.» spiegare, facendo una smorfia quando Louis annuì semplicemente, ignorandolo e prendendo a sistemare i vestiti con ordine maniacale all'interno della valigia. «A che ora dobbiamo partire?» chiese allora il riccio, cercando di attirare la sua attenzione. In tutta risposta, Louis poggiò un paio di jeans dentro il bagaglio e aggrottò le soppracciglia concentrandosi, «Se partiamo da qui alle nove e mezza saremo a Doncaster per l'ora di pranzo» disse alla fine, buttando il maglione verde che la nonna gli aveva regalato anni prima sul comodino, decidendo di non portarlo perché ritenuto troppo orribile.

«Alle nove e mezza? Sei pazzo Tommo? La mattina ho bisogno di un'ora per svegliarmi completamente, poi di un'altra ora per prepararmi, e infine di un'ora per rilassarmi. Non possiamo partire alle nove e mezza. Non di domenica mattina!» esclamò Harry, passandosi ripetutamente le mani tra i ricci scompigliati con fare impanicato, per poi scoppiare a ridere, per l'imitazione assurda di Zayn. «Sei un coglione.» lo apostrofò Louis, unendosi alla sua risata ed osservando per qualche secondo di troppo le fossette sulle guance del riccio. Non era mai stato un mistero quanto Harry fosse bello, nonostante non fosse gay, ammetteva tranquillamente che il suo migliore amico era un bel pezzo di figo, eppure aveva sempre sentito quel qualcosa che lo attirava a lui come una calamita. «Comunque ti avviso, Lou, non ti bacerò, mai.» puntualizzò Harry, puntandogli un dito contro e assottigliando lo sguardo. Louis rise e alzo le mani in segno di resa, «Credo sarà più difficile del previsto. Insomma, come cazzo faccio a fingere di essere gay? Tutto questo casino solo per una delle mie solite bugie.» si disperò, preso dall'ansia, iniziando a camminare da una parte all'altra della stanza e tirandosi nervosamente alcune ciocche color caramello.

«Ti ricordo che quello più incasinato sono io.» disse il riccio, alzandosi dal letto e afferrando le spalle dell'altro per fermare la sua camminata da psicopatico. E Louis non poté fare a meno di notare come nonostante l'altro avesse tre anni in meno di lui, fosse molto più alto e grosso. In confronto a lui, il liscio era un puffo o al massimo un dei nani di Biancaneve. «Siamo entrambi nella merda.» affermò poi il maggiore, sospirando mestamente e poggiandosi contro il petto di Harry, che lo abbracciò senza dire nulla, mentre i sensi di colpa cominciarono a premere contro le pareti del cranio di Louis. «In effetti potevi trovare un'altra scusa.» osservò il riccio, accarezzandogli la schiena, «Ma ormai è fatta.» affermò poi, senza fermare lo scorrere delle sue mani. Se ci fossero stati i loro amici, probabilmente gli avrebbero ripetuto quanto schifosamente dolci e appiccicosi fossero, ma non c'erano, e Louis ne approfittò per stringersi di più al suo migliore amico, mormorando un triste «È la prima cosa che mi è venuta in mente.»

«Sei fortunato ad avere un amico come me, allora.» disse Harry, sorridendo e piegando appena la testa per guardare Louis, che sorrise a sua volta, «Puoi dirlo forte Haz. Sei il migliore amico che chiunque vorrebbe.» si complimentò poi, baciandogli la guancia stando sulle punte a cause della differenza d'altezza, prima di allontanarsi nuovamente e riprendere a sistemare i vestiti. «Lou?» lo richiamò Harry, ma appena il liscio si voltò chiedendo spiegazioni con fare distratto, troppo preso dalle mille cose che doveva ancora organizzare, «Niente» rispose il riccio, alzando le spalle e uscendo dalla stanza. Conoscendolo, Louis intuì che si sentisse a disagio per quello che avrebbero dovuto fare e per un momento pensò di raggiungerlo e dirgli di lasciar perdere, ma non poteva mandare tutto a monte. Sospirò, non riuscendo comunque a mandare via la sensazione di dover qualcosa al suo migliore amico, accompagnata da sensi di colpa improponibili. Appena finì di preparare i bagagli, uscì dalla stanza e trovò Harry spaparazzato sul divano col telecomando in mano e gli occhi chiusi, palesemente addormentato. Il sorriso tornò nuovamente sul suo volto e, intenerito, afferrò il telecomando e spense la TV, per poi prendere il cellulare ed ordinare due pizze, dato che la dispensa era vuota e tutto sarebbe andato meglio che lui alle prese con la cucina. Avrebbe rischiato di bruciare l'appartamento, e dopo tutti i soldi che aveva speso per quel buco, preferiva tenerselo stretto almeno fino alla fine dell'Università, grazie tante.

Liar 》L.S.Where stories live. Discover now