Capitolo 6.

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-Zayn che cazzo è lì?

Tomlinson, perché per tutto il tempo che ascoltò la loro conversazione non capì neanche mezza volta il nome, indicò proprio il cespuglio in cui Harry era nascosto, quest'ultimo non sapeva cosa precisamente avesse visto, ma stava sul serio cercando di trattenersi persino dal tremare per la paura del momento. Intanto il nuovo titolare si avvicinò al suo amico, poggiando una mano sulla sua spalla, nel tentativo di tenerlo fermo al proprio posto. Sapeva che a quell'ora di sera qualunque cosa potesse diventare da banale immediatamente pericolosa, quindi conoscendo il suo amico, un tipo che certamente non si tiene nulla, sarebbe potuto succedere di tutto.

-Ci sta un cane lupo da queste parti, magari potrebbe essere proprio lì quindi evitiamo proprio di andargli incontro.

-Oh, be' sì, effettivamente.

Il nostro guardone aveva visto perfettamente che in realtà avesse notato la punta delle proprie scarpe, le quali non avrebbe mai più utilizzato, soprattutto ora che era a conoscenza di quanto detto dai due. Dopo che ebbe la certezza che se ne fossero andati, si alzò e si diresse nella propria macchina, per la prima volta provando non piacere in ciò che aveva sempre fatto e gli aveva dato, diciamo, un po' di pienezza nelle giornate. Gli stava scomodo in quel momento sapere quelle particolari cose e soprattutto lo rendeva leggermente triste, era un po' permaloso effettivamente.

Tornò a casa e per la prima volta neanche per dieci minuti chiuse gli occhi: doveva stare ad un doppio gioco, essere una pedina nelle mani di qualcuno, nonostante sapesse la verità e non poteva assolutamente far nulla. Per di più non sapeva neanche la situazione generale in cui lo stavano coinvolgendo, sembrava solo qualcosa di tanto pericoloso e molto al di sopra di sé.
Uno dei tanti pensieri non aveva neanche termine che ecco, veniva subito interrotto da un altro, parola dopo parola, domanda dopo domanda si fecero le sette di mattina e, questa volta, la sveglia non ebbe neanche il tempo di suonare, venne disattivata dal nostro guardone qualche secondo prima.

Non era tanto stanco, di fatto si alzò senza nessuna esitazione dal letto, fece colazione e pulì anche la casa in generale, solo che non capiva come si sentisse: certamente non era triste, di certo non era felice... semplicemente strano.

Molto silenziosamente, come tutti i giorni si diresse a lavoro e, per la terza mattina di fila da quando era arrivato, si avvicinò Niall al suo fianco, sorridente e pimpante come suo solito.
Solita strategia.

-Hazza come sta tua nonna?

-Bene, ieri l'ho portata in ospedale e sono rimasto con lei.

-Infatti, si vede che non hai dormito, hai delle borse che potrebbero toccare il pavimento. Delle belle Louis Vuitton, ci mancano solo dei piccoli ricami. Oddio immagini se uscissero dei segni a forma di fiorellino vicino alle occhiaie quando si è davvero stanchi?

Harry sbuffò una risata per la parlantina del ragazzo, posò le proprie cose nello sgabuzzino e sistemò sulla propria vita il grembiulino, che indossava tutti i giorni.
Si fece aiutare a sistemare i vari tavoli ed all'arrivo di nuovi clienti si mise a lavorare, come suo solito.

Era tutto così grigio.

-Buongiorno!

Disse un ragazzo entrando nel locale, ma Harry non ci diede peso, continuò a pulire il bancone. Dopo un po' notò una presenza al tavolino, quindi prese il menù e lo servì a questa persona, la quale sinceramente non guardò neanche.
Nel tragitto di ritorno verso il bancone iniziò a sentirsi male, di fatto qualche secondo dopo perse completamente i sensi, svenendo nel bel mezzo della stanza.
Quasi nessuno se ne accorse, a soccorrerlo solo il cliente a cui aveva appena portato il menù.

-Hey svegliati!

Ricevette dei piccoli colpetti sul viso, mentre le figure intorno a lui accorrevano.
Aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi faccia a faccia col proprio riflesso, dato che la persona la quale stava aiutando aveva degli occhiali da sole, precisamente delle reyban marroni dai vetri scuri.
Arrossì poco dopo, imbarazzato nell'avere così tanta gente intorno.

-Sto bene, scusatemi.

Disse in un flebile sussurro, alzandosi lentamente con l'aiuto del suo soccorritore.
Venne accompagnato sempre da quest'ultimo su una poltroncina e fu lui stesso a prendere dell'acqua per il nostro guardone, che in quel momento dall'imbarazzo non stava osservando nulla, intanto le altre persone tornavano ai propri posti.
Ringraziò lo sconosciuto iniziando a bere, dopodiché si decise a parlare, senza però alzare minimamente lo sguardo dal liquido cristallino.

-Scusami veramente, sono molto imbarazzato. Non mi è mai successo quindi non capisco!

-Macché tranquillo, capita a tutti di sentirsi un po' male, non è un problema. Solo che se stai male veramente ti accompagno a casa, so di essere uno sconosciuto quindi se ti da fastidio ti accompagno solo e poi vado via.

-No no, resto qui. Però grazie, sei gentile, come posso rimediare?

-Non ce n'è bisogno, ora chiedo un caffè per entrambi, se ovviamente ti va bene e ti senti meglio, altrimenti fa niente tranquillo, magari resti qui seduto e quando ti senti bene o torni a casa o a lavoro.

-Ora vado a preparare un caffè per entrambi, se ti va bene però vieni ad accomodarti al bancone, così potremmo parlare un po' mentre lo beviamo.

-Certo!

Si alzarono entrambi dalla poltroncina, si diressero verso il bancone ed il nostro guardone si mise dietro di esso, iniziando a preparare due caffè.
Lo sconosciuto invece si mise di fronte a lui, osservandolo, mentre sistemava gli occhiali sul ponte del proprio naso, piccolo ed alla francese. Per i primi minuti ci fu del silenzio, data la concentrazione di Harry nel preparare la bevanda.
Appena finito li servì e sorrise al ragazzo.

-Ecco a te, offre la casa. Sei stato molto gentile ad aiutarmi.

-Credo lo avrebbe fatto chiunque.

-Ma tu stai continuando a stare qui con me quando saresti potuto benissimo andar via nel momento in cui ho aperto gli occhi e detto di star bene, sei stato sul serio molto gentile.

-Be' se insisti allora di niente.

-Veramente, vorrei poterti ringraziare in un altro modo che con un semplice caffè in un locale all'angolo, alle undici e mezza di mattina.

-Se la metti così... potresti darmi il tuo numero.

-Certo!

Risero entrambi, dopodiché il ragazzo tolse gli occhiali ed eccoli lì: gli occhi azzurri per i quali aveva una piccola ossessione.

Mini angolo autrice.
Oggi ho postato prima del solito! Però per una ragione:
Dato che tra poco inizia di nuovo la scuola, posso dirvi che per questa settimana penso di farcela a postare quotidianamente, poi non so, quindi mi scuso in anticipo. <3
-Id.

Watcher||Larry StylinsonWhere stories live. Discover now