Epilogo.

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Il giorno seguente a quella che si rivelò una stupenda serata, i ragazzi tornarono a casa, si lavarono, vestirono ed infine andarono a lavoro.
Da quel giorno in poi, il riccioluto ed il ragazzo dagli occhi azzurri non si lasciarono più, neanche per un giorno, neanche per una mezz'ora. Adoravano stare insieme ed adoravano la loro storia d'amore, che li univa nel dolore, delle perdite dei loro cari, nella gioia, come il ricordo di quando inaugurarono il The Accident Bar, nelle avversità, come il processo che dovettero sostenere dopo l'arresto di Marcus e nei piaceri, come le serate passate insieme, a casa, vicini ed abbracciati.

Le loro giornate erano semplici: il nostro guardone, che ormai non era più un guardone, continuò a lavorare nel bar, accompagnato tutti i giorni dal suo ragazzo, che puntualmente lo veniva a trovare ad orario di pranzo, per prendere un caffè e passare del tempo insieme.
L'atmosfera che respiravano era tranquilla ed ormai il designer si era affezionato anche agli altri camerieri, di cui volente o meno, sapeva tutto quanto, perché effettivamente lo vedeva in prima persona, li ascoltava in prima persona; sapeva di loro cotte e segreti, proprio riguardo questo:

-Signor Tomlinson, caffè?

-Oh no Jess, c'è quella signora che sta aspettando da prima di me, penso tu debba andare da lei.

-Oh be'... io-io, sì certo, ora vado.

-Che c'è? Sei improvvisamente così pallida... tutto bene?

-Perfettamente.

E lì gli sembrò di rivivere un flash: dopo che la ragazza prese l'ordine di quella donna al tavolo, svenne nel tragitto di ritorno, quindi quest'ultima velocemente si apprestò ad aiutarla, facendola esattamente accomodare proprio in quell'angolo isolato, su una poltrona, dandole dell'acqua, mentre tutti gli altri tornavano a farsi gli affari propri.
Anche il nostro cameriere osservò tutta la scena, in silenzio, ma quando si rese conto dello sguardo del più grande, si voltò e gli sorrise, stringendo la sua mano da sopra al bancone.

-Non sapevo che per innamorarsi si dovessero perdere prima i sensi.

-Amore, hai avuto solo un calo di zuccheri, non è stato nulla di eclatante.

-Mio dio Lou! Possibile che rovini sempre tutti i momenti dolci?!

-Non lo faccio di proposito, lo sai anche tu che mi viene spontaneo! Non è colpa mia. Ti amo.

-Sei il solito, neanche mezza frase romantica tu, pft. Ti amo.

-Però che carine, immagina, la prossima volta sviene lei, proprio la coppia che scoppia come noi, o la coppia cadente! L'hai capita?

-Sei incommentabile.

-Ma dai! Ma ridi alle mie battute, sei tu che non fai ridere!

-Ah sì? Vogliamo provare? Knock knock?

-No Harry!

E sarebbero andati avanti così, perché questi erano loro, due semplici persone che adoravano passare il tempo insieme, prendersi in giro, scherzare, giocare, ridere, piangere, arrabbiarsi.
Si erano ritrovati in qualcosa che decisamente fu molto più grande di loro, che li aveva fatti incontrare e per dare loro l'amore, li aveva fatti penare.
Quando si parla di amore però, non si intende quelle superficialità, quelle banalità che si descrivono in altre storie, o che cercano di raccontare nei film. Non è semplicemente qualcosa di descrivibile.

Harry e Louis, infatti, non sapevano descrivere quanto fosse immenso, vero e sincero quel loro sentimento corrisposto, ma sapevano dimostrarlo e fu questo ad unirli giorno dopo giorno.

Fine.

Watcher||Larry StylinsonWhere stories live. Discover now