Capitolo 34.

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La notte all'interno della tenda fu memorabile, se vista in chiave comica: per tutta la serata rimasero svegli, urlando chi più e chi meno a causa di strani rumori, insetti ovunque, chi più ne ha, più ne metta insomma.
Naturalmente erano molto drammatici, entrambi formavano una perfetta coppia anche per questo.

-Dio mio Louis è enorme!

-E non stai parlando del mio cazzo! Che schifo, è grande quanto il tuo cervello.

-Oh ma dai! Il mio cervello non è piccolo!

-Harry, uccidilo.

-Ma tu stai fuori con la testa? Ma chi lo tocca quel coso di merda!

-Uccidilo! Dai Haz!

-No, mi rifiuto. Può entrarti anche nell'orecchio e mangiarti tutto il cervello, non mi interessa io non lo uccido.

-Oh bene, quindi non uccideresti questo insetto per me? Niente per salvarmi?

-Che drammatico che sei, ma uccidilo tu!

La conversazione andò avanti in quel modo quasi per tutta la notte, però fortunatamente, almeno verso le tre riuscirono a prendere sonno.
Il mattino seguente, quando aprirono gli occhi, nessun insetto o rumore strano, solo loro due, come sempre in quel periodo. Il più grande, delicatamente pose la mano sulla sua guancia e con lentezza l'accarezzò, fino a quando il nostro guardone non aprì i propri occhi.
Dopo un bel buongiorno, una colazione molto veloce e un cambiarsi veramente alla rinfusa, salirono all'interno dell'auto, dopo averla caricata con il borsone, la cesta e la tenda. Si incamminarono presto, per non poter fare troppo tardi al bar, dato che comunque per il viaggio vi sarebbero volute esattamente tre ore: durante esse conversarono come loro solito, risero, scherzarono e si ascoltarono.
Quando arrivarono, andarono velocemente a casa del più piccolo, decisamente molto più vicina al bar. Si lavarono, vestirono ed infine si diressero a lavoro, dove si ritrovarono tutti quanti raggruppati in gruppo, in una sorta di riunione.
Vista la situazione, si misero anche loro seduti ed immediatamente capirono di cosa si stesse parlando, il nome del locale.

-Allora ragazzi, qualcuno di voi ha un'idea per il nome?

-Assolutamente no, è come se lo immaginassi senza. Non riesco proprio a trovarlo!

-Anche io Niall, però dobbiamo farlo, quindi chiunque abbia delle proposte, si faccia avanti senza alcuna vergogna.

-Io.

-Vai Liam.

-Vorrei trovare un nome che faccia capire che... noi non ci siamo trovati per caso, forse è stato per un destino, in cui anche si può non credere, o forse qualcosa di cui non abbiamo neanche la lontana idea. Sembra essere stato tutto, tranne un caso incontrarci, però ognuno di noi si conosce per un incidente proprio.

-The Accident Bar.

-Come, Haz?

-The Accident Bar, semplicemente quello che ha detto Liam. Non posso fare a meno di condividere, io ho incontrato Zayn per un incidente mio, dato che mentre lui si diresse verso il vecchio ufficio di Tim, io non lo bloccai in tempo. Stesso per Louis, quando sono praticamente svenuto. Sono stati bei incidenti questi, perché mi hanno portato a conoscere poi tutti voi, quindi...

-Sarà questo il nome del bar.

-Allora bene, prepariamo tutto per stasera, poi a pranzo a casa e verso le sei di nuovo tutti qui. Naturalmente mi raccomando, ben vestiti, non troppo perché comunque dobbiamo lavorare tutti eh.

-Bene signor Malik, allora mettiamoci a lavoro.

-Chiamatemi Zayn. Comunque, io vado a preparare l'insegna, già avevo preparato la base quindi devo praticamente solo terminarla! A dopo ragazzi.

Si salutarono, iniziando immediatamente dopo queste parole, ognuno il proprio lavoro.
Il nostro guardone era così emozionato all'idea dell'inaugurazione, era la prima a cui assisteva, non partecipò mai ad una vera e propria. L'emozione, inoltre, era anche perché si ritrovò a fare tutto quel grande progetto con persone a cui, in un modo o nell'altro, voleva veramente bene: con l'irlandese sin da subito ci fu simpatia, per quanto il nostro cameriere volesse evitare, sapendo che poi avrebbe sfruttato tutte le proprie informazioni, ci diventò inevitabilmente amico, sentendosi per la prima volta voluto bene e non lasciato solo da qualcuno; il titolare, per quanto fosse distaccato ed apatico nei suoi confronti, in realtà un po' con tutti, sapeva che volesse un gran bene ad ognuno e capì che in realtà stesse facendo la propria piccola parte per cambiare le cose, forse sempre quel suo sesto senso glielo fece capire, chi lo sa; il ragazzo dagli occhi castani, gli voleva bene e sapeva lo facesse anche lui, lo vedeva da come stesse cercando di proteggere entrambi, andando persino contro i più potenti, solo per aiutarli e vederli sereni, ma soprattutto contenti; in fine, ma non per meno importanza, ci fu Louis. Quest'ultimo cambiò radicalmente la vita del ragazzo, in un modo speciale ed unico, come se fosse lui stesso speciale ed unico. Gli aveva dato quel qualcosa che, ancor più dell'amicizia, mancava nella sua vita, ovvero l'amore. Qualcosa che non può essere paragonato a niente, perché si tratta di qualcosa che porta a una completezza non più di sé, ma di se stessi con la persona che si ama. Louis ed Harry decisamente si amavano. 

Il nostro guardone quasi si commosse ai ricordi ed ai propri pensieri, quindi velocemente passò una mano sugli occhi e ritornò a lavorare. Sistemò i tavolini, le sedie ed i centrotavola su ognuno, in una zona un po' più appartata del locale, lasciò dei piccoli segnaposto con la parola "privato" su di essi, inoltre si curò di sistemare i cuscini sulle varie sedie, mentre gli altri spazzarono il pavimento, lo misero a lavare e pulirono anche i vetri.

Intanto il titolare, nel retro, si apprestò a preparare con bombolette, luci led, legna e tanti altri strumenti, l'insegna.
Mentre cercò di concentrarsi al massimo con la bomboletta di pittura nera, sentì qualcuno arrivare.
Fu piacevolmente sorpreso nel vedere il ragazzo dagli occhi castani accanto a sé, di fatto gli rivolse un sorriso, posò la bomboletta e si avvicinò a lasciargli un bacio sulla guancia.

-Che succede Lee? Qualcosa non va nel bar? Devo entrare a vedere?

-No, no, assolutamente. I ragazzi se la stanno cavando alla perfezione, anche i nuovi hanno già preso totale confidenza non solo col luogo, anche con noi, quindi veramente tutto bene.

-Sei passato a vedere come va la mia situazione, quindi?

-In realtà devo parlarti di una cosa...

-Dimmi tutto, sai che sono sempre qui ad ascoltarti.

Il titolare posò la bomboletta spray per terra, sorridendo a trentasei denti al ragazzo di fronte sé. L'altro, dalla propria tasca prese una pallina di carta, aprendola avanti ai suoi occhi e rivelando quel biglietto consegnatogli da Marcus il giorno precedente.

-Stavo pulendo il tuo ufficio, ho trovato questo a terra. Che significa?

-Io posso spiegare.

-Ti conviene.

Watcher||Larry StylinsonWhere stories live. Discover now