Cap. 31

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Il cinguettare degli uccellini era triste e lontano, dietro le persiane chiuse, cui solo qualche sparuto fascio di luce calda e settembrina lasciavano passare.
Stringeva il mio corpo fra le sue braccia robuste. E bagnato da quei raggi nostalgici lo osservavo. Aveva i muscoli così pieni e definiti, la pelle bronzea brillava d'oro sotto la luce, i capelli lucenti si tingevano dei colori del campo di grano la sera. Passava le mani su quei miei muscoli così gracili, quella pelle così pallida e quei capelli così incolti. Lo sentii accarezzarmi le lentiggini, quelle fottutissime lentiggini. Si erano quintuplicate, nell'ultimo mese, non avevo più messo la crema, chissà dove era finita, forse in uno degli scaffali in bagno, o nel mobiletto accanto al letto, che era uno di quei mobiletti tropo brutti da tenere in casa ma troppo affezionati da buttare. Ed esplorava quelle mie insicurezze, tutto ciò che lui non era, che io odiavo.
"Kacchan" sussurrai trattenendo le lacrime "ci vedremo ancora vero?"
"Prenderò il treno ogni giorno per venire da te"
Era l'ultimo giorno che avevamo insieme, il pomeriggio dopo sarebbe partito. Ed eravamo lì, su quel mio letto, a toccare ciò che avevamo amato. Non si proferiva una parola, non c'era niente da dire, non eravamo andati al mare e neanche in piscina, non avremmo potuto ridere con le lacrime in gola. Bastardo. Bastardo avevo ancora così tanti sogni. Perché devi partire. Perché fai sempre tutto come pare a te. Gli mollai un pugno sullo stomaco, ma un pugno stanco, senza forza, quasi una carezza, aggressiva. E lui mi abbracciò. Ricorda la promessa.
"Io come faccio senza di te?"
"Ma io ci sarò sempre"
Tirai su col naso. Avrei voluto che quel sole arancione non si celasse mai dietro il mare quel giorno, che le cicale continuassero a stordire coi loro urli, che l'aria continuasse ad essere così afosa da respirare a malapena e affogare nel sudore. Avrei voluto averlo lì per sempre.

"Scusa." Gli dissi carezzandogli i capelli. Ma più che altro lo dissi a me stesso. Scusa Izuku per essere stato debole di nuovo, mi dissi.
"Per cosa?"
Pensavo di aver parlato dentro di me.
"Niente, niente di rilevante."
Un attimo di silenzio. Un silenzio fermo ed esitante. Invece c'era qualcosa di cui mi sarei dovuto scusare.
"Una scommessa di cui sono stato il centro sarebbe niente di rilevante?"
Lo guardai atterrito. Aveva occhi profondi e rassegnati, e anzi ad un secondo sguardo quasi sereni, divertiti.
"Pensavi che non mi fossi accorto del teatrino tuo e di quei due rincoglioniti dei tuoi amici?" Disse con una voce stranamente ridente.

Angoletto dell'autrice
Ragazzi mi dispiaceeee se aggiorno così raramente 🥺
Capisco che seguire la storia in queste condizioni sia infattibile ma continuò ad aggionrafe per non lasciarla on going per sempre, tanto tempo tre capitoli temo arriverà the end🥺

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now