Cap. 24

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Angoletto dell'autrice
SONO VIVA.
si sono consapevole che l'ultimo aggiornamento risale a precisamente 4 mesi fa, e so che dovete avermi odiata da morire (mi dispiaceeeeee :,)
Però posso spiegare... con l'inizio della scuola, a settembre, è iniziato un po' un periodo turbolento, che mi ha costretta a stoppare L storia per circa un mesettk o poco piu. In quel periodo mi sono completamente dimenticata la trama del stori, cosa stesse succedendo e soprattutto come volevo che continuasse, e permancanza di tempo (e ammetto, anche fatica) non mi sono mai messa a cercare di ricordare il finale. Detto ciò mi sono appena resa conto delle decine di messaggi che mi avete scritto (che cari :,), quindi se ancora avrete voglia di leggere questa storiella ecco a voi un capitoletto improvvisato sul momento, e vi prometto che la porterò a fine.
Dopo questa lunga introduzione, vi lascio al capitolo...

Mi sbatté sul letto, le mani intrecciate nelle mie. Sentivo il suo respiro caldo sul collo, le sue dita sfiorarmi il corpo. Senza esitazione prese in mano il mio membro, accompagnando movimenti per la mia lunghezza a baci caldi e umidi. Senza smettere di masturbarmi appoggiò il suo pene sul mio orifizio, per poi spingerlo dentro dolcemente. Afferrai le lenzuola e gemetti più forte, sentivo Kacchan muoversi dentro di me, caldo e umido.
"Scusa" mi sussurrò all'orecchio, accarezzandomi la guancia.

La mattina dopo mi svegliai col suo corpo accanto nel letto. Mi stava stringendo dolcemente, gli occhi chiusi in una espressione rilassata. Dopo qualche minuto imbambolato a guardare il vuoto mi scostai, spostando il suo braccio pesante, appoggiato sul mio petto.
Sentii mugolare. "Izuku...?" Sussurrò il biondo, gli occhi semichiusi un po' assonnati. Tacqui imbarazzato per qualche istante. Avevo tante domande in testa, come era finita la festa? Dove erano Todo e Kiri? Ma soprattutto, che cosa mi era passato per la mente da ubriaco?!
Strofinando la guancia, assonnato, sul cuscino, Kacchan mi ridistese accanto a lui, sfiorandomi la guancia con la sua. "Rimani un altro po." Sussurrò a occhi chiusi. Lentamente lasciai che mi cingesse le spalle con le sue braccia muscolose e che mi tirasse a se con dolcezza. Dalla persiana filtrava un raggio di sole, pallido e mattutino, che illuminava il volto assopito del ragazzo. In quel momento camera mia, la stessa in cui dormivo da anni, sembrava totalmente diversa. Tutto sembrava diverso. Non sentivo più l'odore del bucato appena steso, dell'erba tagliata in giardino o delle lenzuola appena lavate; ora c'era solo Kacchan, percepivo solo Kacchan.
"Scusa" mi sussurrò in un orecchio, con le palpebre pesanti "scusa di tutto."

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Kde žijí příběhy. Začni objevovat