Prologo: Papaveri

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Ricordo un tempo in cui cacciavo papaveri. Non so quanti anni siano passati da allora, né quanti fiori rossi io abbia usato come segnalibri, ma ricordo che in quei pomeriggi di luglio facevamo a gara a chi ne collezionava di più. Io ovviamente arrivavo sempre ultimo: Todoroki aveva gambe lunghe e snelle, e poi era molto più alto di me, li vedeva per primo e correva veloce. Kirishima invece era forte e energico, attraversava i campi incurante di insetti e rovi, solo per strappare il fiore prima del proprio rivale. Io, al contrario, ero un bambino basso e fragile, i capelli mi andavano sugli occhi impedendomi di vedere, le mie gambine erano secche e deboli e non potevo espormi al sole per troppo tempo o avrei passato l'intera estate pieno di lentiggini.
Le odiavo proprio, le lentiggini intendo, spuntavano ovunque e non andavano più via, eppure Kirishima mi aveva detto che erano carine, ma non conta, lui è sempre gentile con tutti. E poi io non volevo essere carino, e nemmeno tenero o puccioso, io volevo essere forte e veloce come loro, coraggioso e tenace come Todoroki e Kirishima, che potevano stare ore sotto il sole a giocare a pallone o a fare la lotta. Io invece intrecciavo papaveri, li prendevo per il gambo e li legavo uno a uno. Non è che mi divertissi, in verità era abbastanza noioso, ma sapevo che se avessi chiesto ai due di farmi giocare con loro sarei tornato a casa con un occhio pesto e i capelli arruffati.
Poi, con gli anni, siamo cresciuti, cogliere papaveri non era più divertente, ci siamo dovuti inventare altre sfide, altre competizioni, altri criteri per stabilire "il più forte" dei tre.
E io non ho mai vinto.

Angoletto dell'autrice
Continuate a leggere pleaseeeeeeee 🥺♥︎

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now