Cap. 7

1.3K 86 8
                                    

Quella sera al "the carousel" la musica sembrava più forte del solito. avevo ancora la gamba fasciata, mi faceva male e non avrei ballato per tutta la notte. Ma effettivamente non l'avrei fatto lo stesso, non mi era mai piaciuto buttarmi nella mischia, preferivo osservarla da fuori, magari con la mia limonata in mano. Dopo la notte precedente avevo deciso che non avrei più toccato alcolici, a costo di farmi chiamare checca.
Quella sera mi ero ritrovato da solo al bancone, i miei amici si erano già dispersi nella folla, avevo scambiato due parole qua e là, ma ciononostante mi sentivo abbastanza vuoto. Mi capitava spesso di sentirmi fuori posto, ma quella sera avevo proprio i pensieri da tutt'altra parte. Quasi senza rendermene conto cercavo gli occhi fiammanti fra la folla, sussultavo appena vedevo qualche ciocca bionda e subito rimanevo deluso rendendomi conto di non aver visto la preda ma un biondo qualunque.
Quando ormai la limonata era finita e stavo valutando se ritirarmi in paese, incrociai di sfuggita il suo sguardo. Era già capitato qualche volta che io lo fissassi e lui se ne accorgesse, ma non facevo mai in tempo a contemplare i suoi occhi che ritiravo lo sguardo imbarazzato. Ma quella notte no, saranno state le luci o il rumore assordante ma riuscii a mantenere lo sguardo, non lo distolsi e lo guardai per qualche secondo. Nei suoi occhi non c'era traccia ne di disprezzo ma tantomeno di attrazione, forse solo di curiosità per l'essere anomalo che invece di ballare beveva la sua limonata. Poi mi balenò in mente il ricordo di qualche ora prima, di lui che mi fasciava la gamba e io che mi emozionavo. Arrossii e distolsi lo sguardo imbarazzato.

Perfino dal molo si sentiva la musica del locale, sparata a tutto volume nella notte. Kiri e Todo probabilmente se la stavano spassando, non li vedevo da un po'.  Non avevo più voglia di rimanere lì nella calca, ma la notte era ancora giovane e non volevo tornare in paese. Per questo mi ero ritirato sul molo, con tutti i pensieri che rimbombavano in testa e le orecchie fischianti. Quello sguardo, fiammante, che mi era stato rivolto dalla preda continuava a tornarmi in mente, per quanto cercarsi di scacciarlo sembrava il mio pensiero più interessante.
Era però rilassante l'eco della battigia, il frinire delle cicale, la musica del locale sembrava solo di sfondo, come lontana anni luce da quella panchina sul mare. Mi presi la testa fra mani. Improvvisamente mi tornò alla memoria un ricordo di tanti anni prima. Eravamo nel campo dietro al parcheggio, quello in cui crescono i papaveri. Kirishima aveva trovato una cicala. Io non l'avevo mai vista, una cicala intendo, ma ricordo la delusione: era un animaletto piccolo e marroncino, con delle zampette esili e alquanto disgustose. Non so perché, forse per il rumore assordante che facevano di notte, ma io me le immaginavo grandi, più alte di me, imponenti e pericolose. Invece erano solo insettini insignificanti, avrei potuto schiacciarla senza rimorso, ma forse un po' di paura ce l'avevo lo stesso. Forse non mi ero del tutto rassegnato e speravo ancora che le cicale fossero come le avevo sempre immaginate.

"Checca ti è guarita quella cazzo di gamba?" Per lo spavento saltai sul posto e quasi lancia il telefono in mare. La preda poggiava rilassata la schiena su un lampione, le gambe accavallate e le braccia conserte. La luce proiettava sul suo volto ombre scure che mi impedivano di decifrare il suo sguardo. "No... cioè sì ma non del tutto, intendo sto bene ma fa male, però sto bene, ma non ti preoccupare!" Mi odiai da solo. Possibile io non riuscissi a esprimere neppure un concetto così semplice. Bakugou ridacchiò nel buio.

Angoletto dell'autrice
Good morning morio -cho!
Sono le 5:45 del mattino e non riesco a dormire, probabilmente ho scritto un abominio, ma volevo provare a riprendere in mano la storia. Boh basta non ho niente da dirvi. Lasciare una stellina please :,)

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now