Cap. 6

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Stavano tutti nuotando in piscina. Kirishima aveva invitato un po' di ragazze del paese e amici d'infanzia, era sempre stato molto estroverso e espansivo, quindi usciva sempre un po' con tutti. La cosa che più mi aveva turbato era proprio come, fra i tanti invitati, ci fosse anche lui. La preda. A quanto pare aveva stretto molto con Kiri e abbastanza con Todoroki, ma non so fra quanto e a chi avrebbe detto per primo "ti amo", non ero bravo a interpretare le relazioni, d'altronde non ne avevo mai avuta una.
"Izuku non vieni in acqua? Guarda che è perfetta" mi urlò Ochaco. Scossi leggermente la testa e alzai lievemente il libro che tenevo sulle gambe, per farle capire che stavo leggendo e non avevo voglia di fare il bagno.
"Secondo me dovresti andare" disse una voce calma accanto a me. Si chiamava Momo, era un'amica di Todoroki. Era seduta sulla sdraio accanto alla mia, anche lei con un libro in mano. Avrei potuto chiederle perché non lo faceva lei, il bagno, ma la risposta la sapevo già: stava aspettando Todoroki, con cui chiacchierava sempre sotto l'ombrellone. Ogni tanto li osservavo parlare, spesso Momo arrossiva e Todo le sorrideva, lei era sicuramente cotta ma non saprei dire se la cosa fosse reciproca.
Però aveva ragione, se non vado in piscina e non ho qualche interazione con lui, come posso pensare di ammaliarlo?
"Sai che ti dico?" Mi rivolsi alla ragazza "Controlla che nessuno mi rubi gli occhiali, vado a farmi un tuffo." La sentii sorridere.
Mentre mi avvicinavo al bordo mi resi conto di una cosa, perché stavo cercando di impressionarlo? Perché volevo averci un rapporto? Stavo forse tentando di conquistarlo? Non avevo forse già capito di non avere chances?
"Bro ti sei deciso a venire alla fine!"
In acqua c'era molta gente che conoscevo, gente di paese che vedevo ogni estate da anni.
Mi calai infreddolito, non era per niente perfetta come diceva Ochaco, ma pazienza, ormai non potevo battere ritirata.
Giocammo a palla per qualche ora, tenendoci a galla e affogandoci a vicenda. Eppure continuavo a distrarmi. Eravamo disposti in cerchio, accanto a me c'era una certa Tsuyu, che conoscevo da anni perché era la figlia del proprietario del "The Carousel", poi subito accanto a lei c'era la preda.
Eravamo vicini, anche con la ragazza in mezzo sentivo lo spostamento d'acqua generato dai suoi piedi mentre cercava di stare a galla. Appena rilanciavo la palla posavo gli occhi su di lui, come per assicurarmi che avesse visto il mio passaggio, sperando di averlo impressionato. Ogni volta che facevo una battuta controllavo che ridesse insieme agli altri. Appena potevo lo contemplavo, quel fisico, asciutto ma muscoloso, sicuramente più alto di me, i capelli ribelli, bagnati ma comunque gonfi. E poi quegli occhi, sempre attenti e critici, chissà cosa gli passava per la mente, che giudizi aveva di noi, di me.
Il pomeriggio passò così, passaggi e occhiate timide e curiose, ogni tanto incontravo il suo sguardo, ma distoglievo prima di vedere la sua reazione, in verità avrei voluto fissarlo negli occhi, ma mi era automatico voltarmi, ci pensavo solo dopo che avevo sprecato un'occasione.
Quando ormai era tardo pomeriggio, sbagliai un tiro, lanciando la palla sul prato. Feci per uscire dall'acqua e andare a riprenderla, ma ero stanco dopo ore a tenermi a galla, e così caddi per un attimo di disattenzione. Misi male il ginocchio, che mi scivolò sul bordo, per poi sfregiarsi malamente in una ferita sanguinante. Sentii qualcuno urlare dietro di me, una delle turiste che non conoscevo che si copriva gli occhi. "Non vi preoccupate non è niente" dissi impanicato. "Non mi fa neanche male, vado in bagno a disinfettarmi e torno" esclamai cercando di calmare i miei amici. E poi lo vidi. Indifferenza, era l'unica cosa che leggevo nel suo sguardo. Il mio ginocchio grondava di sangue, e lui mi guardava senza neanche propormi aiuto.
Bakugou Katsuki, la preda, mi stava sdegnando.

Corsi in bagno a medicarmi. Avevo convinto Kirishima a non preoccuparsi e che potevo fare da me, ma la verità era che volevo solo stare da solo. Quello sguardo era stato capace di appesantirmi il cuore, di gonfiarmi gli occhi di lacrime e privarmi del sorriso.

Afferrai i cerotti dall'armadietto e l'acqua ossigenata. La ferita non era profonda ma sanguinava molto ed era meglio arginarla. Eppure, invece di tamponarla subito, mi sedetti sulla tazza, la gamba appoggiata sul bidet, la schiena adagiata al muro e gli occhi chiusi. Improvvisamente sentii il desiderio di piangere. Volevo che tutte le mie lacrime sgorgassero fuori, che lavassero via il sangue della ferita. Volevo che Katsuki mi vedesse piangere, per colpa sua, volevo che si sentisse responsabile, che si facesse perdonare. Ma allo stesso tempo non volevo essere ridicolo, patetico, mi avrebbe deriso come già aveva fatto.
Sentii la porta del bagno aprirsi. Di colpo spalancai gli occhi e drizzai la schiena. "Pensi davvero di chiuderla con dei cerotti?" Disse scocciato Bakugou, chiudendosi la porta alle spalle. Realizzai troppo tardi di avere gli occhi lucidi e cercai di asciugarmeli senza dare troppo nell'occhio. "Passami delle bende, non hai cerotti così grandi." Gli indicai l'armadietto. Lo sentii sbuffare. Si girò di schiena per cercare ciò che gli serviva. Intanto io ero incredulo, ancora seduto sulla tazza, guardavo i muscoli sulla sua schiena muoversi sinuosamente, il costume bagnato che esaltava ogni forma, i capelli sparati anche da bagnati. Perché era lì? "Dammi la gamba." Disse con tono scocciato. Inizialmente ero titubante, poi gliela porsi stupito. Mi afferrò la caviglia, sentivo le sue dita calde e umide sulla mia carne, poi fece salire la mano, fino a sotto il ginocchio. Provai un brivido corrermi per tutta la schiena, Bakugou lo percepì. Lo sentii ridacchiare, stava ridendo di me, per la mia reazione. Tuttavia non disse niente di imbarazzante, mi fasciò la gamba stretta stretta, tenendo la mano sempre su di essa. Poi, quando finì, sì alzò e nel mentre mi sfiorò la coscia con la punta delle dita. Penso che notò subito il rigonfiamento nel mio costume, ma non disse niente, probabilmente per pietà. "Gr... grazie..." farfugliai. Il ragazzo sbuffò e uscì dalla stanza senza neppure rispondermi.

Angoletto autrice
Yo guyz
Sorry se per un po' di giorni non ho aggiornato ma sono piena di verifiche, per domani ad esempio ho 250 pagine da studiare per la verifica di storia e voglio morire.
Comunque non so niente di medicina quindi perdonatemi se ho scritto cagate :D
E poi boh, scusate ho sonno non ho molto da dirvi, votate please 🥺

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now