Cap. 2

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Il salotto era una delle stanze comuni, dove tutte e tre le famiglie mangiavano e dove ci riunivamo prima di scendere insieme al porto per ballare.
Infatti c'erano poche stanze comuni: l'ingresso, il salotto col camino (ossia quello sopracitato), il salotto con le vetrate che davano sul giardino, il giardino appunto, il bagno della piscina comune e una sorta di sgabuzzino che ci piaceva chiamare lo sgabuzzino Mirtilla, in onore a un avvenimento di qualche anno prima, quando avevamo scoperto Kiri ubriaco intento in un lavoretto con una certa Mirtilla, anch'ella ubriaca. Quella volta non mi sono sentito invidioso, è stato più divertente perché era notte fonda e ci eravamo dati appuntamento in salotto per uno spuntino notturno, vedendo che Kiri non arrivava ci siamo insospettiti fino a sentire dei rumori "particolari". Inutile dire che non avevo mai visto Todoroki ridere così tanto. Il giorno dopo il malcapitato aveva mal di testa e non ricordava niente, ma non ebbe problemi a riderci su e autopercularsi.
In generale però, fatta eccezione per quelle poche stanze e gli esterni, abitavamo in tre ale separate. Infatti la nostra era una casa colonica, una delle più grandi della regione, che era stata divisa decenni prima in tre ale separate, comprate poi dai nostri avi. Era una casa grande e antica, le mura spesse tanto che in alcune camere non prendeva internet, le pareti fatte di pietra con rampicanti e i mobili antichi. Le nostre famiglie arrivavano in paese, una località di campagna situata vicino al mare, all'inizio di luglio, per poi partire le prime settimane di settembre, quando nei campi non si trovavano più papaveri.
Così conoscevo i due ragazzi da quando, appena nato, mi avevano portato qui in vacanza, poi, per ognuna delle sedici estati che seguì, la passai con loro, vedendoli crescere con me, giocando in salotto o andando insieme a mangiare un gelato al porto. Non so a chi dei due sia più affezionato, mese più o mese meno abbiamo quasi la stessa età, mi hanno sempre trattato da amico, nonostante io fossi così diverso, forse sono stati i primi a non etichettarmi come disadattato
Comunque, quella sera, era il 3 Luglio, Todo era arrivato da quattro giorni, Kiri da tre e io il giorno prima. Come tradizione ci sedemmo nel salotto con le vetrate, lontani dagli adulti. Ci chinammo fino a quando i nostri capi non si sfioravano. Era giunto il momento per decidere quale sarebbe stata la sfida per scoprire chi dei tre fosse il migliore. Infatti ormai non bastava più essere quello con il mazzo di papaveri più accattivante, o colui che rubava più caramelle al vecchio John, il giornalaio che lasciava sempre una ciotola di gelatine sui giornali che vendeva, e che ci divertivamo a rubare appena si girava. Il gioco funzionava così: aspettavamo che arrivasse un cliente, John si girava per cercare la rivista che gli era stata chiesta e noi, furtivi, rubavamo le caramelle.  Poi scappavamo e le contavamo, ma non vinceva chi ne aveva prese di più, bensì chi aveva le più buone (che erano ovviamente quelle alla ciliegia, invece quelle al limone,ossia le più frequenti, erano penalizzanti, mentre le altre neutre). Effettivamente quello non era il gioco migliore per determinare il più forte, ci voleva fortuna e basta, ma io ero timido e impacciato, avevo paura di essere scoperto e quindi alla fine ne prendevo sempre poche. Non sapevamo che il vecchio le lasciava li apposta per noi.
Comunque, tornando a quella sera, dovevamo escogitare la sfida per determinare il più "figo" dei tre. Io non vincevo mai, per questo non mi interessava l'argomento e non proponevo mai niente di nuovo. L'anno prima la sfida era stata organizzare la festa più "da sballo" di tutto il mese. Alla fine erano state entrambe epiche, ma a quella di Kiri c'erano 25 invitati in meno su quasi 300 rispetto a quella di Todo, che quindi si aggiudicò la vittoria. Io nemmeno la organizzai la festa.

"Facciamo a gara a chi si fa più tipe" propose Kirishima con un ghigno stampato in volto.
"Banale" rispose secco l'altro.
"Preferisci farlo coi maschietti Todochan?" Cantilenò il rosso provocandolo.
"Mi lascia totalmente indifferente" rispose calmo, senza cedere alle provocazioni. Poi ricominciò a parlare Shouto "Sentite un po', ho un'idea più originale: dicono che oggi in paese sia arrivata una bellezza, stasera dovrebbe essere al porto al "Carousel", la sfida è chi riuscirà per primo a farsi dire "ti amo" vince."
Il "the Carousel" era il locale più frequentato del porto, nonché il preferito dei due.
"Farsi dire ti amo? Perché non scoparla direttamente?" Chiese Kirishima interdetto
"Cazzo Kiri ce la fai a non pensare come un pervertito di merda ogni tanto?" Dissi in modo scherzoso.
"Perché" comincio Todoroki con tono paziente "è molto più facile portarsi qualcuno a letto rispetto a farlo innamorare, e le cose facili sono da fighettine." A volte mi chiedevo come i due, così gentili e per bene di giorno, cambiassero così drasticamente quando si parlava di vizi.
I ragazzi si scambiarono occhiate pensierose "ci sto" sogghignò il rosso, stringendo la mano di Todo. "Manchi solo te Midoriya" pronunciò l'ideatore del piano con sguardo profondo. "Va bene" dissi io scrollando le spalle, tanto sapevo che in confronto a quelle due divinità non avevo mezza chance. "Allora preparatevi raga che fra poco si va al porto" esclamò Todoroki, con quel largo sorriso che sfoggia solo quando si trova in competizione. "Ah un'ultima cosa però" lo fermò Kiri "descrivici un po' questa tipa"
Shouto sembrò pensarci un po' su, poi sentenziò "credo sia bionda con capelli molto voluminosi, e che abbia degli occhi di un colore particolare" disse uscendo dalla stanza. Poi, appena prima di chiudere la porta dietro di sé aggiunse "e comunque chi ha detto che è una ragazza?".

Angoletto
Boh raga, spero vi stia piacendo, come al solito se avete consigli ecc. soy felice, e niente dovrei studiare ma yaoi>epica, quindi Sono pronta a prendere 3 🤡🤡
Byeeeeeee❤️

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now