Cap. 22

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Mi ero ripromesso di non bere. Avevo giurato a me stesso che sarei rimasto sobrio.
Alla fine sono riuscito a infrangere persino una promessa fatta a me stesso.
"Izuku devi vomitare..."
La voce di Ochaco sembrava così lontana.
"Bro apri la bocca..."
Spostai spazientito le dita che Kirishima, chino su di me, cercava di infilarmi in gola.
"Sto bene" dissi con la voce più seria possibile.
"Non sta affatto bene" sentii qualcuno mormorare.
"Mi chiedo perché la gente beva se poi non regge un cazzo" disse un'altra voce confusa alle mie spalle. Sembrava quasi che tutti vorticassero, chini intorno a me, le loro voci mi giungevano ovattate, il frinire delle cicale si era ormai perso nella notte.
Cercai di alzarmi dalla panchina sotto il porticato, ma sollevandomi vidi il mondo girarmi intorno, per poi sentire il terriccio umido a contatto con la guancia. Le ginocchia non avevano retto ed ero rovinato a terra.
"Fatelo alzare"
"Non deve distendersi!"
"Issalo sulla panchina tu"
Voci. Parole sconnesse sembravano accumularmisi in testa, aspettando di acquisire significato.
Cercai di rialzarmi ma non riuscii a fare forza nelle braccia, ricadendo sul petto.
Il terriccio era umido e l'erba mi pungeva le orecchie. Aprivo gli occhi ma vedevo solo le caviglie delle persone intorno a me. Sentii due mani fare forza sulle mie spalle cercando di issarmi su. Tutto sembrava così lento, come la neve quando cade, senza fretta. Improvvisamente desiderai l'inverno, il fuoco nel camino e il ciobar a merenda, il rumore della pioggia sui vetri e le coperte tirate sopra le spalle.
Due dita mi pigiarono contro l'ugola.
Un conato, poi un altro. Riconobbi la figura della preda, che mi aveva appena fatto vomitare. Qualcuno mi passò un fazzoletto, mi pulii il viso e soffiai il naso.
Poi guardai il ragazzo dritto davanti a me.
"Katsuki..." mormorai abbracciandolo. Lo sentii irrigidirsi sotto di me.
Perché lo avevo ignorato? Perché mi ero arrabbiato? Mi era mancato tanto.
"Sono stato molto male, Katsuki" sussurrai al suo orecchio, senza rendermi conto che tutti ci stavano guardando.
In quel momento tutto sembrava bello, tutto era buono, non mi ricordavo del male che mi avevano fatto, mi sembrava solo che abbracciare Katsuki fosse la cosa più importante.
"Lo porto un attimo lontano da tutte queste voci, penso abbia bisogno di schiarirsi le idee."
Sentii i piedi staccarsi dal suolo, qualcuno mi aveva sollevato di peso. Quel qualcuno era Kacchan.
Chiusi gli occhi e lasciai che mi portasse via.

Dopo aver camminato qualche minuto sentii il rumore di una porta che si chiude e il profumo che usava mia madre per profumare il bagno.
Perché Kacchan mi aveva portato in bagno?
Lentamente cominciavo a riprendere conoscienza, mi trovavo sulla tavolozza e il biondo stava armeggiando con la doccia.
"Vuoi farti una doccia?" Chiesi confuso
"No" rispose senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo "te la fai te la doccia"
"Perché?"
"Tu spogliati e basta."
Esitai. Il senso di ebrezza si stava lentamente affievolendo, percepivo le dita intorpidite e la testa pesante.
Kacchan mi venne incontro spazientito, sfilandomi i vestiti di dosso e sollevandomi nuovamente da terra. Era caldo, sentivo i suoi muscoli muoversi sotto la pelle. Odorava di marijuana. quasi senza accorgermene mi trovai a strusciarmi dolcemente contro il suo collo. Il ragazzo rise.
Mi fece entrare in doccia, nudo, poi mi seguì dopo essersi tolto la maglietta e essere rimasto in costume. Tutto sembrava procedere così lento, il pavimento girava leggermente e sentivo come i pensieri intorpiditi.
"Perché mi devo fare la doccia?" Gli chiesi confuso senza guardarlo.
"Percje hai sboccato, puzzi di alcol ed è meglio se ti riprendi un po'." Rispose brusco, girando la manopola dell'acqua fredda.
Improvvisamente un getto di acqua gelida mi piovve addosso, permettendomi di riacquistare un po' di lucidità. RealiZzai che la mia schiena era a contatto con la pancia di Katsuki. Perché ero tornato da lui? Mi chiesi via via che il mal di testa passava e i pensieri ricominciavano a circolare.
"Avrei dovuto ignorArlo", pensai fra me e me, maledicendo Ochaco e il suo alcol.
Due braccia mi strinsero da dietro , riscaldandomi un po' sotto l'acqua fredda. "Mi eri mancato anche tu" sussurrò al mio orecchio quella voce che tanto amavo.

Angoletto dell'autrice
Yooooooo
Non mi ricordo se ho aggiornato ieri o l'altro ieri, nel dubbio pubblico oggi :)
Penso che la storia finirà fra pochi capitoli, tipo quattro o cinque
Vabbè a dopodomaniiiiiiii

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now