Cap. 26

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"Scusa" mi sussurrò in un orecchio, con le palpebre pesanti "scusa di tutto."

Quel solito letto ad una piazza e mezza sembrava improvvisamente nuovo, mai visto. Il corpo di Kacchan lo scaldava come mai io ero riuscito a fare, le sue ciglia bionde sembravano d'oro contro la luce del sole. Da fuori sentivo giungermi alle orecchie i soliti rumori, Kirishima che tornava dalla sua corsa mattutina, il padre di Todoroki farsi il caffe e imprecare contro la macchinetta malfunzionante, il giardiniere tagliare l'erba discorrendo amabilmente con mia madre. Ma quella mattina, quella mattina ai suoni di sempre, al normale, si era aggiunto il respiro pesante di Katsuki, addormentato docilmente, i grugnii e le parole singole pronunciate nel sonno, senza un filo logico.
"No..." sussurrò assopito
"No cosa?" Gli chiesi stupito
"No..." rispose lui, addormentato.
L'espressione sul suo volto mi divertiva, stava parlando nel sonno, eppure sembrava arrabbiato come da sveglio, le sopracciglia corrucciate e i capelli sparati.
"Non sono stato io..." continuava a dire imbronciato. Risi divertito, una volta sveglio avrei dovuto chiedergli cosa stesse sognando, ma in quel momento il mio solo pensiero era come nascondere Katsuki agli altri.

Quando si svegliò aveva gli occhi socchiusi, che stropicciò accuratamente, i capelli ancora più disordinati del normale e il torso nudo scoperto.
"Buongiorno" gli sussurrai divertito.
Sobbalzò spaventato e ancora mezzo addormentato, non sembrava lui.
"Come ti nascondo agli altri?" Sospirai, più rivolto a me stesso che a lui.
"Nascondermi?" Chiese il biondo riprendendo a poco a poco conoscenza. "Avresti dovuto vedere la faccia di Kirishima quando ci ha visti dormire abbracciati, non saprei dire se stesse per scoppiare a ridere o svenire dallo spavento.
Trasalii. "Kiri ci ha visti?!"
"E anche quell'altro. E tua madre penso. Si, non sembrava affatto contenta"
Non ebbi il tempo di metabolizzare le informazioni che il ragazzo mi tirò accanto a sé. L'orologio segnava le 10:30 di mattina.
"Vieni qui, amore." Sentire quelle parole uscire dalla bocca di Katsuki mi destabilizzò, in che senso amore?

11:17 del mattino. Il silenzio era opprimente. Sedevamo tutti e tre intorno alla tavola della colazione, con biscotti in mano e latte nelle tazze. Todoroki, sveglio da appena pochi minuti, mi guardava con aria interrogativa, squadrando l'intruso dall'altra parte del tavolo. A quanto pare se davvero ci aveva visti dormire come diceva Kacchan doveva essere stato così ubriaco da averlo dimenticato. Per quanto riguardava lui, il biondo non reputò un gran problema essersi risvegliato in una casa che non era la sua, dopo aver dormito con un ragazzo davanti alla sua di lui madre e, per coronare il tutto, fare colazione con una vecchia fiamma, senza scambiarsi una parola, lo sguardo assopito fisso sui cereali e, in più, anche il petto nudo.
Io, a differenza dei due, ero più che vigile, cercavo di trovare negli occhi di Todo un indizio di cosa stesse pensando, ma il ragazzo era imperscrutabile. Mi era impossibile capire se quello sguardo significasse stupore, rabbia, divertimento o semplice indifferenza. La situazione diventava pesante, Katsuki che si portava il suo cucchiaio alle labbra, senza emettere il minimo rumore, guardando fisso la ciotola davanti a lui, una ciocca di capelli afflosciata fra gli occhi. Todoroki lo guardava coi suoi occhi freddi, critici, indecifrabili, sedeva davanti a lui, che era accanto a me, aveva il bicchiere sulle labbra da qualche minuto, ma non lo inclinava per bere il suo contenuto, era troppo impegnato a studiare chi aveva davanti, la preda. Così impegnato da non rivolgermi neanche un' occhiata. Io, a differenza dei due, avevo lo stomaco chiuso, sudavo visibilmente e cercavo di nascondere le mani fra le cosce, tormentandomi il pijama fra le dita, pensavo allo sguardo che mia madre mi aveva rivolto per le scale, che voleva dire solo una cosa, ne riparliamo dopo.
L'aria era ferma, la situazione in stallo, mi sembrava che tutti trattenessero il respiro e non capivo se fosse di più la paura o l'imbarazzo.
11:19. La porta che dava sul giardino si aprì con un tonfo sulla parete, e a spingerla era stato l'energico Kirishima, di ritorno dalla palestra, con un asciugamano bagnato sulla spalla e la canottiera aderente stretta sul petto. (L'anno prima mi aveva spiegato che non c'era effettivamente bisogno di tenere l'asciugamano sulla spalla e che avrebbe potuto metterlo in borsa insieme alle altre cose, se lo portava in quel modo era per risultare più attraente davanti a tutte le turiste)
"Biondo, lo sai di star mangiando la mia colazione?" Esordì pimpante guardando l'ospite seduto al suo posto, e per niente stupito della sua presenza (a quanto pare era più sobrio di Todo, la sera prima)
Kacchan alzò finalmente il capo, rivolgendo al rosso uno sguardo assonato, il cucchiaino fermo a mezz'aria. Mi stupì come l'atteggiamento insonnolito lasciò spazio ad uno sguardo furbo e malizioso in pochi attimi. Sul volto di Katsuki si dipinse un sorriso di sfida, dall'altro ricambiato. "Sto in hangover bello, se devi farmi la predica risparmiatela per quando sarò abbastanza lucido da farti il culo"
I due risero all'unisono, Kirishima schiaffò una pacca sulla spalla del ragazzo, che dal suono provocato pareva dolorosa, ma il biondo non si spostò di un millimetro. In fondo al cuore sentii un peso alleviarsi, Kirishima sembrava solo divertito dall'intruso, e quest'ultimo aveva prontamente risvegliato il suo carattere pungente. Se non fosse stato per Todoroki, taciturno dall'inizio della colazione, sarebbe sembrata una normalissima colazione tra amici, pronti a ridere insieme delle cagate fatte la sera prima.
"Fava sembri un cinquantenne esaurito con quella barbetta incolta" esclamò poi Kiri sedendosi accanto all'amico silenzioso "E vedi di alzare un po' lo sguardo che sei gobbo come un cucchiaio" disse procedendo a scrocchiargli la schiena.
"No! No! Sono drittissimo!" Esclamò Todo, improvvisamente sugli attenti, dopo aver compreso le intenzioni dell'amico " stammi lontano!" Urlò dimenandosi.
Dopo un inutile tentativo di fuga Kiri riuscì ad acchiappare l'amico e, con una mossa pulita e decisa, a scrocchiargli la schiena ancora intorpidita dal sonno.
Indirizzai al mio amico palestrato e dalla bella postura un silenzioso ringraziamento, per aver cancellato tutto l'imbarazzo che si era creato.

Angoletto dell'autrice
GUYYYYYYS
si sono consapevole si aver scritto uno dei capitoli più brutti di sempre, lo so, ma volevo farlo uscire il prima possibile, per non lasciarvi troppi senza capitolo 🥺
Gomen nasaaaaai

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now