Cap. 34

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Odorava di cannella e di marijuana.
Più di marijuana, la cannella si sentiva appena.
Avrei voluto spostare un cuscino che, sotto la schiena, mi stava scomodo, ma preferii rimanere immobile.
Immobile a sentire il suo respiro, il suo calmo e irrequieto respiro.
Quel respiro che più avrei sentito.
Mi accarezzava la testa, scioglieva i nodi fra i miei capelli arruffati, guardava il soffitto con aria pensosa. E so a cosa stava pensando, stava cercando qualcosa da dire, qualcosa per rompere quel silenzio. Un silenzio che non era imbarazzante, ma che ogni secondo diventava più ingombrante, diventava asfissiante.
Mi ha usato. Sono stato l'arco per le sue frecciatine. Ma lui è stato oggetto della mia gloria.
Che stronzo.
Però io non mi sono vantato con gli altri. Io non l'ho a detto a Kirishima, non l'ho detto a quel bastardo chi aveva vinto davvero la scommessa.
Però se ho vinto la scommessa è perché lui ha detto di amarmi, e se mi ama allora va tutto bene, no? Cosa importa se mi ha usato, se poi mi ama?
Kirishima di merda. Todoroki di merda e di merda pure tu, Preda schifosa, tu e tutto ciò che di te ricorda.

Però era così bello, controluce, il nasino stretto all'insù, come una principessa avrebbe detto la nonna.
Come avevo potuto pensare che si fosse innamorato di me?
Che fra tutti avesse scelto lo sfigato, mingherlino e irrilevante Izuku Midoriya.
Illuso, avevo creduto al colpo di fulmine.
Avevo creduto che, come io mi ero innamorato a prima vista, lo stesso fosse stato per lui. Ma effettivamente che senso poteva avere che il giorno prima mi perculasse al The Carousel e il giorno dopo mi fasciasse la gamba con premura?

"Kacchan io..." presi un respiro "io non ho detto a nessuno di aver vinto la scommessa. Non l'ho detto neanche a Kirishima che è convinto di averci sconfitto. Io... non ho neanche mai provato a vincerla, quella maledetta scommessa."
Respiro.
"Lo so Izuku. Lo so."

E la luce se ne era andata, il caldo umido con sé e il cuculo cantava inespressivo.
Sul balcone guardavamo gli ultimi raggi rossi rischiarare la pianura, le nuvole cangiare in un rosa sfumato e il mare brillare d'oro.
Aveva aperto una birra, una Ichnusa, perché come diceva lui "è più dolce delle altre". A me non sembrava, anzi preferivo la Corona, ma bevvi una limonata, perché non ero dell'umore.
In una mano teneva la bottiglia, l'altra era appoggiata sulla mia.
Da quel terrazzo c'era uno scorcio su tutta la baia: non ci passavo molto tempo, il sole ci batteva forte e la ringhiera era arrugginita, poi le sedie e il tavolino erano tutte scorticate e nessuno avrebbe saputo indovinare il colore originario. Però, quella sera, non avevamo voglia di scendere al porto, non avevamo voglia di fare un tuffo in piscina né di giocare a carte con Todoroki. Non avevamo voglia neppure di litigare.
Lui mi amava, che importanza poteva avere se mi aveva usato?
Io lo amavo, che importanza poteva avere se lo avevo usato?
L'importante era che ci amassimo a vicenda, no?
In quel momento volevo solo sorseggiare una bibita, io con la felpa, lui a piedi scalzi sulla pietra ruvida. Mi bastava vedere il riflesso del sole nei suoi occhi ammalianti, i suoi capelli brillare nel vento, il suo pomo d'Adamo alzarsi ed abbassarsi mentre beveva avidamente.
Volevo solo lui, quella sera, volevo tenermelo stretto, artigliare quell'ultimo brandello d'estate, stringermelo in seno e non lasciarlo mai più, implorandolo di guarire quel dolore dilaniante che mi squarciava il petto.
Ma mi stava scivolando fra le dita.

"Ti scriverò appena arrivo a casa, domani"
Era la terza volta che lo diceva.
"Sì."
Gli risposi triste.
Mi guardò sorridendo, di un sorriso triste, uno di quei sorrisi che si fanno quando sei distrutto dentro, ma devi rincuorare chi ti sta accanto.

Il sole sparì dietro al mare come le mie lacrime si frantumarono a terra.
Accanto a me ora c'era un ricordo, il ricordo più bello che avevo. Quel ricordo era Katsuki, e se solo fossi potuto tornare indietro mi sarei detto "testa di cazzo amalo di più, ora che puoi. Amalo, perché non è per sempre."
Mi guardò negli occhi come mai aveva fatto.
Mi scrutò negli occhi e quello sguardo significava "questa non è stata solo un'avventura estiva"

Angoletto dell'autrice
Lettoriiiiiiiiiiiiuuuu
Lasciate una stellina e niente a dopodomani🥺

La bugia dei papaveri •Bakudeku•Where stories live. Discover now