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Amy non sarebbe di certo rimasta ad aspettare che Connor tornasse per "recuperare il tempo perso", così uscì di casa con Danny e andò al pub ben prima del suo turno di lavoro.

Chad la salutò con sorpresa, poi, accortosi del bambino, la guardò interrogativo.

«M-mi chiedevo se... se potesse stare qui. Devo badare a lui, questa sera.»

Se anche il suo capo avesse intuito la bugia, finse il contrario. «Nessun problema. Basta che se ne sta buono.» Amy lo ringraziò. «Non serve che io ti faccia notare che in tarda serata questo non è esattamente un posto per un bambino.»

«Credimi, non ho alternative.»

Lui annuì e strinse le spalle. «Sappi che la sua presenza non ti esonera dal fare tutte le ore previste.»

«Certo, Chad. Ci mancherebbe.»

Amy prese Danny per mano e lo condusse fino a un tavolino. «Ascoltami, finché non ci saranno clienti, puoi stare seduto qui e fare un po' di compiti. Va bene?»

Lui annuì. «E poi?»

«Devo ancora pensarci.» Gli diede un bacio sui capelli biondi e arruffati, poi lo lasciò fare i compiti mentre lei andava a prepararsi. Mancavano tre ore all'inizio del suo turno, ma non riusciva a starsene con le mani in mano. Chad la lasciò fare, ma in un momento di pausa la prese da parte.

«Vuoi dirmi che succede?» le domandò preoccupato.

«Niente. Cosa dovrebbe succedere?» mentì.

«Niente?» ripeté. «Dopo il turno di ieri ti presenti qui in anticipo con un bambino. Chi diavolo è?»

Amy strinse le spalle fingendo nonchalance. «Faccio la babysitter per arrotondare.»

«Sì, certo. E conti di tenerlo qui fino alle quattro di mattina?» Chad sospirò. «Senti, io non voglio problemi. E soprattutto non voglio che tu ti metta nei guai.»

Lei gli sorrise. «È tutto okay, davvero.»

«Mmh... Si vede dalle tue occhiaie che è tutto okay» disse con sarcasmo, rientrando poi in cucina.

Amy si portò le mani alla testa e chiuse gli occhi. Stava sbagliando tutto, stava facendo una stupidaggine e ne avrebbe pagato le conseguenze. Sentì le lacrime salirle agli occhi, così strinse il ciondolo della sua inseparabile collana e si concentrò sul respiro. Un crollo nervoso era l'ultima cosa che ci mancava in quel momento.

Ritrovata un po' di calma, riaprì gli occhi e fece un profondo respiro prima di riprendere a lavorare dietro il bancone. Prese il canovaccio per cominciare ad asciugare i bicchieri dal vapore della lavastoviglie e lanciò uno sguardo al tavolino dove stava Danny.

Sbiancò.

C'era quel tipo seduto con lui.

Amy oltrepassò il bancone e li raggiunse. «Salve» salutò, cercando di mettere la giusta dose di gentilezza nel farlo. Era pur sempre un cliente, che a lei piacesse o meno. Oltretutto, non le aveva fatto nulla di male.

Ancora.

Lui sollevò lo sguardo e lo arpionò al suo viso. Amy si sentì in soggezione e allo stesso tempo attratta dai suoi occhi. Le iridi erano azzurre, forse verdi... forse grigie? Difficile a dirsi. I lineamenti affilati del viso, quasi delicati, le labbra sottili capaci di incurvarsi in un ghigno tanto quanto in un sorriso solare e i capelli pettinati indietro, neri quanto gli abiti che indossava. Era un uomo elegante, affascinante, misterioso.

Esattamente il genere di uomo verso cui doveva tenersi alla larga.

«Le, ehm...» Amy deglutì e si schiarì la voce prima di riprendere. «Le porto qualcosa?»

LOKI - Non c'è ingannoWhere stories live. Discover now