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Difficile dire quanto tempo trascorse dalla visita di Fury. Stando dentro quella stanza dove non c'erano finestre né orologi a muro, era praticamente impossibile per Loki capire se fosse giorno o notte e quanto veloci scorressero le ore. Neanche il suo fisico resistente gli era utile in tal senso, poiché poteva non necessitare di mangiare e bere per giorni.

Sdraiato al centro della gabbia trasparente, Loki sospirò e guardò verso lo specchio. «Mi sto annoiando» disse a chiunque ci fosse lì dietro. «Perché non mandate qualcuno per fare due chiacchiere?»

Ammise di sorprendersi quando la porta si aprì: non si aspettava che esaudissero le sue richieste.

«Se non hai portato la ragazza, spero che almeno tu abbia un mazzo di carte» scherzò il dio.

Fury si fermò dietro la linea di delimitazione. «Stammi bene a sentire» cominciò senza preamboli, «non avvicinarti al vetro, o ti folgoriamo. Non tentare di uscire, o ti folgoriamo. Non fare nulla che sai di non dover fare, o...»

«O mi folgorate. Ho capito. Non mi sembra ci sia nulla di diverso dal solito.»

Fury si crucciò. «Ho trovato la ragazza.»

Loki scattò in piedi e si avvicinò al vetro quanto gli era possibile, spostando più volte il suo gelido sguardo da Fury allo specchio.

«È qui?»

L'uomo lo osservò per qualche istante. «Sì. Le stanno giusto dando qualche indicazione prima di farla entrare.»

Loki sentì il cuore accelerare i battiti. Che gli stava succedendo? Era... emozionato? Per una midgardiana?

No, impossibile, si disse.

«Se sento puzza di inganno, verrai colpito da una scarica elettrica così potente che non solo ti farà sparire le visioni, ma persino ogni barlume di memoria e ragione. Mi hai capito bene?»

Loki fece un mezzo sorriso furbo. «Benissimo.»

Fury non era minimamente convinto di ciò che stava per fare, non si fidava di Loki ed era abbastanza convinto che il dio sarebbe riuscito a fregarlo.

«Sappi che ho un asso nella manica» lo avvisò.

Loki inarcò un sopracciglio. «Ma io ti avevo detto di portare l'intero mazzo di carte!» scherzò.

Fury gli voltò le spalle e raggiunse la porta, la aprì e si affacciò oltre. Loki non perse nessun suo movimento e non appena vide la ragazza varcare la soglia, le incollò gli occhi addosso. Fury le diede un altro paio di raccomandazioni, poi restò in disparte e la lasciò avvicinare.

Loki la osservò avanzare verso di lui, riconobbe i suoi lineamenti, i suoi capelli che quel giorno portava legati in una coda alta, la spruzzata abbondante di lentiggini e persino la sua andatura. Era lei, non c'erano dubbi. Eppure aveva qualcosa di diverso. Il suo sguardo era basso, come se avesse timore di incrociare quello del dio, ma anche se nascosto dalle ciglia nere, Loki capì che era privo di quella lucentezza che aveva caratterizzato le sue visioni.

Quella che si fermò a pochi passi dal perimetro rosso era una Amy diversa, che aveva vissuto un percorso differente da quello mostratogli dalla pietra.

«I tizi là dietro ti avranno detto che puoi arrivare fino alla linea» cominciò Loki. «Ti faccio così paura?» sorrise.

Amy finalmente lo guardò: non c'era traccia di timore sul suo viso. Sembrava solo... stanca.

«Non più di tanto» rispose. «È che non vedo perché avvicinarmi di più. Qui mi basta. È come quando si va alla stazione: ti dicono di non superare la linea, questo non significa che debba stare subito dietro ad aspettare il treno.»

LOKI - Non c'è ingannoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon