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Amy era parcheggiata davanti alla stazione di polizia da un po', con le mani ancora sul volante e lo sguardo fisso sull'ingresso della centrale. Aveva lascito Danny a scuola e ora, senza più il bambino che non voleva né restare solo né avvicinarsi al luogo di lavoro del padre, era arrivato il momento per lei di farsi avanti.

«Forza» si disse. «Puoi farcela.» Chiuse gli occhi e fece un profondo e lento respiro. Raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e finalmente scese dalla Jeep. Il cuore le batteva sempre più forte man mano che si avvicinava; quando fu dentro la centrale, le parve che il suo tamburellare sovrastasse ogni suono.

Amy si guardò intorno. Non c'era traccia di Connor.

Con titubanza, si avvicinò al bancone dove sedeva un giovane fresco d'accademia, e per questo relegato alla postazione del telefono.

«Buongiorno, signorina. Sono l'agente Caxton. Cosa posso fare per lei?»

Le parve di avere la lingua infeltrita. «I-io... dovrei... Io sono qui per...» Si umettò le labbra e cercò di deglutire la saliva che non aveva. Il giovane poliziotto si accorse della sua evidente agitazione e le offrì un bicchiere d'acqua spillata dal boccione alle sue spalle.

«Si calmi e si prenda il suo tempo. Sono qui apposta per ascoltarla» le disse con gentilezza.

Amy bevve e poi lo ringraziò. «Senta, agente... io sono qui per denunciare... per denunciare delle aggressioni e un... un omicidio.»

Caxton sbarrò gli occhi. «È una testimone oculare di un omicidio?»

Lei annuì. «E sono la vittima delle aggressioni.»

Il poliziotto prese un foglio da una vaschetta portadocumenti e iniziò a scrivere. «Mi dica tutto, signorina...?»

«Amy Cooper» rispose, la voce rotta dall'agitazione. Prese fiato e poi aggiunse: «L'agente Connor Holdman ha ucciso sua moglie Dorothy tre anni fa e ha minacciato e aggredito me».

A Caxton cadde la penna di mano; sollevò lo sguardo dal foglio a lei, le sopracciglia talmente inarcate da avvicinarsi all'attaccatura dei capelli. «Come ha detto?!»

*

Amy era stata condotta nell'ufficio del capo della polizia, il quale le aveva chiesto e richiesto di ripetere i fatti.

«Le giuro che non sto mentendo» disse Amy per l'ennesima volta. «Io ero lì, facevo la tata a loro figlio!»

«Quindi mi sta dicendo che rientrati a casa dopo una cena al ristorante, i coniugi Holdman hanno cominciato a litigare finché lui non ha perso il controllo.»

«Sì» confermò Amy, esasperata dal ripetersi.

«La signora Holdman ha sbattuto la testa nello spigolo del mobile ed è morta.»

«Esattamente!»

Il capo della polizia, l'agente Hux, prese a ruotare leggermente la sedia a destra e sinistra. «Quindi è stato un incidente.»

«Connor l'ha spinta! E comunque prima l'ha anche colpita più volte!»

Hux si picchiettò il mento con la penna. «E perché lei ha aspettato tre anni per testimoniare quanto ha visto?»

Amy sospirò. «Avevo... Ho paura di Connor. Di quello che mi ha fatto e che può ancora farmi. Quando facevo la babysitter a Danny, Connor... be', lui si era infatuato di me» disse arrossendo per la vergogna di quanto stava ammettendo.

«L'agente Holdman ha abusato di lei, signorina Cooper?»

Amy scosse la testa. «No, ma ci ha... provato. Sono riuscita a fuggire.»

LOKI - Non c'è ingannoWhere stories live. Discover now