18

1.5K 91 7
                                    

Loki era in sala d'aspetto con Jane, camminando irrequieto nella stanza, mentre Thor era salito al piano di pediatria insieme a Danny per intrattenere e far felici i bimbi ospedalizzati – oltre che per distrarre lo stesso Daniel, che da quando erano arrivati non aveva fatto altro che chiedere di Amy, innervosendo Loki. Il Dio dell'Inganno gli si era affezionato, ma aveva ancora una bassa soglia di sopportabilità quando la bertuccia si comportava come il bambino che era.

«Uno dei paramedici mi ha dato questa» disse Jane, porgendo a Loki la pietra. «Potresti ridarla ad Amy quando si sveglierà» sorrise la ragazza.

Lui la prese e la tenne sul palmo della mano per un po', osservando la luce dei neon rifrangersi sulle facce del diamante.

Jane lo studiò per qualche istante. «Lo sai, non credevo fossi recuperabile.»

Loki assottigliò lo sguardo e chiuse la mano stringendo la pietra. «Attenta, sono ancora imprevedibile. Soprattutto in questa particolare situazione» la avvisò.

Lei strinse le spalle facendo la spavalda. «Mi stavo chiedendo, infatti, come mai sei così calmo. Te ne stai qui, in una stanza d'ospedale, aspettando pazientemente, senza inveire contro ogni infermiere che ti capita a tiro. Non me lo sarei mai aspettato.»

Loki incrociò le braccia al petto. «Allora che ne dici di non infastidirmi e lasciarmi tranquillo?»

«Volevo solo dire che se hai bisogno di parlare, sono qui.»

Lui inarcò un sopracciglio. «Se avessi bisogno di parlare, non lo farei di certo con te. Le uniche persone che si sono guadagnate questo privilegio sono una nel Valhalla e una in sala operatoria.»

«Non è colpa tua quello che è successo» disse Jane.

Loki riprese a camminare su e giù, finché non si fermò alla finestra. Il sole era sorto da un po' e loro non avevano ancora notizie dai medici. Riaprì la mano e fissò ancora una volta lo sguardo sulla gemma: finché non scompariva, significava che Amy era viva.

«Non è una semplice pietra di bigiotteria, vero?» chiese Jane.

Loki diede le spalle alla finestra e si appoggiò al davanzale, squadrando la ragazza dalla testa ai piedi. «Quand'è che te ne vai?»

Jane sorrise senza offendersi. «Ho l'aereo per Londra tra cinque ore.»

Lui sollevò gli occhi al cielo. «Allora fammi il favore di trascorrere le prossime cinque ore in silenzio.»

Lei sbuffò e si accomodò su una sedia della sala d'aspetto. «Che progetti hai, dopo?» gli chiese.

Loki la fulminò con lo sguardo. «Lo sai perché Thor ha portato l'impiastro di sopra con sé, vero? Perché ha capito che in questo momento è meglio non irritarmi! Quindi ora o te ne vai dal tuo amato Dio del Tuono liberandomi della tua presenza, o taci!»

«Sei davvero indisponente» commentò lei.

Loki serrò i pugni, fece un profondo respiro, poi si voltò di nuovo verso la finestra. «Saranno le cinque ore più lunghe della mia vita» borbottò.

«Se facessi un po' di conversazione, potrebbero trascorrere meglio» disse Jane.

«Mi stai irritando apposta?»

«Vorrei aiutarti, veramente. Ma tu non me lo permetti. Non permetti a nessuno di farlo» rispose la ragazza, trapelando un po' di rabbia. «E questa cosa mi spaventa, perché ti rende una bomba a orologeria.»

«Ah, ti spaventa!» ripeté lui con orgoglio.

«Sì, perché quando sei fuori controllo, chi ci rimette sono sempre gli altri, in primis Thor e il mio mondo! Perciò, visto che è palese che questa» disse indicandolo con un gesto della mano, «è la quiete prima della tempesta e che sei a un passo dall'esplodere, mi piacerebbe sapere come disinnescarti».

LOKI - Non c'è ingannoWhere stories live. Discover now