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In un'altra realtà.

Ecco cos'erano gli Avengers: un branco di idioti egocentrici e megalomani, talmente indaffarati a dimostrare ognuno di essere migliore degli altri che alla fine facevano più danni che rimedi. Tanto meglio per Loki, che era riuscito a fuggire dall'arresto con il Tesseract. Il dio gioiva per quella semi vittoria, gliel'avevano praticamente offerta su un piatto d'argento. E pensare che ora avrebbe potuto essere prigioniero ad Asgard, ancora più nell'ombra di suo fratello che avrebbe festeggiato e brindato la sua cattura, lasciando che l'intero popolo deridesse il Gigante di Ghiaccio.

Il Dio dell'Inganno non era uno stupido, aveva capito che per un po' avrebbe dovuto tenere un profilo basso. Tutti stavano cercando lui e il Tesseract, la sua faccia era su ogni notiziario di ogni nazione di ogni continente di Midgard. Era il ricercato numero uno, ma per sua fortuna poteva mutare aspetto e, grazie all'oggetto magico, spostarsi ovunque volesse.

Non lasciò mai la Terra, non c'era altro pianeta dove nascondersi. In uno qualsiasi degli altri Nove Mondi sarebbe stato meno al sicuro, inoltre c'era sempre il suo mandante là fuori, colui che gli aveva offerto l'esercito di Chitauri in cambio del Tesseract. Era abbastanza sicuro che ora volesse la sua testa, perciò era meglio per lui non avventurarsi troppo nello spazio.

Trascorse quasi due anni vagando per Midgard, aspettando che si calmassero le acque. Visitò molti luoghi: il Nord Europa, che ricordava tanto l'atmosfera di Asgard; le nazioni mediterranee, dove doveva ammettere di aver gustato piatti che superavano la cucina regale di Odino; l'Oriente, così diverso dal resto di Midgard in cultura e tradizioni da essere ai suoi occhi affascinante e misterioso; l'Oceania, con animali talmente unici e rari da essere più strani delle creature di Jotunheim. E poi l'Africa e il Sud America. C'era tanto da scoprire, tanto da imparare di quel mondo, prima di poterlo governare.

Ma c'era qualcosa nella testa di Loki che continuava a martellare da un po'. Ovunque andasse, qualunque aspetto assumesse, un sogno insistente si presentava ogni volta che chiudeva gli occhi. Da quando era fuggito da New York, la sua mente gli proponeva sempre lo stesso volto lentigginoso di un'insignificante midgardiana. Non aveva idea di chi fosse, né perché si presentasse nei suoi sogni con puntualità. Doveva essere opera di una strega o di un mago, ne era certo. Ma perché gli avessero fatto quell'incantesimo proprio non arrivava a comprenderlo.

Poi un giorno accadde qualcosa di strano.

Stava passeggiando in quel piccolo paesino tutto torri che chiamavano San Gimignano, quando d'improvviso una moltitudine di immagini presero a formarsi nella sua mente. Strinse i denti e trattenne un grido di dolore, portandosi le mani alle tempie. Era come se migliaia di aghi gli stessero perforando il cervello, mentre l'interno delle sue palpebre serrate fungeva da schermo in cui scorrevano diapositive di una vita che non ricordava aver vissuto.

Vide di nuovo la ragazza con le lentiggini e per la prima volta la sentì parlare. La sua voce gli parve familiare, così come gli sguardi che gli rivolgeva. La vide piangere e la vide ridere, guardò le proprie mani sporche del sangue di lei e sentì la disperazione montargli dentro, la strinse tra le braccia e sentì il sapore delle sue labbra quando la baciò. Sentì dirle di amarlo e sentì dirsi di amarla per sempre.

«È impossibile!» gridò Loki, spezzando quell'incanto in cui era precipitato e ritrovandosi seduto contro il muro di mattoni del paese, con le mani tra i capelli e la mascella dolorante per aver tenuto i denti serrati. Gli parve di essere riaffiorato dagli abissi e di riprendere a respirare solo in quel momento, accorgendosi che un capannello di italiani preoccupati si era avvicinato a lui.

«Si sente bene, signore?» domandò la negoziante della boutique di souvenir.

Loki riservò uno sguardo gelido a tutti coloro che si erano assembrati circondandolo, poi si alzò e si aprì un varco tra la folla per andarsene.

Non fece neanche cento metri, che accadde di nuovo.

Il dio si appoggiò con una mano al muro e questa volta, piuttosto che fare resistenza, lasciò che quelle immagini fluissero nella sua mente. Fu meno doloroso, ma comunque fastidioso.

Lei, chiunque fosse, c'era sempre. Ma questa volta non fu la sola a fargli visita. Apparve un ragazzo, un adolescente che gli proponeva una maratona di film; apparve suo fratello Thor che, stranamente, lo stava difendendo da Iron-Man, Capitan America e Vedova Nera; apparve un uomo dallo sguardo crudele, dalla divisa doveva essere un agente di polizia, la targhetta sul petto lo etichettava come "C. Holdman"; vide di nuovo la ragazza, questa volta gli dormiva accanto, un sorriso sereno sul viso. Si susseguirono diverse immagini come fosse una macchina per diapositive che girava troppo velocemente. Loki iniziava ad avere mal di testa.

«Basta» bisbigliò, stanco di ciò che gli stava accadendo.

La ragazza sfumò via e al suo posto comparì un uomo. Aveva gli occhi chiari quanto i suoi, forse anche di più, lo sguardo severo e la postura eretta. Vestiva completamente di nero e in mano aveva una pietra e la stava osservando in controluce.

"Ho letto qualcosa a riguardo" disse l'uomo, dando poi la gemma alla ragazza. Sempre lei. "Ha dei poteri su chi è sensibile alla magia."

"Che tipo di poteri?" si sentì chiedergli.

Quello lo scrutò per qualche istante. "Stai diventando un brav'uomo, Loki Laufeyson. Continua così e potrei prendere in considerazione di cancellarti dalla lista nera."

Loki non poteva credere a ciò che stava udendo in quella visione. Chi erano tutte quelle persone? Perché le vedeva? Come poteva avere ricordi che gli riguardavano ma che non erano suoi?

"Mi è stato detto della nuova linea temporale con te che fuggi col Tesseract" continuò l'uomo dagli occhi chiari. "Sai che sono un protettore del Multiverso, vero?"

"Mi stai minacciando perché in un altro universo potrei fare dei casini?" gli chiese ancora la sua voce.

"Non sto minacciando te. Sto avvisando l'altro te che potrebbe essere in ascolto ed essere anche molto confuso. Se vuole delle risposte, deve cercare lo Stregone Supremo."

Loki sentì il cuore perdere un colpo. Stava parlando con lui? Con il lui che stava avendo quelle visioni? Che diavolo significava tutto quello?

Proprio ora che il dio voleva delle risposte, che era pronto a interagire con le sue visioni per avere spiegazioni, tutto svanì.

«No!» esclamò, allungando una mano cercando di afferrare l'uomo sconosciuto. Ma davanti a sé trovò di nuovo la negoziante di poco prima.

«Signore, è sicuro che non ha bisogno di...»

«Silenzio, unitile terrestre!» la zittì.

Quella spalancò occhi e bocca, oltraggiata da un simile comportamento. «Lei è un vero cafone!» gli gridò contro, tornando poi alla sua boutique.

Loki assottigliò lo sguardo e le sue iridi di ghiaccio trafissero ogni volto che lo stava fissando.

«Uno di questi giorni diventerò il vostro unico re. Vedremo allora se oserete darmi del cafone» ghignò malefico.

Ma per il momento quel piano malvagio doveva essere messo da parte. Ora Loki voleva solo togliere quella fattura che gli avevano fatto e l'unico indizio che aveva era di cercare lo Stregone Supremo.

«Ti troverò, ciarlatano. E vedremo chi è che ha davvero il potere della magia tra noi due!»

***

Eh va be', ricominciamo da capo! 🤣 Curiosi di sapere come si incroceranno le vite di Loki ed Amy?! Spero proprio di sì!

Alla prossima!

Bye bye

Cla 💚

LOKI - Non c'è ingannoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon