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Tutta quella giornata per Amy era come uno strano sogno. Doveva ancora capire se era qualcosa di bello oppure un incubo.

Era tutto troppo assurdo per essere vero. Prima un uomo con la benda sull'occhio era venuto a prenderla a casa per condurla in quella specie di magazzino. Poi un paio di agenti le avevano sciorinato una serie di regole e accortezze da seguire per poter incontrare un dio di Asgard che aveva insistito per vederla. E ora si ritrovava di fronte a quel dio che tanto pericoloso non le sembrava e a cui era disposta raccontargli di sé.

Sapeva chi era Loki Laufeyson; tutto il mondo lo conosceva per ciò che aveva combinato a New York ormai un paio di anni prima. Eppure l'uomo che aveva davanti, al di là di quel vetro, non le sembrava affatto il mostro di cui aveva sentito parlare. Forse perché lei sapeva cosa significava averne uno in casa, di mostro, e Loki non era affatto quel tipo di persona. Lo leggeva nei suoi occhi – azzurri? Verdi? Oppure grigi? –, lo capiva dal suo sguardo e lo percepiva dalle sue parole e dal tono della sua voce.

Non sapeva perché, ma Amy capì che di lui poteva fidarsi. Tuttavia, doveva riconoscere che era a dir poco megalomane.

«Giovamento?» ripeté con scetticismo, inarcando un sopracciglio.

Il ghigno del dio si stese ancora di più. «Vedrai» disse.

Dopodiché ci fu il caos e accadde tutto con una velocità sorprendente.

Loki sollevò una mano a mezz'aria e a pochi centimetri dal suo palmo si materializzò un cubetto luminescente. Fury gridò e si avvicinò di corsa al vetro della prigione, sul cui soffitto prese a sfrigolare una luce che presto divenne un fulmine. La saetta non colpì il dio: Loki fu abbastanza veloce da salutare con la mano l'uomo con la benda sull'occhio e sparire attraverso un portale prima che il fulmine lo sfiorasse.

Fury tirò un pugno sulla parete trasparente, dalla porta entrarono altri due agenti e quello che Amy riconobbe come Thor.

Il Dio del Tuono non mostrava la stessa agitazione degli altri; si avvicinò lentamente, con passo sicuro. Il mantello rosso che gli fluttuava sulle spalle, sulla mano destra teneva il manico di Mjolnir, i suoi occhi azzurri erano fissi sulla prigione vuota.

Fury si piazzò di fronte ad Amy, così vicino che lei si ritrovò a fare un passo indietro. «Dov'è andato?!» le chiese aggressivo.

«Non lo so.»

«Che diavolo voleva da te?!»

«Fury» lo richiamò Thor con tono pacato. Non aggiunse altro, era solo un ammonimento a mantenere la calma.

L'uomo allora si rivolse al dio. «Quel farabutto del tuo fratellino pazzo ci è sfuggito! Io lo sapevo che non dovevamo portarla qui!» gridò indicando Amy. «Questo è successo perché ti ho dato retta e abbiamo accontentato quel folletto ingannatore!»

«Modera le parole, Fury. È pur sempre mio fratello. E comunque, avrebbe potuto usare il Tesseract in qualunque momento, con o senza la ragazza qui. Eppure ha aspettato e l'ha fatto solo ora» disse Thor. Spostò lo sguardo su Amy, che si sentì rimpicciolire di fronte alla sua figura imponente. «E credo che lo userà per tornare.»

«Come fai a dirlo?» sbuffò Fury.

«Un presentimento» rispose l'asgardiano.

L'uomo borbottò, poi raggiunse i suoi agenti, chiedendo informazioni su quanto registrato e ascoltato attraverso le telecamere.

Amy rimase in disparte affianco a Thor.

«Non sembrate fratelli» disse lei per rompere il ghiaccio.

L'asgardiano sorrise. «È adottato.» Scrutò Amy con maggiore attenzione. «Tu chi sei, di preciso?»

Lei strinse le spalle. «Nessuno.»

LOKI - Non c'è ingannoWhere stories live. Discover now