2. Una sola notte.

914 44 56
                                    

WALLACE

Piccolo promemoria: non fidarsi mai di Roxie Gatina.

Nemmeno un'ora dopo avermi giurato che non si sarebbe ubriacata, ed eccola lì, che sghignazzava tenendosi in piedi aggrappata al bancone. Per fortuna, non si era allontanata e in quel modo la potei tenere sott'occhio. Nel mio radar c'erano anche quegli uomini seduti a pochi metri da lei: continuavano a guardarla e si soffermavano specialmente sulle curve, e Roxie le aveva tutte nei punti giusti. Mi era davvero difficile non abbassare lo sguardo, perché sembravano creati apposta per essere ammirati, ma non ritenevo fosse giusto farlo. Avevo una sorella più piccola di quattro anni e forse era per lei che mi faceva imbestialire il modo in cui gli uomini continuavano a guardarla senza pudore. Maledizione, era una persona con un'anima e un cuore, non un contenitore vuoto di ossa e pelle, era disgustoso guardarla in quella maniera.

Preparai l'ennesimo drink - non destinato a lei - e quando lo appoggiai, finito, sulla superficie, mi presi un momento per osservarla. Ridacchiava di continuo senza un senso logico, i capelli lunghi color mogano, lisciati penzolavano sulla schiena mentre tirava indietro la testa. Muoveva il bacino a ritmo con la musica e mi chiesi come potesse anche solo restare in piedi senza finire a gambe all'aria sopra quei tacchi vertiginosi. Sollevò le braccia in aria debolmente, mentre si lasciava cullare dal ritmo.

Sospirai: non mi piaceva vederla in quello stato.

Roxie sembrava carica di mille personalità e non averne nessuna al tempo stesso. Questo mi attirava come una calamita verso di lei, curioso di scoprire dove cominciassero e dove finissero. E come se non bastasse, era la donna più bella che avessi mai incontrato e non scherzavo. Quando le ero vicino, dovevo attingere a tutto l'autocontrollo in mio potere, per non cedere alle sue lusinghe. Non ero mai stato uno che si intratteneva con donne con il solo scopo di divertirmi, avevo sempre ricercato la mia metà e sapevo bene, che la rossa ubriaca che danzava davanti ai miei occhi, cercava ben altro. Roxie voleva sesso occasionale, ma io di una sola notte non me ne facevo nulla.

Inclinai di lato la testa e mi costrinsi di guardarle solo i lineamenti del viso.

Non abbassare lo sguardo, mi ripetevo ogni volta, e Roxie si impegnava parecchio a rendermi difficile il compito. Il fatto era che Roxie mi attraeva fin troppo, tanto da inquietarmi. Il mio corpo non aveva mai reagito come faceva con il suo e resisterle aveva cominciato a farmi male fisicamente. Ovviamente non lo avevo mai mostrato o detto ad alta voce, nemmeno ai miei amici. Insomma, era praticamente inutile: tutti erano attratti da quella ragazza. Non avevo ancora conosciuto qualcuno che non l'aveva squadrata almeno una volta.

L'unica soluzione che avevo trovato per non cedere come un'animale all'attrazione fisica, era stata quella di allontanarla, ma ogni volta tornava a complicarmi la vita.

«Roxie è andata...» disse Nathan ridendo.

«Già...» sbuffai.

Uno degli uomini che erano rimasti ore a parlare di lei, si alzò e la raggiunse. Le appoggiò una mano sul fianco e l'attirò a sé. Raddrizzai le spalle e scrutai attento la risposta della rossa.

Lei si voltò e ampliò il sorriso. «Leva quella mano o ti do un calcio nelle palle, un minimo di dignità ancora ce l'ho, qui da qualche parte.» E per fare capire il concetto, lo spintonò.

Lui si accigliò. «Ma se è tutta la sera che fai da capire che vuoi andare a letto con qualcuno. Continui a muovere il culo davanti ai nostri occhi!» Piazzò la mano sul soggetto del discorso e io non ci vidi più: nessuno mai doveva sentirsi in diritto di toccare una donna senza il suo consenso. Mai, per nessun cazzo di motivo. Era una cosa che mi faceva uscire di testa.

Mostrami la fiducia (#3 Nightmares Series)Where stories live. Discover now