22. Molto di più.

425 37 22
                                    

WALLACE

La notizia era stata una secchiata d'acqua gelida.

Arrivata all'improvviso e inaspettata.

Io potevo anche accettarla, ma Roxie? Lei aveva eretto un muro d'indifferenza sulla questione. Nei giorni successivi evitava l'argomento, cambiava umore appena pronunciavo il nome di Liam oppure se ne andava direttamente. Cercavo di parlargliene in modo che potesse capire che anche se avevo delle ulteriori responsabilità e una persona in più nella mia vita, questo non doveva essere sinonimo di cambiamento o non doveva per forza intaccare e minacciare il nostro rapporto. Roxie, però, sembrava sicura del fatto che avrebbe cambiato tutto, per questo non mi ero sentito di invitarla quel giorno.

Dopo quasi una settimana avevo trovato il coraggio di mettermi d'accordo con Laurel per conoscere finalmente Liam. Mio figlio.

Ci trovavamo al parco giochi e una sensazione di terrore e calore mi montò nel petto, quando lo vidi correre da una parte all'altra, il sorriso stampato sulla faccia.

Mi presi qualche momento per guardarlo. Gli occhi azzurri li aveva presi dalla madre, ma i capelli scuri erano i miei. Questo dettaglia quasi non mi fece cadere in ginocchio con le lacrime agli occhi.

Io avevo un figlio, ed era proprio lì, davanti ai miei occhi. Sembrava sereno, ma un moto di senso di colpa si impadronì di me. Non sapevo della sua esistenza, ma al diavolo, quello era mio figlio e io non c'ero stato per lui!

Laurel, in piedi accanto a me, incrociò le braccia al petto. «Ha sempre sorriso più degli altri bambini.»

Guardai Laurel con la coda dell'occhio poi indirizzai di nuovo tutta la mia attenzione su mio figlio.

Sembrava un bambino stupendo e io mi ero perso ben sette anni di quella dolcezza... mi sentii morire al solo pensiero di cosa poteva aver creduto in tutti quegli anni. Che lo avevo abbandonato? Che non lo avevo voluto? Che ero morto? Che ero scappato?

«Anche Sybil, mia sorella, ha sempre sorriso come lui.» Dissi invece.

Sentii Laurel ridere. «Sì, me la ricordo! Be', i geni sono quelli in fondo.»

Non le risposi, troppo attento a seguire Liam per non rischiare di perderlo. E poi i pericoli di quei giochi erano infiniti. Dovevo essere attento e proteggerlo per quanto potessi.

«Quando potrò parlarci?» Le chiesi. Le gambe tremavano dalla paura e le braccia fremevano dalla voglia di prenderlo in braccio.

«Ho pensato di fare le cose con calma. Lasciamolo giocare un po', appena si stanca ci appartiamo e in privato glielo diciamo.»

Deglutii. Dato che Laurel lo conosceva meglio, potevo solo che affidarmi a lei.

Sempre attento a Liam, presi il telefono dalla tasca che aveva cominciato a vibrare. Risposi senza leggere il nome e dissi un «pronto?» da manuale.

«Ѐ così che parli alla tua donna?» Riconobbi immediatamente Roxie. «Dovresti proprio vergognarti!» Ridacchiò.

«Scusa ero distratto.» Presi il lusso di chiudere le palpebre per massaggiarmele, staccando gli occhi da Liam per un secondo. Quel bambino saltellando da una parte all'altra mi avrebbe fatto diventare strabico.

«Spero da una vetrina di intimo sexy da regalare alla tua donna in dolce attesa... l'altro giorno ho provato a guardare online dei vestiti per donne incinte e mi sono presa un mezzo infarto, se riesci a trovare qualcosa di decente, compralo nell'immediato!»

Liam fece lo scivolo e corse da un amichetto, sempre con un sorriso stampato in volto.

Mi venne da sorridere. «Dovresti proprio vederlo, Roxie.»

Mostrami la fiducia (#3 Nightmares Series)Where stories live. Discover now