15. Colazione in compagnia.

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ROXIE

Dopo esserci rotolati nel letto per ore, avevamo deciso di ordinare del sushi d'asporto, e fu proprio quella la causa del mio risveglio quella mattina. Corsi in bagno e prima di piegarmi in due con la testa dentro il water, ebbi la prontezza di chiudere la porta. C'era un motivo ben preciso se andavo in posti abituali: per non ritrovarmi a rimettere l'anima. Mi segnai mentalmente di non mangiare mai più in quel posto. Accidenti a Wallace che aveva insistito tanto!

Sentii bussare. «Roxie stai bene?»

Trassi un bel respiro. «Se ti azzardi ad entrare qui dentro, giuro che ti castro!» Non era il risveglio che avevo sperato. La mia idea consisteva nel cominciare la giornata con un orgasmo, o forse due. Di sicuro, non avevo messo in conto di rimettere la cena del giorno prima.

Mi tirai su, mi sciacquai la faccia e usai il collutorio. Mi appuntai di inserire uno spazzolino in borsa, per qualsiasi evenienza.

Quando uscii dal bagno, lo cercai per casa e trovai Wallace in giardino, seduto sulla sua sedia in vimini. A quanto pare quello era il suo posto preferito. Come biasimarlo, era un bel giardino. Mi avvicinai e incrociai le braccia al petto. Indossavo una sua maglietta, anche se mi fasciava il corpo come un vestito lungo sino le ginocchia. I capelli li avevo legati in un chignon alla rinfusa. I piedi nudi. Non potevo credere che mi stessi lasciando vedere in quelle condizioni.

Wallace alzò lo sguardo e sfoderò un sorriso a trentadue denti. Il sole gli baciava metà viso illuminandogli gli occhi, che ora sembravano di un marrone caldo. Era sempre stato così bello? Sentii un bisogno impellente di saltargli addosso, però mi limitai ad accavallare le caviglie e appoggiarmi contro lo stipite della porta finestra.

«Stai bene, Roxie?» Si alzò agilmente e mi venne incontro. Dovetti alzare il mento per guardarlo negli occhi. «Sto bene, ma non prenderemo mai più il sushi là.»

«Mi dispiace, a me non ha mai dato problemi.»

«Avrai lo stomaco migliore del mio.»

Wallace sorrise e alzò la mano. Allargò le dita contro la mia guancia e con il pollice mi sfiorò le labbra. «Buongiorno.» Disse dolcemente e mi baciò.

Un calore sconosciuto mi guizzò in pancia e mi chiesi se non dovessi tornare a vomitare. Non sapevo proprio spiegarmelo.

Wallace si ritrasse e io lentamente aprii le palpebre. «Buongiorno.» Risposi facendo un passo indietro. «Andiamo a fare colazione fuori?»

Lui annuii.

«D'accordo, però mi devo assolutamente sistemare, sono in condizioni indescrivibili. E per la cronaca, se vuoi che resto a dormire un'altra volta, dovrai procurarti uno spazzolino. Non esiste che io vada avanti di collutorio in tutte le case in cui vado!»

Wallace a dorso nudo, mise le mani dentro le tasche dei jeans che portava sbottonati. «Di quali case parli?»

«Quella di Seth ed Eliza.» Dissi.

Un momento.

Eliza?

Corsi a prendere il telefono e lo sbloccai. Guardai che giorno era e... cazzo!

«Quasi mi stavo per dimenticare!» Gridai tornando in salotto.

«Di cosa parli?»

Sollevai lo sguardo dal telefono e lo puntai su quello di Wallace. Era proprio tenero con quell'espressione disorientata.

«Oggi è il compleanno di Eliza!»

Incurvò un sopracciglio. «Perché non lo sapevo? No, aspetta, e il tuo invece quand'è?»

Mostrami la fiducia (#3 Nightmares Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora