1. Non fidarti di me.

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ROXIE

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ROXIE

Giocherellai con il bicchiere colmo di liquore. Mossi il polso formando cerchi regolari mentre con l'altra mano rimescolavo il liquido con la cannuccia. Il Nightmares era vuoto rispetto le sere durante i weekend, era il rischio per essermi recata di giovedì sera.

Ma in fondo, non ero lì per ballare in mezzo alla folla.

Ero a caccia e non di una preda qualsiasi.

Erano tante le cose che mi piacevano fare, ma la mia passione più grande era il sesso. Non era complicato e non ti lasciava con il cuore a pezzi. Era divertente e atletico. Sì, era decisamente l'attività che preferivo più in assoluto. Il sapore del sudore dell'altro sulla punta della lingua, le mani che scivolavano sul corpo muscoloso, i corpi accaldati che si fondevano elettrizzando la stanza e il piacere che si irradiava in ogni fibra del mio essere. Oh sì, vivevo per quei momenti di estasi.

E c'era una persona in particolare con cui volevo intraprendere quella piacevole attività ed erano mesi che mi divertivo a metterlo alle strette. Era un tipo riservato e rispettoso, fin troppo, dato che ogni qual volta cercassi di scoprire la mercanzia non accennava a darci un'occhiatina, il che rendeva difficile arrivare al mio scopo.

Mi allungai in avanti, passai un dito sulla scollatura a V della maglietta striminzita e battei le palpebre con sguardo provocante.

Gli uomini che erano seduti di fianco impallidirono e rimasero a fissarmi a bocca aperta. Sorrisi compiaciuta, ma non distolsi mai l'attenzione dalla mia preda: Wallace Roe, che da perfetto barman, era intento a preparare i drink che i ragazzi a qualche metro da me, attendevano. Osservai ogni centimetro di muscolo con aria famelica. Quell'uomo riusciva a farmi bagnare le mutandine senza dover fare granché: era abituato ad andare spesso in palestra e i muscoli gonfi e tonici confermavano quell'informazione. Le spalle larghe coperte da una semplice T-shirt nera, così aderente da lasciare poco alla fantasia: i pettorali pieni, che sognai di leccare vorace, la tartaruga che immaginai di toccare... mi morsi il labbro e strinsi ancora di più le gambe, accavallate sotto il tavolo. Roe era nelle mie fantasie più sfrenate, tanto da aver dato il suo nome a uno dei miei giocattoli per la notte.

Passai a studiare i lineamenti rigidi del viso, la mascella tesa sotto al mio sguardo. Le sopracciglia folte e nere quanto i capelli corti, lievemente incurvate. Il pomo d'Adamo che sussultava ogni volta che deglutiva, le labbra carnose cui gli angoli erano puntati verso il basso in una smorfia di disappunto. Era davvero singolare il fatto che si impegnasse a lavorare fingendo che non esistessi. Specialmente quando gli uomini accanto a me continuavano a commentare la mia bellezza. Sì, ero sempre stata una bella ragazza, ma non avevo sempre usato il corpo per farmi piacere, anzi, in passato mi dava persino fastidio che la gente notasse la facciata prima ancora di conoscermi. Avevo molto più di un corpo, avevo una mente e un'anima, ma le cose erano cambiate. Ora ero decisa a nascondere quella parte di me, avevo rinunciato a quella Roxie che credeva di essere più di un corpo, l'avevo estirpata come erbaccia e ora mi nutrivo delle occhiate da parte degli uomini. Vivevo di quei commenti e se la Roxie del passato credeva che fossero solo viscidi e schifosi, la Roxie di adesso, li assorbiva come se fossero l'unico nutrimento dopo anni di siccità. Perché il cuore, lo avevo chiuso a chiave, e mi ero curata di buttarla, non dopo quello che mi era successo. Non dopo aver sofferto tanto.

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