26. Tre cioccolate calde.

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WALLACE

«Roxie, è stata la prima volta in cui ho partecipato ad una festa a sorpresa senza la festeggiata presente!»

Sentii quella voce femminile, lontana e bassa, quindi nonostante fossi addormentato, capii che era qualcuno dall'altro capo del telefono.

Ero sdraiato prono, perciò dovetti alzare la testa per guardare l'orario dalla sveglia sul comodino. Avevo ancora un occhio chiuso quando lessi che erano le otto. Sbuffai sonoramente afferrando il cuscino e lo schiacciai sopra la testa nella speranza di riprendere sonno.

Il mio umore quella mattina era agitato e nervoso. Non solo avevo organizzato una festa a sorpresa per settimane ad una persona a cui, palesemente, non importava dato che se n'era andata senza darmi alcuna giustificazione, ma ora Roxie aveva deciso di parlare al telefono con Ruth. O perlomeno, era la persona alla quale avevo associato la voce, dall'altro capo dell'apparecchio.

Roxie seduta sul letto accanto a me, fece una risatina. Il che mi fece aumentare il malumore: era uno scherzo secondo lei?

Mi ero sgolato nella speranza di fermarla dall'andare dalla sorella da sola. Non capivo proprio perché non poteva aspettare un giorno prima di correrle dietro. E perché doveva guidare tanto da sola e incinta. Quello che mi faceva uscire di testa, però, era il fatto che non mi avesse dato alcuna spiegazione. Neppure al suo ritorno, quando era rientrata a casa troppo silenziosa e si era raggomitolata nel letto affermando di essere troppo affaticata per parlarne.

Ero stanco di sentirla scivolare dalle mie dita. Stanco dal fatto che non mi permettesse di aiutarla. Stanco di sentirmi escluso da lei. Stanco che non si fidasse ancora, anche se affermava il contrario. Stanco di preoccuparmi come un padre ossessivo sia per lei sia per la salute del bambino.

«Oh, certo, come se tu avessi frequentato tante feste di compleanno. Ammettilo, hai partecipato solo alle nostre durante gli anni da fuggitiva.» Scherzò Roxie senza preoccuparsi di usare un tono basso, permettendomi di dormire. Normalmente ero un mattiniero, ma quella notte non ero riuscito a chiudere occhio da quanti pensieri mi passavano per la testa.

«Non ti rispondo nemmeno.» Sentii dire da Ruth. «Wallace come l'ha presa?»

Mi rigirai nel letto sbuffando. «Roxie sono le otto di mattina!» Le indicai l'ora.

Lei mi mostrò l'indice intimandomi di aspettare un momento.

«Sei seria?» Mi alzai di scatto dal letto. Bene: avrei dormito sul divano piuttosto.

«Ruth aspetta, scusa.» I suoi occhi mi guardarono confusi. «Dove stai andando, Wallace?»

Le indicai il salotto. «Dove potrai parlare di me senza che io sia presente.»

«Non fare il permaloso, torna qui.»

La guardai sperando di trovare qualche segno di preoccupazione o di senso di colpa per come mi aveva trattato il giorno prima, ma non vi trovai niente. Per lei era tutto okay. Be' non lo era per me.

«Non sono permaloso, sono arrabbiato, Roxie. Dove diavolo sei andata ieri?»

«Te l'ho detto: da Rowena.»

«Ed era così urgente da non poter aspettare?»

Lei scrollò la spalla «quello che avevo da dirle non poteva aspettare.»

Mi massaggiai la tempia e il nervoso mi ribollì le viscere. «Fammi capire... tu, da donna incinta hai preso la macchina per guidare un'ora da sola, hai ignorato la mia proposta di accompagnarti, sei andata da una persona che ti provoca solo dello stress, facendomi stare in ansia... per cosa?»

Mostrami la fiducia (#3 Nightmares Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora