Capitolo 3

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E' passata una settimana da quando sono entrato nel mondo del college e l'inevitabile; le feste della confraternita

Non ero uno che usciva e beveva o fumava per problemi. O semplicemente per divertirsi. Io solo..non ero il tipo. Ero solito a stare tra le mura di casa mia e veder passare le giornate in solitudine, magari leggendo qualcosa. 

Ma questa volta nella mia testa suonava diverso. Dovevo uscire da questo posto, oppure non avrei avuto nemmeno un amico da salutare nei corridoi. Quindi, quello era il motivo per il quale ero seduto in uno dei divani tra il gruppo di persone con il record di maggiori rapporti sessuali di notte e a un ragazzo che assomigliava troppo a Shaggy di Scoobydoo. Accettai la proposta di Louis.

**Flashback**

Presi un bel respiro ed entrai nella grande classe stracolma di adolescenti e adulti.

College.

Camminai con attenzione tra file e file di persone e finalmente arrivai al centro . Dentro i guanti stavo già sudando a causa degli occhi di vetro del mio compagno che mi seguivano. Mi sedetti tra una ragazza che masticava la sua gomma con fierezza e un'altra ragazza che indossava una maglia che le arrivava quasi alle caviglie. Ah, l'odore della diversità sociale.

Tirai fuori il mio materiale, quindi il mio libro. Teatro non aveva richiesto molto tempo. Quando finii di mettere tutto sul banco, il rumore nella stanza si fece più forte. Guardai la porta prima di notare che il  mio compagno di stanza, Louis, e altri quattro ragazzi con lo stesso stile stavano camminando verso il tappeto all'entrata della stanza

Portai di nuovo lo sguardo al mio banco, non volendo creare alcun tipo di strano contatto visivo con uno del gruppetto. Senza rendermene conto cominciai a scrivere nome, cognome e data sull'angolo del foglio. Fino a quando qualcosa non mi colpì dietro la testa. Volsi l'attenzione all'oggetto e notai che si trattava di un aereoplanino di carta. Curioso quale ero, lo aprii e dentro ci trovai un messaggio che citava:

- Cosa succede? Ora sei troppo figo per me, compagno di stanza? Non mi hai nemmeno salutato. Non ti facevo così-

Mi guardai dietro e trovai Louis, che ovviamente mi guardò e sorrise. Lo salutai con la mano fasciata dal guanto, ma quando un suo amico gli disse "Chi cazzo stai salutando? Quello là?"  Era bello, occhi scuri e capelli neri come la pece. Louis gli tirò un pugno amichevole sulla spalla e non gli disse nulla ne mi difese. Non ero d'accordo, ma mi girai comunque e ritrassi la mani. Un attimo prima mi sentivo felice che Louis mi avesse salutato, quello dopo, come se non fossi niente.

Più tardi quel giorno, mi ritrovai disteso sul letto tranquillamente mentre leggevo 'Othello'. Era per una consegna data oggi per il prossimo giovedì (Una settimana da oggi). Ero alla parte dove Othello stava soffocando Desdemona, quando la porta si aprì lentamente. L'unica fonte di luce nella stanza era la mia lampada, quindi non riuscivo a vedere chiaramente, ma sapevo che si trattava di Louis.

Rimase silenzioso finché non notò che ero sveglio, "Oh, pensavo stessi dormendo, non volevo fare tanto casino." Chiuse la porta e si incamminò verso il suo letto, buttandosi di peso come una foca. 

"No, sono sveglio.", mormorai silenziosamente e tornai a leggere, ma Louis mi interruppe di nuovo. 

"Scusa per prima." disse Louis, girandosi del tutto, così da potermi fronteggiare. 

"Zayn può essere un tale coglione, anche peggio di me." si aggiustò i capelli con la tatuata, ma delicata mano. 

"E' tutto ok," dissi, "ci sono abituato" Quando pronunciai quelle parole, fui sorpreso di  aver rivelare quella parte di me. Lo dissi con molta disinvoltura, ma dentro di me sapevo di essermi creato un livido, non fisico, ma astratto .

Louis non disse nulla per un minuto, fino a quando, "In che senso?"

Risi leggermente a quelle parole, perché sapevo che non lui non poteva farci nulla a riguardo. "Beh, sembra che questi guanti vengano venduti con un'avvertimento che dice 'sarete sempre giudicati' e non posso farci niente."  

I suoi bellissimi occhi di ghiaccio guardarono i miei guanti, "A me piacciono."

Risi di nuovo, questa volta meno nervosamente, "Grazie, sarai la prima persona a cui piacciono." 

"No, lo penso davvero,"  spostò l'attenzione sul mio volto "Sono molto fighi. Unici. Mi ricordano il sedicesimo secolo, o qualcosa di simile."

"Sono personali." sorrisi e guardai di nuovo verso il mio libro che spiegava delle orecchie dei cani.

"Cerchi sempre di tagliare le conversazioni quando si fanno lunghe?"  si risedette irrequieto, a gambe incrociate.

Lo riguardai un po' scioccato dal suo comportamento. Ma risposi onestamente, "Non sono abituato a fare conversazioni troppo lunghe."  incrociai le mie gambe, copiando il modo in cui lui era seduto.

"Davvero? Beh, sei fortunato perché parlo veramente tanto," continuò "e pretendo risposte alle mie domande." sorrise scherzosamente.

Il suo sorriso era da brividi. Non in senso brutto; era puro. Troppo puro per il mio bene. Non me lo meritavo, non meritavo tante cose, per esempio una conversazione con una persona che probabilmente aveva già acceso una piccola fiamma nel mio cuore. Niente di tutto quello. Era solo la mia immaginazione.

Alzai gli occhi al cielo riprendendo il mio libro, non osando guardarlo.

Lui grugnì " Dovresti avere una assaggio del college," si alzò in piedi e saltò nel mio letto, "E' tempo di una festa." 

A quell'affermazione scattai, pronto a negare, "No." Continuai a leggere anche se effettivamente non assimilavo le parole. Lasciai scorrere gli occhi sulle righe continue.

"Ho voglia di trattare: se vieni alla festa ti comprerò una caramella."  disse, sedendosi sul mio letto, come se fosse da solo. Aggrottai le sopracciglia a quel gesto.

"No."

"Oh, andiamo. Sto provando a farti uscire da questo buco!"

"Qui fuori fa paura."

"Non se ci sono io." ribatté lui.

E quando lo disse, gli credetti, ancora una volta non lo mostrai a vedere. Alzai gli occhi al cielo " Non ho quattro anni."

I suoi occhi luccicavano "Aha!"

Lo guardai ironicamente e aspettai.

"Ti comprerò un paio di guanti nuovi. Nuovi e ancora più belli di questi, ti porterò dove puoi personalizzarli tu."  Lui sapeva che il mio cuore aveva appena aperto la porta della gabbia per lasciar andare uno sciame di farfalle. La mia faccia diceva letteralmente 'jackpot'.

E il motivo per cui stavo scoppiando di felicità non era perché avrei avuto dei nuovi guanti, ma perché lui aveva un cuore così grande e un'anima da amare, così pura. Lui era genuino. Lui mi accettava. Io ero geloso. Il fatto è che lui sarebbe felice e sicuro di vedermi con nuovi paia di guanti. Davvero Louis? Vuoi farmi cadere ai tuoi piedi per caso?.

"Ugh, va bene. Ma solo per sta volta."

**Fine flashback**

E questo è il motivo per cui io, Harry Styles, mi trovo ad una festa.

SKIN || l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora