Capitolo 11

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Sarà un capitolo triste e dolce

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"Froci."

Louis e io ci siamo entrambi immobilizzati alla menzione, girandoci verso la voce.

La nostra bolla scoppiò a causa di un ragazzo che probabilmente aveva la nostra stessa età.

Non ricordo se fossi felice o triste, o addirittura arrabbiato. Euforico, perché stavo per dare il mio primo bacio. Triste, perché forse non accadrà mai più e tutto ciò era solo una messa in scena. Felice, per l'adrenalina. Avevo dimenticato che il contatto 'pelle a pelle' fosse la mia più grande insicurezza, e Louis me l'ha fatta dimenticare.

Quella era la parte spaventosa.

Louis aveva gli occhi rossi e io mi tenevo debolmente insieme, per non cadere a pezzi. Louis parlò per primo, "Cosa hai appena detto?". I pugni stretti di Lou erano sufficienti a rompere lo strato di ghiaccio sotto di noi.

Il tipico ragazzo parlò lentamente, come per prendere in giro Louis e farlo sembrare un bambino, "Ho detto, Froci ." Louis strinse per un secondo la mia mano guantata nella sua, prima di lasciarla andare.

Avendo attirato un bel po' di sguardo verso di noi, la situazione diventava spaventosa.

Mentre Lou andava verso l'uomo, io cercavo di stargli dietro, "Non farlo Louis, va tutto bene- va tutto sempre bene- ." Mi affaticai a raggiungerlo.

"No Harry, questo pezzo di merda se lo merita." Louis sorprendentemente afferrò il colletto del ragazzo lo trascinò verso il muro. L'uomo ora sembrava un po' più spaventato, dopotutto era da solo.

"No, Louis. Non serve a niente se non a metterti nei guai." I guanti erano un po' più umidi a causa del sudore per il nervosismo. Ma lui continuava imperterrito a soffocare l'uomo, che ora era un po' viola.

Pensa, Harry pensa. Ero al di là delle preoccupazioni e incazzato per la paura di perdere Louis.

"Louis, per favore. Se non la smetti i-io," continuai disperato, "non ti parlerò mai più."

Louis rimase immobile, con l'uomo alla ricerca d'aria, bloccato dalla sua presa.

Si voltò lentamente, "Non lo faresti;" Non so se fosse una provocazione o perché fosse ferito. Magari entrambi.

"Lo farei" cercai di mantenere un'espressione seria ma internamente mi grattai il retro del collo in cerca della verità. La verità per Louis.

Sembrava pensieroso e pochi secondi dopo lasciò cadere a terra l'uomo sfinito. Lou tornò da me e mi prese la mano e, senza parole, corremmo fuori da lì.

Corremmo e corremmo e ci ritrovammo di fronte all'università, "Gesù cristo" Louis era senza fiato e con le mani sulle ginocchia. Anche io ero stanco e senza fiato ma ero ancora in piedi.

Dopo aver ansimato, mi guardò "Quello che hai detto laggiù. E' vero?"

"Avevo paura Louis, non mi stavi ascoltando!" Mi rivolse un'espressione confusa.

"Paura di cosa?" Sembrava davvero perso. A volte anche stupido.

"Che saresti finito nei casini o peggio." sussurrai velocemente.

Ridacchiò raddrizzandosi "Fidati, la fedina penale sembra già sporca dalle risse precedenti." Questo mi fece arrabbiare, per quanto fosse facile per lui e non fosse sconvolto come me.

"Non hai paura? Non ti interessa?" Lo dissi con rabbia, come se mi avesse tradito.

"Ho paura ma non mi importa perché so che quello che avevo in mente di fare era la cosa giusta." indicò la pista di pattinaggio " a nessuno importa comunque,"

"Mi importa Louis!" Non gridai mai così tanto, tutto per questo stupido adolescente, "Mi importa di te Louis, sempre da quando sono qua!" Le mani guantate tremavano e Louis finalmente mi guardò. Sapevo che una lacrima era sfuggita e scesa lungo la guancia.

Rimase in silenzio.

"Sono spaventato anche io, Louis. Lo sono sempre e quello stupido è solo uno di un milione. Sono abituato a loro-"

"Beh non voglio che tu sia abituato a tutto ciò. Non dovresti, non è normale." Lou ora sembrava un gattino bastonato.

"Cazzo Haz, questa società fa così schifo." Dissi dolcemente, "Per favore, noi dobbiamo, dobbiamo stare fuori dai casini."

Mi si avvicinò e spalancai gli occhi quando mi trascinò un un casto abbraccio, "Ci proverò." Lo abbraccio di rimando e poggiai la fronte sulla sua, guardandoci negli occhi.

Iniziò a fare sorrisetti.

"Cosa c'è?" Lo fissai.

"Ti importa di me." Disse e mi rivolse gli occhi da cucciolo.

"Stai zitto" Ma gli diedi l'amore di cui aveva bisogno con gli occhi.

"Mi importerà sempre di te."

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