XXXVII

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In questo capitolo sono presenti scene sessuali esplicite, contrassegnate all'inizio e alla fine da una riga in grassetto con questo simbolo ☆
Se siete sensibili e non volete leggere tali tematiche, scorrete avanti.
Buona lettura!

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Merlino era nella foresta antecedente al regno per raccogliere della legna. Quella mattina era stato incaricato insieme ad altri servi di andare nel bosco e tagliare alcuni alberi per rifornirsi di legno dato che le scorte erano finite. Mentre portava tra le mani dei pezzi di legno appena tagliati, questi gli scivolarono ai suoi piedi e lui sbuffò di frustrazione. Era esausto e decise di riposarsi un attimo. Gettò il resto della legna che aveva in mano sul terreno e si sedette sul tronco di un vecchio albero caduto. Sospirò per la stanchezza e alzò lo sguardo verso il sole sopra la sua testa, coperto dalle nuvole. Si guardò intorno e si mise a osservare il panorama davanti a sé. Dalla foresta, dalla quale era appena uscito, emerse una nube vaporosa che si innalzava sempre di più fino a confondersi con l'atmosfera e in lontananza si ergeva il regno di Camelot. Senza badare a quello che stava facendo, Merlino indirizzò la mano verso la nuvola di fumo e pronunciando un incantesimo, ne cambiò la forma in un cavallo che camminava. Sorrise orgoglioso della sua opera d'arte e la osservò per qualche istante prima che la magia la facesse tornare allo stato originario.

Non capiva cosa Uther ci trovasse di così pericoloso nelle persone dotate di poteri. Non metteva in dubbio che c'erano stregoni che usavano il proprio dono per avidità e maligna, ma non tutti erano così e lui ne era la prova indiscutibile. Uther riteneva la magia un peccato, ma come poteva esserlo se dava l'occasione di essere speciali e di rendere il mondo più equo e giusto? Si riprese dai suoi pensieri e si rialzò per raccogliere la legna che aveva depositato sul terreno. Una mano si posò bruscamente sulla sua spalla e lui si girò indietro, sussultando per lo spavento.

《Hai visto il fumo?》gli chiese una donna dai capelli castani raccolti in una crocchia e gli occhi azzurri, la quale gli indicava con lo sguardo la nube densa.

《No, non ho visto niente》rispose lui.

《Come no?! Sei cieco?! Era magia, te lo dico io》ribatté la donna e Merlino impallidì all'istante.

《Secondo me c'è uno stregone. Devo dirlo subito al re!》proseguì, allontanandosi di corsa da lui.

《No, aspetta!》le intimò il servo, ma la donna lo ignorò, addentrandosi nella foresta per raggiungere Camelot.

Era nei guai fino al collo e già stava iniziando a immaginarsi i peggiori scenari della sua morte. Cosa gli avrebbe fatto Uther? Artù e Gaius lo avrebbero difeso? E Morgana? Si erano promessi di proteggersi a vicenda e sapeva bene quanto lei aveva paura di suo padre se quest'ultimo avesse scoperto il suo segreto. Cercò di inseguire la donna per evitare che parlasse con il re, ma quando raggiunse la sala del trono era troppo tardi. La donna era davanti alla famiglia reale e stava raccontando l'accaduto a tutti i presenti.

《Era stregoneria quella che hai visto?》domandò il re.

《Sì, Sire, lo giuro》affermò lei.

Gaius si voltò verso il suo allievo e dal suo sguardo colpevole capì che lui centrava qualcosa nei fatti che stava raccontando la donna. La voglia di sgridarlo per la sua impulsività era fortissima in quel momento, ma doveva trattenersi dato che si trovavano in un luogo pubblico.

《Forse gli occhi ti hanno ingannata, forse era solo un gioco di luce》intervenne Artù.

《Il fumo era vivo, ve lo ripeto. Ho temuto per la mia vita》insistette lei.

《Grazie per aver raccontato l'accaduto. La tua lealtà verrà ricompensata》disse Uther e la testimone lo ringraziò.

Si congedò e lasciò la sala, accompagnata da un giovane cavaliere.

Come l'oscurità e la luceWhere stories live. Discover now