XXXIX

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Nonostante Merlino e Morgana si erano promessi che nessuno li avrebbe separati, il re era intenzionato a tenerli il più lontano possibile. Perciò aveva ordinato alle sue guardie di iniziare a seguire Morgana ovunque andasse e di riferirgli se si vedesse con il servitore di Artù. Morgana aveva capito subito le intenzioni del padre e il fatto che le sentinelle le stavano costantemente alle spalle non la rendeva affatto felice. Anzi stava iniziando a stancarsi di averle addosso da tutto il giorno. Fortunatamente quella sera si trovava nella sala delle cerimonie per assistere alla nomina di cavaliere di alcuni uomini che avevano superato la prova finale per poter servire Camelot ed era l'unico momento in cui vedeva Merlino. Mentre il re parlava con i cinque uomini davanti a lui, Morgana si voltò verso Merlino, il quale le sorrise e lei lo imitò. Era di una bellezza disarmante con quel vestito dorato e appariscente e Merlino aveva notato qualche occhio curioso indugiare sulle sue forme, ma Morgana non ci faceva caso, essendo completamente concentrata solo su Merlino.

《Vi è stato concesso un grande onore, dal quale derivano grandi responsabilità. Da oggi in avanti vi impegnate a vivere secondo il codice dei cavalieri. Avete giurato di comportarvi con nobiltà, onore e rispetto e questo vincolo è sacro. Non troverete nessun altro che incarni questi valori meglio di mio figlio Artù. Seguite il suo esempio e sarete degni del vostro titolo》spiegò Uther ai neo cavalieri.

Un rumore metallico di spade che si scontrarono, proveniente dal corridoio, attirarono l'attenzione di tutti i presenti che si voltarono in direzione della porta d'ingresso, dalla quale emerse la figura misteriosa di una persona in armatura. Subito i cavalieri di Camelot estrassero le loro spade, mentre lo sconosciuto si avvicinava ad Artù. Si tolse il guanto sinistro dell'armatura e lo gettò ai piedi del principe, il quale si apprestò a raccoglierlo.

《Accetto la vostra sfida. Se devo affrontarvi in duello, fatemi la cortesia di rivelare la vostra identità》disse Artù.

Senza dire una sola parola, lo sconosciuto si tolse l'elmo che gli ricopriva l'intero volto e una massa di capelli lunghi e biondi svolazzarono dietro la sua schiena. Era una donna e tutti si guardarono negli occhi stupiti da tale rivelazione. Non si era mai visto una donna che combattesse come un cavaliere, era rarissimo incontrarne una.

《Il mio nome è Morgause》rispose.

Morgana aggrottò le sopracciglia e fissò a lungo la donna. Le sembrava di conoscerla e di averla già vista, ma non sapeva come era possibile che la sua presenza non le era nuova. I presenti nella sala furono fatti congedare e Artù e Uther si misero a discutere insieme a Geoffrey sulla proposta di duello che Morgause aveva fatto al principe. Il re voleva impedire a tutti i costi che suo figlio combattesse contro una donna, della quale non sapevano nulla e che aveva ucciso cinque guardie per intrufolarsi nel castello, ma Artù non aveva altra scelta che combattere il giorno dopo dato che aveva raccolto il guanto. Non poteva ritirarsi indietro perché lui era prima di tutto un cavaliere oltre che un principe e voleva rispettare il codice dei cavalieri come facevano gli altri nobili al suo servizio. Mentre Gwen stava cambiando le lenzuola del letto, sostituendole con delle nuove e profumate, Morgana osservava Morgause dalla finestra della sua camera, intenta ad allenarsi da sola nel cortile centrale.

《Chi è? Perché ha voluto sfidare Artù? Sembra che nessuno sappia chi sia》meditò Gwen, mentre faceva il letto della sua padrona.

《Io ho la sensazione di averla già incontrata》ammise Morgana.

《Davvero? Dove l'avreste vista?》le chiese la serva, stupita.

《Beh, non lo so》farfugliò lei, continuando a osservare la donna.

Quest'ultima ebbe la sensazione che qualcuno la stesse spiando e alzò lo sguardo verso il palazzo reale, incrociando gli occhi di Morgana. L'attimo dopo le voltò le spalle come se niente fosse e proseguì con il suo allenamento. Intanto Merlino era ancora al servizio di Artù. Stava riparando l'armatura del principe per la sua sfida contro Morgause, quando con la coda dell'occhio notò il suo padrone camminare avanti e indietro per la stanza. Vide che era pensieroso e silenzioso e capì perfettamente che era nervoso. Sapeva già cosa passava per la sua mente: temeva di uccidere la donna come aveva fatto con il figlio di Odin. Artù non voleva ripetere lo stesso errore, per quello voleva evitare il combattimento, ma non aveva altra scelta.

Come l'oscurità e la luceWhere stories live. Discover now