XVII

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La mattina seguente Morgana venne scortata nelle sue stanze per cambiarsi l'abito, rimettendosi quello verde scuro e poi si diresse nella sala del consiglio per affrontare l'ira di suo padre. Sapeva di trovarlo infuriato come non mai, ma lei si era già preparata mentalmente e non aveva paura della sua vita. Anzi, in quel momento, la cosa che le stava più a cuore era la sicurezza del bambino.

《Per tutto questo tempo hai nascosto il bambino nel mio castello. Come hai potuto tradirmi in questo modo?!》esclamò il re.

《Non volevo che venisse giustiziato. Ho fatto ciò che ritenevo giusto》rispose Morgana.

《È giusto cospirare con i nemici contro di me?》domandò Uther.

《Come può essere tuo nemico? È solo un bambino!》ribatté la figlia.

《È un druido!》sottolineò lui.

Morgana non poteva credere che il padre facesse delle distinzioni così futili tra le persone ed era proprio la sua discriminazione nei confronti della magia ad aver provocato la frattura tra la gente comune e la gente dotata di poteri magici. Era come se essere speciali fosse un peccato segnato fin dalla nascita, non importava chi fossi o da quale grande famiglia venissi.

《E questo è un crimine?》gli chiese.

《Mi vorrebbero morto, riportando il caos nel mio regno e tu li aiuteresti》rispose lui.

《Allora punisci me, ma risparmia il bambino》lo implorò.

《Provvedi affinché venga giustiziato domani mattina》ordinò Uther ad Artù.

《No, ti prego, non ha fatto niente!》esclamò Morgana.

《Che questo ti sia di lezione》disse il re in tono duro.

《Non sei obbligato a farlo solo per punirmi》insistette Morgana.

《Deve essere giustiziato all'alba》ripeté Uther e Artù annuì dubitante.

Neanche lui capiva l'odio del re nei confronti del bambino e desiderava tanto schierarsi dalla parte di Morgana, ma non poteva andare contro suo padre. Uther stette per lasciare la sala, ma Morgana gli corse dietro.

《Perché provi tanto odio per quel popolo?!》esclamò lei in preda alla rabbia. Il re non ci vide più dalla collera e quando Morgana gli posò la mano sul braccio, lui si voltò di scatto e la prese per il collo, spingendola violentemente contro il seggio reale.

《Basta! Non osare più rivolgermi la parola finché non sarai pronta a scusarti per ciò che hai fatto》sbraitò, liberandola dalla sua presa e lasciando la sala.

Artù ne aveva abbastanza e non poteva lasciare che il padre si scagliasse in quel modo nei confronti di Morgana. Voleva bene a entrambi, ma si era promesso che nessun uomo avrebbe messo le mani addosso alla sorella e lo stesso valeva anche per il padre. Ecco perché fino a ora si era sempre mostrato geloso nei confronti dei pretendenti della principessa. Non voleva che soffrisse a causa di uno di loro e desiderava solo proteggerla. Uther invece non si faceva scrupoli a cercare uomini ricchi e nobili per liberarsi della figlia, forse perché non sopportava che quest'ultima contestasse ogni sua decisione. Artù decise di seguire il padre per parlargli e farlo ragionare, mentre Morgana, sconvolta e terrorizzata dal comportamento del re, si ritirò nelle sue stanze. Respirava a fatica e aveva il cuore che le batteva all'impazzata. Era così in pena per quel druido, si sentiva arrabbiata e delusa con sé stessa perché gli aveva promesso che non gli sarebbe successo niente e ora lui si trovava in una fredda cella a pregare per la sua vita. Aprì la porta della sua stanza e la richiuse, appoggiandosi con la schiena contro di essa. Si prese la testa fra le mani e scoppiò a piangere disperata.

Come l'oscurità e la luceWhere stories live. Discover now