XLVI

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Nella sala del consiglio si stava svolgendo un'udienza di particolare importanza secondo l'uomo che era appena giunto a Camelot.

《Avanti, che cosa devi dirmi?》lo incitò Uther.

《Sono un pastore e vengo dal Nord, Sire. Tre notti fa eravamo accampati vicino a Idirscholas e mentre eravamo lì, abbiamo visto del fumo alzarsi dalla cittadella》spiegò l'ospite.

Subito il re lanciò uno sguardo in direzione di Gaius, lì presente insieme a Merlino, Artù e il resto della corte. Solo Morgana risultava assente, avendo cominciato a chiudersi in se stessa dopo la sua pesante e recente litigata con Merlino e con suo padre.

《Siete entrati?》domandò il re.

《No, nessuno oltrepassa quella soglia ormai da trecento anni. Conoscerete di sicuro la leggenda, Sire》rispose il pastore.

《Quando il fuoco di Idirsholas brucherà, i cavalieri di Medir risorgeranno》riferì Gaius.

《Date a quest'uomo un pasto e un letto per la notte. Artù, va' a controllare》dichiarò Uther, mentre un cavaliere accompagnò il nuovo ospite fuori dalla sala.

《Perché? Di certo è solo una sciocca superstizione》contestò il figlio.

《In questo modo il popolo sarà tranquillo. Raduna le guardie e fa' come dico》ribadì nuovamente il re.

Merlino non aveva mai visto Uther così irrequieto e angosciato. Solitamente a tali superstizioni reagiva con disinteresse proprio come aveva fatto Artù poco fa, eppure per la prima volta era sinceramente vigile e attento. E non era l'unico, anche Gaius appariva allarmato e tormentato dalla leggenda, oggetto di tale nervosismo.

《Perché Uther è preoccupato?》confidò al suo maestro, mentre rientravano nei loro alloggi.

《Perché i cavalieri di Medir non sono da sottovalutare. Circa trecento anni fa sette cavalieri di Camelot vennero sedotti dal richiamo di una strega e uno dopo l'altro caddero in suo potere. Al suo comando divennero una forza terribile e brutale, vagavano per le terre, lasciando morte e distruzione al loro passaggio. Fu soltanto quando quella strega venne uccisa, che i cavalieri di Medir, finalmente, si placarono. Merlino, se quello che dice quell'uomo è vero, significa che qualcosa li ha risvegliati e a quel punto tutti noi saremo in pericolo》lo avvertì lui, incrociando le braccia al petto.

Merlino si preparò la sacca da viaggio e fu pronto per partire con Artù e i suoi cavalieri. Quella leggenda che gli aveva raccontato Gaius aveva lasciato un segno dentro di sé e doveva ammettere che provava un certo timore nell'avviarsi verso la famosa Idirsholas. Artù sembrava così tranquillo dato che non ci credeva affatto e Merlino sperò vivamente che quella leggenda non fosse qualcosa di più di una semplice favola raccontata ai bambini per spaventarli.

Intanto, Morgana, ignara di quello che stava succedendo, si apprestò a ritornare nelle sue stanze dopo aver fatto una breve passeggiata nella città bassa. Voleva evitare a tutti i costi gli uomini che ultimamente l'avevano fatta soffrire: Uther, Merlino e persino Artù. Il ricordo della sua separazione con il ragazzo era ancora fresco e nitido nel suo cuore, tuttavia cercò di non pensarci.

Il rumore di una tenda che svolazzava libera la distrasse e lei si avvicinò a una finestra rimasta spalancata. Non si ricordò di averla aperta prima di uscire, ma forse era stata Gwen nel breve momento in cui lei non c'era. Scostò il tessuto sottile e pregiato per chiudere la vetrata, quando, chinando lo sguardo, vide un minuscolo cofanetto argentato sul bordo. Si accigliò e allungò la mano per aprirne il coperchio, rivelando la presenza di un piccolo rotolo di carta avvolto in un nastro. Lo tirò via e srotolò il messaggio per leggerne il contenuto.

Come l'oscurità e la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora