20.2 Un liquore al mirtillo

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Quando sopraggiunsi nella sala regale, il re giaceva semi-sdraiato sul trono. Al suo fianco, seduta languidamente su uno dei braccioli, la sorella gli stava sussurrando qualcosa all'orecchio.

Mi profusi in un profondo inchino, la mia veste di tulle frusciò sui gradini.

Entrambi mi ignorarono.

«Sarebbe anche ora di finirla di conciarla in questo modo assurdo» si rivolse alla principessa come se io non potessi udirlo, interrompendo il suo chiacchiericcio.

In mano un bicchiere macchiato di rosso era già stato rabboccato più e più volte.

«Oh, ma è così graziosa! Assomiglia a una bambolina di porcellana, non trovi? Mi diverte così tanto!» cinguettò, mentre i suoi bulbi sorridevano maligni.

«Ma smettila.»

Entrambe sgranammo gli occhi. Non si era mai pronunciato con tanta confidenza. Non davanti a me.

Enyo scoppiò a ridere, mi rivolse un cenno di saluto e si allontanò lesta, l'andatura ancheggiante, il lungo abito scuro che riluceva di scaglie di code di squali. Il re ordinò che il suo bicchiere venisse riempito, ma quando comparve il solerte servitore, gli strappò rapido dalle mani l'intera bottiglia con un tentacolo di magia.

«Dove mi siedo?» chiesi con un filo di voce.

«Dove volete.»

Mi guardai attorno.

A parte le colonne massicce e le guardie appostate ai lati della sala, non vi era nulla.

«Non avete una sedia?»

Tracannò un lungo sorso prima di rispondermi.

«E dove preferireste porla? Alla mia destra o alla mia sinistra?»

Non colsi il sarcasmo, mi era indifferente la locazione. Stavo per replicare piccata, quando uno dei miei carcerieri mi fece cenno da lontano di tacere, se tenevo alla mia stessa vita.

«Alla mia destra può sedere solo la mia futura sposa, alla mia sinistra solo il mio legittimo erede. Visto che non ho prole e attualmente la regina madre è indisposta, la seconda in linea di successione è mia sorella, spetta a lei ora questo onore. Non posso farvi accomodare come foste una nostra ospite, poiché, sebbene io tenti invano di rendervi la permanenza il meno tediosa possibile, sappiamo entrambi che in realtà siete mia prigioniera. Quindi, potete stare in piedi o appoggiarvi al trono, sedervi sui gradini, sul pavimento. A me non importa.»

La bottiglia era già a metà.

Incrociai le braccia al petto e mi appoggiai allo schienale con il viso corrucciato.

«Tediosa...» borbottai tra i denti.

«Avete ragione. Tediosa non rende affatto l'idea. Voi siete logorante. Una spina avvelenata nel fianco.»

«E liberatemi, no? Riportatemi a casa!»

«Oh, se potessi, Vandelia di Is Nöa, se potessi, mi sarei già liberato di voi.» Stavo per ribattere quando mi rubò il turno di parola: «Rendete la vostra presenza più lieve della vostra assenza.»

Sbuffai.

«Potreste almeno non bere sangue davanti a me? È rivoltante.»

La sua mano enorme artigliò il mio braccio sottile, lo avvolse totalmente.

Una morsa ferrea, troppo irosa per apparire normale.

«Credete che io beva sangue, stupida mortale? Mi avete forse scambiato per un vampiro?»

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