35. Una notte d'amore

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"Ti amo più di tutte le rondini che migrano nel cielo i primi giorni d'autunno."

"Ti amo più di tutte le scaglie che compongono il corpo di un drago."



Oltre l'accampamento avevano scavato una doppia trincea. I soldati andavano e venivano mentre i servi li inseguivano con ciotole d'acqua, vestiti asciutti e pezzuole con le quali levarsi dalla fronte fango e sudore.

Venni scortata in una doccia all'aperto.

Non mi sorpresi di venir denudata come un'animale, né dell'essere annaffiata con malgarbo da gelida acqua piovana. Non ero più una bestia, ma un vegetale incapace di opporre resistenza alla violenza. Una demone mi strofinò una spugna ruvida sulla pelle nuda, io la lasciai fare.

Ogni tanto ripetevo una sola e unica litania a tutti coloro che per sciagura incrociavano il mio sguardo: «Avrei bisogno di parlare col re, è urgente! Mi sento molto male.»

Nessuno mi dava ascolto, nessuno manteneva il contatto oculare per più di due secondi. Alla milionesima supplica, ricevetti un manrovescio da parte di un soldato spazientito. «Il re è impegnato, non ha tempo per una sporca sgualdrina mortale.»

Venni rivestita con un asciugamano di un tessuto troppo sottile per ripararmi dal freddo. I miei vestiti erano stati messi a lavare con polvere magica e un sapone a base di olio d'oliva e alloro.

Il turno di guardia preannunciò la mia fine. L'elfo che arrivò per farmi da scorta aveva una brutta cicatrice sulla guancia. Si allungava dall'angolo destro della bocca fino al corrispettivo orecchio. Il perfido sorriso che mi rivolse mi fece ipotizzare che fosse stata una femmina a procurarglielo.

«Mi sento male, dovete chiamare il re, subito!» lo implorai.

Mi strinsi forte il panno sotto il petto ansante.

Lui smise di sorridere. «È occupato. Ma se volete vi riporto alla sua tenda, è là dove vi ha chiesto di aspettarlo.»

Il messaggio era cristallino: nessuna forzatura. Potevo scegliere: il re o la libertà.

Il mio corpo è solo un guanto.

Quanto valeva per me la libertà? Più di un involucro? Più di un indumento?

Sospirai.

C'erano tre bellissimi spicchi di luna sopra i nostri capi. Non mi persi ad ammirarne la bellezza.

Casa era una promessa incantevole, e in fondo cosa diceva di me la vecchia zia Amaryllis?

Che ero una svergognata, che avrei finito per divenire una prostituta.

"Bada bene, giovincella, che sei davvero sulla brutta strada! Impara a chiudere le gambe e dedicati di più al tuo lavoro, o vedrai la fine che farai."

Una profezia che si auto-avvera.

«Allora?»

La guardia mi stava esaminando in cagnesco. Con la mente ero sempre là, a Is Nöa.

Quanto valeva per me la libertà?

«Accompagnami dal lord comandante.»

Più di tutto l'oro del mondo. Più di tutte le nuvole in cielo, più di tutti i granelli di sale dissolti nel mare.

Più del mio corpo, della mia anima.

Per me la libertà era tutto.

Lo sarebbe sempre stata.

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