Capitolo 14

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La morte di Gandalf fu un vero colpo per tutti noi e anche a distanza di tempo, si sentiva la sua mancanza. Il cibo era abbondante e io mi affondavo su di esso. Merry e Pipino ricominciarono a ammorbidire la situazione, facendo le loro solite battute. Tra Legolas e Gimli associavo un rapporto di amore-odio. Sembrava che si volessero bene, ma al tempo stesso non perdevano mai un attimo per deridere loro e la propria razza natia. Aragorn se ne stava spesso tra le sue in quel periodo, lo stesso valeva per Boromir.

Io invece cercavo di pensare a qualsiasi cosa al di fuori di Frodo e di quello che era successo a Lòrien. Ogni volta che quel ricordo appariva nella mia mente sembrava che il mio cuore facesse un tuffo nello stomaco. Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano solo per un attimo sentivo dentro di me la stessa sensazione. Non dormivamo più accanto, non ci parlavamo più. Fingevamo che non esistessimo.
Lasciata Lòrien, dopo che la Dama Galadriel ci donò degli oggetti Elfici che ci avrebbero fatto comodo per la missione, ci dirigemmo al fiume. Lo avremmo percorso per qualche miglia fino ad arrivare alla sponda che precedeva le cascate di Rauros.

Decisi di seguire Frodo nella barca sedendomi dietro di lui. Volevo chiarire la situazione tra di noi, non riuscivo più a trattenere quell'enorme tensione.

"Padron Frodo." Il solo sussurrare il suo nome mi fece rabbrividire.

Lui non mi rispose.

"Quello che è successo a Lòrien..."

"Non voglio parlarne ora." La sua voce era gelida come la lama di un coltello.

Ma mi diede una speranza, una luce che imboccava nei nostri occhi. Ora, aveva detto. Non voleva parlarne ora. Sospirai, sapendo e sperando che avremmo chiarito più in là.

Raggiunta la sponda la Compagnia decise di fermarsi. Legolas percepiva presenze non molto amichevoli, così ci accampammo lontano dalla strada. Non ero stanco, ma appena mi poggiai a terra i miei occhi non riuscivano a rimanere aperti. Mangiammo e poi ci riposammo. Io mi avvicinai a Merry e Pipino che preparavano pannocchie arrostite. Quei due mi fecero tornare il sorriso e per pochi minuti riuscii a non pensare a Frodo. Lui era ai piedi di un albero a fissare il vuoto, da solo. Mi preoccupavo per lui ogni attimo di più, ma se il suo desiderio era quello di ignorarmi allora lo avrei accontentato.
Quando i due cugini si appisolarono accoccolati, io mi voltai verso Frodo e lui distolse immediatamente lo sguardo. Io continuai a guardarlo, lui mi notò nuovamente. Presi un bel respiro e decisi di raggiungerlo.
L'intera Compagnia, eccetto Boromir che era di guardia, stava dormendo, così colsi l'occasione.

Mi sedetti dalla parte opposta dell'albero, non riuscivo a guardarlo in viso. Le nostre schiene erano separate solamente da una grande quercia.

"Ora è il momento?" Gli domandai, il mio cuore batteva velocemente.

Lo sentii sospirare, ma non rispose subito "È stato un malinteso. Non...non so cosa mi sia preso." Parlava con un fil di voce quasi impercettibile, ma afferrai il concetto.

"Ma anche tu mi hai toccato." Proseguì, cercando forse di alleggerire la cosa.

"Si, l'ho fatto." Annuii.

Non sentendolo continuare mi sporsi un poco, almeno per capire se fosse ancora dietro di me.

"E che cosa hai pensato...quando è successo?"

La sua domanda mi fece riflettere, ma non conoscevo appieno la risposta, non ancora. Cosa mi voleva chiedere davvero? E se a lui non fosse piaciuto? Se voleva chiuderla lì? Io non avevo mai sentito di due Hobbit dello stesso sesso che facevano quelle cose, poi ripensai a Rosie. Lei era possibile, ma Frodo come poteva esserlo? Per me era un amico. Ma lo era davvero? Era solo un amico?

Wherever you are  [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now