20.

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Nei cinque giorni che seguirono l'aria intorno a me cominciava a sembrare pesante come un macigno. Il freddo aumentava, con se anche la la paura, la fame, il sonno. Gli uomini di Faramir non facevano altro che prenderci per i fondelli per la nostra altezza, come se fossimo solamente degli ingenui ragazzini. Dopo un po' mi stufai di rispondergli, tanto sapevo che non sarebbe cambiato nulla. Frodo si faceva muto ogni giorno di più. A volte discuteva con Faramir, loro due, da soli, senza la mia presenza. Lui tornava costantemente con il volto rosso dalla rabbia che non poteva buttar fuori davanti ad un uomo armato fino ai denti, anche se la sua lunga spada pareva non spaventarlo più di tanto. Non mi rivolgeva la parola, si girava di lato e si addormentava. Dopo poche ore si svegliava di soprassalto coperto dal suo sudore, con le iridi sbarrate, affannato come non mai. Mi diceva che andava tutto bene, che erano i suoi soliti incubi, poi si alzava e spariva nell'oscurità della notte. Non voleva mai che lo seguissi.
Io mi rattristai.
Non voleva forse che lo confortassi?

Io avrei potuto aiutarlo. Sembrava invece non volermi accanto a se, e questo mi faceva male al cuore. Neanche io riuscivo a dormire dai troppi pensieri. Per tutto il tempo mi mancava il suo intenso respiro, le sue labbra rosee, il suo unico e meraviglioso sorriso. Non ricordavo l'ultima volta che lo vidi sorridere. Quasi mi dimenticai dei suoi candidi denti, al sorgere del sole che mi morsicavano il collo quando eravamo solo dei bambini e io andavo a dormire a casa Baggins...
nel suo letto.
Poi quei morsi scherzosi si mutarono in dolci baci. Amavo come le sue labbra umide afferravano il mio collo, come mi suggeva dolcemente, sbranandomi a poco a poco. Come il suo palmo si apriva e le sue dita mi avvolgevano il viso, rendendolo suo.
Io ero suo.

In quei momenti noi eravamo gli artefici del nostro passato, presente e futuro. Non c'era muro oltre a noi, solo enormi cieli stellati...infinite, piccole stelle si incastravano dolcemente nelle sue iridi color del mare.
E lo rendevano la creatura più bella che potesse essere mai stata creata.
Lui. Solo e soltanto lui.
Noi.
Noi, per sempre.

E così le giornate andavano avanti. Le fredde notti passavano lentamente, i nostri cuori si congelavano, privi di alcun sentimento, di alcuna emozione. Ma non erano mai privi di amore. Quello che provavo per Frodo non sarebbe mai cambiato, seppure lui continuava a mentirmi dicendo di star bene, seppure la sua mente era colma di cupi pensieri: paura, angoscia, dolore.
In dei momenti sembrava voler raggiungermi, accasciarsi sul mio petto ed ascoltare il battito del mio cuore, ma non lo faceva. Rimaneva lì, muto come un cadavere, aspettando forse una svolta nel nostro impenetrabile destino.

Dopo altre due notti sprovviste di stelle arrivammo ai confini del regno di Gondor. Faramir continuava a ripetere che l'Anello avrebbe raggiunto Minas Tirith, avremmo affrontato la guerra contro le forze oscure di Sauron e con il potere dell'unico Anello le avrebbero distrutte una a una. Frodo invece si sgolava tentando di convincerlo che non era quella la strada per la vittoria della Terra di Mezzo, ma l'unica cosa che sembrava interessare il sovrintendente era tappare la bocca del ragazzo con un panno. Io, di nascosto glielo sfilavo dicendo: "Non sprecare la tua voce per lui. Non servirebbe a nulla."
E lui mi rispondeva con gli occhi colmi di rabbia "Non possiamo andare avanti così, lo capisci? Io non mi arrendo!" E si allontanava da me, come se fossi stato solo un conoscente per lui.

Appena il sole sorse, quel gelido giorno, io non lo scorsi. La nebbia e l'oscurità avvolgevano quelle rovine desolate, che i soldati di Faramir trasformarono in delle mura di difesa. Proprio quando giungemmo ai confini della città di Minas Tirith venimmo attaccati dalle forze di Sauron, che udivano nell'aria la presenza dell'Anello.
Eravamo in trappola.
Faramir gridava ordini a non finire, io guardavo in alto sentendo in continuazione degli striduli provenienti dal cielo grigio come la polvere. Smeagol strideva anche lui, d'improvviso mi voltai verso Frodo. Era bianco come un cadavere, più del solito, i suoi occhi erano semiaperti, puntavano il vuoto. Il suo corpo barcollava come se ci fosse una scossa nel terreno.
"Frodo." Lo chiamai.
Il suo sguardo, dal suo corpo scivolò fino ai miei occhi.
Le sue labbra si muovevano a vuoto fino a che emise dei versi "Io lo sento. L'uomo dalla lama che mi ha trafitto...è vicino." Ansimava, si fermò per poi continuare il discorso "Stanno arrivando...arrivano."
Frodo mi guardava dritto negli occhi, sperando forse di cogliere qualche mia reazione, ma mi bloccai.
Faramir, dopo aver udito le fredde parole di Frodo, sembrò prestare attenzione all'hobbit.
Successivamente si prostrò davanti a noi, con la spada sguainata "Mettetevi al sicuro." Ordinò rivolgendosi a me "Non devono raggiungere l'Anello."
A quel punto intervenni "Loro lo sentono? Sentono la presenza dell'Anello?"
"Ancora peggio. Sanno chi lo possiede."
Io mi voltai di scatto verso Frodo, ma di lui nessuna traccia, solo un enorme vuoto e gelo che mi sfiorava il mantello, non sentendo la sua presenza accanto a me.
"Frodo!" Gridai, girando la testa in ogni angolo percettibile.
"Trovalo!" Ordinò Faramir, poi si immischiò verso un branco di orchi che avanzava verso di noi.
Io non aspettai altro tempo che darmela a gambe. Gli occhi cominciavano a farmi male, per il troppo sforzo. Correvo e mi giravo nello stesso momento cercando il mio amante con il cuore in gola.

Wherever you are  [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now