30.

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Quando bussai alla porta di casa Baggins sapevo già che non avrei ricevuto riposta. Così, senza indugiare entrai chiamando il suo nome, ma ancora non mi rispose.
Lo cercai per tutta casa fino a che lo trovai nella sua camera, seduto sul suo letto con le gambe portare al petto, le braccia incrociate sopra le ginocchia e il mento poggiato su di esse.

La stanza era come me la ricordavo, soltanto più piccola. Le persiane erano semichiuse, solo qualche spiffero la luce cercava di penetrare all'interno della camera.
Eravamo soli.

Mi fermai dinnanzi alla soglia della porta, quando udii la sua voce.
"Cosa ci fai qui?"
"Che domanda è?"
"Pensavo volessi stare con Hamfast, ti vedevo così allegro...non avevo voglia di rovinare quel momento tra padre e figlio."

Io sospirai, scuotendo la testa, mi avvicinai e mi sedetti sul letto, accanto a lui.
"Tu non saresti capace di rovinare neanche un filo d'erba. Rendi tutto più bello, e io...volevo vedere come stessi."
Frodo annuì soltanto, e quella sua specie di risposta mi frustrò un po'.
Non aveva nulla da dirmi?

"Come stai è ancora una domanda scema?" Domandai.
Lui accennò un riso, solo che non pareva affatto divertito "Ancora scema, si. Ma...sto bene."
Alzai un sopracciglio "A chi vuoi prendere in giro? A me no di certo, so quando menti. Cosa ti turba?"
Frodo sospirò a lungo prima di rispondermi: "È tutto così strano. Così calmo, ora. Non sono più abituato a questa tranquillità. Ho dormito bene in questi giorni...lui non c'era nei miei sogni. Non ero rinchiuso a Mordor."
"Significa che stai guarendo. L'Anello non ti farà più del male."

Non compresi il perché non volevo toccarlo quella volta. Avevo timore di carezzare la sua pelle, paura che mi respingesse, paura che tutto sarebbe cambiato, che lui non mi volesse più.

"Lo spero." Rispose. "Ma ho paura che il ricordo rimarrà nitido nella mia mente per il resto della mia miserabile vita."
"E allora ci sarò io...a farti rallegrare un po'."
Pensavo di farlo ridere con quelle ultime parole, ma la sua bocca non si mosse di un centimetro. Detestavo quando non mi faceva capire cosa stava provando, e odiavo Frodo per questo. Si, a volte odiavo quel ragazzo. Lo odiavo perché lo amavo da impazzire e volevo che fosse mio. Volevo che fossimo una cosa sola, una sola anima.

Sospirai, cercando di fargli capire la mia frustrazione a quel suo comportamento distaccato "Va bene. Ti lascio ai tuoi pensieri."

Un attimo prima che potessi alzarmi la sua mano calda afferrò saldamente il mio polso e io cercai in tutti i modi di non sorridere.
"Aspetta." Disse con una lentezza quasi struggente. Quella voce mi faceva sempre impazzire.
Lo guardai negli occhi questa volta, ma non disse nulla. Aspettai una sua reazione.
"Non lasciarmi."

Sapeva sempre come farmi sciogliere come la lava bollente.
Maledetto Frodo.
Senza aggiungere altro mi sistemai accanto a lui, quindi ci sdraiammo entrambi sul letto; le nostre mani si unirono, le dita cominciarono ad assaporare delicatamente le nostre pelli calde.
Non ci guardammo negli occhi per un po', non ne eravamo capaci.

Non potevamo stare l'uno senza l'altro. Entrambi colmavamo la nostra solitudine con dolci tocchi. Dopo tutto quel tempo da soli passato insieme, non fu solo l'amore ad unirci. Era divenuto un istinto di sopravvivenza, dovevamo proteggerci a vicenda, scaldarci con il nostro fiato, toccarci per farci capire che non eravamo soli.

Solo a quel punto mi guardò dritto negli occhi e, come sempre quelle iridi blu mi lasciarono una profonda fitta allo stomaco.
Una sua mano finì sul mio petto, sentendo il mio forte battito cardiaco, e lì, sorrise lievemente.
Scrutò le mie labbra, poi i miei occhi.
Le mie dita scivolarono sulla sua fronte, scesi con il pollice e poi con l'indice e, superando il naso giunsi alla labbra. La sua lingua bagnò le mie dita, poi la sua mano, dal mio petto, tornò su, carezzando i miei riccioli sulla fronte e scostandoli dai miei occhi verdi.

Wherever you are  [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora