19.

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Il cuore mi martellava nella gola. Il senso del terrore mi prevalse e cominciai a sentire un gelo insolito dentro di me.
Ci legarono le mani davanti al nostro grembo, ma la preoccupazione più grande, quella che ci tolse, non solo la libertà, ma anche la dignità, fu il brutale gesto di bendarci gli occhi. Dietro di me percepivo una guardia che mi sorreggeva, dirigendomi verso il sentiero. La cosa che più mi faceva arrabbiare era l'assenza del mio Frodo. Non percepivo che era accanto a me, immaginavo anche lui sorretto da un altro soldato, ma non potevo nemmeno scrutare il suo sguardo, il suo viso, i suoi occhi, il suo respiro.
Volevo parlare, chiamarlo per capire se era ancora vivo e incolume, ma non avevo intenzione di pronunciare delle parole in presenza di quegli alti uomini.

All'improvviso mi venne un lampo di genio. Avrei parlato una lingua che loro non comprendevano: Elfico.
In realtà conoscevo solo una parola, ma quella sola parola mi avrebbe fatto capire se Frodo era ancora accanto a me, anche lui la conosceva.
"Frodo, Mellon?" Dissi. Speravo con tutto il cuore che avrebbe compreso.
Silenzio.
Pochi istanti dopo "Oh Sam...Mellon."
Sospirai al solo sentire la sua voce soave, un attimo dopo mi pentii. Avvertii le guardie fermarsi, una figura si incamminò verso di noi.
Percepii i passi di quel soldato stanziarsi davanti a me, poi udii le sue parole a pochi centimetri dal mio volto "Che cosa hai detto?" Esclamò con voce ferma.
Deglutii.
Il mio respiro si fece più veemente, aprii la bocca, ma non uscì alcun suono.
Sentii Frodo posizionarsi davanti a me. Le sue mani legate afferrarono le mie, sembrò che il mio cuore fece un tuffo al centro dello stomaco.
"Il dedidex ar tamma, file mortale." Dichiarò con fermezza. Anzi la sua voce pareva essere cambiata. Mai l'avevo sentita così decisa e fredda.
Io mi feci immobile. Ma la mia mente pareva tremare. Diverse domande mi feci, senza trarne alcuna risposta.
Frodo sapeva la lingua Elfica?
Dove l'aveva appresa?
E soprattutto, che cosa mai aveva detto?

Non potevo scrutare il suo sguardo, da esso riuscivo sovente a comprendere ogni sua emozione. Ma entrambi avevano ancora gli occhi bendati, perciò non percepivo un bel niente, eccetto la sua voce.
Udii il soldato chiamato Faramir fare dei passi verso il ragazzo, stanziandosi nella medesima posizione di quando era davanti a me.
Un istante dopo uno dei soldati mi tolse violentemente la benda davanti agli occhi e la fitta luce del sole quasi mi accecò. Socchiusi gli occhi, dopodiché riuscii a scrutare dei volti. Frodo era accanto a me, il suo viso ancora coperto dalla benda.
Faramir pronunciò delle gelide parole, nello stesso tempo cinse due dita sotto il mento di Frodo, alzando il suo sguardo. Osservai la gola del mio amante deglutire con forza.
"Vorresti vedere che fine fa un insulso Mezzuomo che osa rivolgersi a me in tale modo?" Si volgeva a me, continuando comunque a tenere gli occhi puntati su Frodo.
"Non voglio saperlo, no. Vostra...magnificenza, sono certo che voi siate un uomo magnanimo." Bofonchiai.

Non sapevo cosa Frodo gli avesse detto, ma di certo non avevo intenzione di urtare ancora di più la sua sensibilità, anche se le parole che uscirono dalla mia bocca parevano voler tornare nella mia gola, percorrere lo stomaco e farmele vomitare dritte sulla sua faccia.
Il capitano Faramir si innalzò nuovamente in tutta la sua altezza. Il viso di Frodo arrivava al suo ventre.
Quando parlò ancora la sua voce era simile alla prima volta che udii la tuonante voce di Gandalf "Siete risoluto giovane mezzuomo. È chiaro che avete più rispetto verso un vostro superiore, al contrario del vostro amico."
Degludii ancora. La mia saliva si fermò prima di penetrare nella bocca dello stomaco.
Il signor Faramir si voltò indignato dando un ultimo sguardo di scherno al mio Frodo, dopodiché proseguì il passo.
Il soldato che mi sorreggeva legò un altra volta la benda sui miei occhi, io volevo solamente tornare libero.
"Dove ci portate?" Strillai, sperando di essere udito, ma non ricevetti alcuna risposta.

Proseguimmo il cammino fino al tramonto, una volta fermati ci legarono ad un albero per non farci scappare. Smeagol ricevette una vera tortura. Gli uomini lo picchiavano, lo maltrattavano, Frodo strillava e continuava a gridare cercando di fermarli, ma invano. All'improvviso uno dei soldati si avventò violentemente verso di lui e, la sua mano, prima rimasta immobile lungo il fianco, venne sollevata e con il palmo aperto non esitò a tirargli uno schiaffo secco sulla sua delicata guancia. Una mortificazione che riecheggiò per tutta la vallata. Il volto di Frodo si girò dalla parte opposta per il gesto impetuoso della mano del soldato.
"Taci!" Gridò il soldato.
D'improvviso Faramir si scaraventò verso il suo compagno rimproverandolo "Cosa avevo detto? Non dovete fargli del male!" Detto ciò ritorno sui suoi passi, come se nulla fosse successo.
Io sgranai gli occhi, il mio corpo ribolliva dalla rabbia. Osservai Frodo, la sua guancia, un tempo bianca e morbida al tocco, ora era rossa come il sangue appena versato. La cosa che più mi preoccupava era il suo stato d'animo. Sembrava privo di emozioni. Non versò neanche una lacrima.
Io gridai per farmi sentire da tutti e non mi importava. Il mio Frodo non doveva essere picchiato in quel modo, nessuno aveva il permesso di toccarlo.
Al mio grido, Faramir ci raggiunse nuovamente.
Io sputai ai suoi piedi indignato "Potete insultarci, potete legarci, e a me potete infliggere ogni cosa che vi renda soddisfatti, ma lui no...non osate toccarlo, mai più."
Sul volto del capitano comparve un ghigno "Sembrare tutti uguali voi mezzuomini, soprattutto quando infliggiamo danni ai loro giovani cuori."
Le sue parole mi confondevano, ma continuai ad ascoltare.
"Sai è curioso che il tuo amico strafottente abbia pronunciato le tue stesse parole, ma in un altra lingua." Si rivolse a Frodo "Non è forse vero, giovane Hobbit?"
Lui respirava con veemenza, ma non osò guardarlo negli occhi. Il suo sguardo puntava ancora terra.
Io lo guardai, cercando di comprendere le parole di Faramir.
-Il tuo amico ha pronunciato le tue stesse parole-
-Non osate toccarlo- avevo detto io.
Quelle parole che Frodo pronunciò in lingua Elfica erano proprio quelle. In quel momento capii. Mi venne una dolce fitta allo stomaco pensando che aveva detto quelle parole per me. Per difendermi.
Faramir continuò "...E ha anche aggiunto, uomo mortale." Successivamente si piegò verso il viso del ragazzo che lo guardò alzando il mento. Una cosa di Frodo che adoravo.
"E tu non sei un mortale come me, Hobbit? Basta un tocco di spada e potresti morire annegato nel tuo sangue."
"Allora perché non ci avete già ucciso, se siete assetati di sangue come i servi di Sauron?" Esclamò Frodo tutto d'un fiato, alzando lo sguardo e guardando Faramir dritto negli occhi.
Il capitano si immobilizzò a quello sguardo. I suoi occhi puntavano su quelli di Frodo, azzurri come il mare. Quasi sorrisi, pensando che Faramir si era appena innamorato di quegli occhi. Come dargli torto.
"Tu non comprendi figliolo." Disse il capitano
"Potrei comprendere più di voi, se solo ci lasciaste andare."
"E cosa c'è che vi porta tanta fretta, ragazzo?"
A quel punto intervenni "Ma si può sapere che cosa volete da noi?"
Il ghigno di Faramir sparì e mi squadrò con quella che sembrava malignità "Lo saprete presto, questo è certo. Raggiungeremo la base e vi dirò tutto quello che siete tenuti a sapere."

Wherever you are  [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now