41 - Invidia

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"Non è possibile." Sentenziò Kureto. "L'avrà plagiata, non può..."

"Sembrava sincera Kureto."

"Sembrava, Shinya. Sembrava. Non possiamo sapere come stanno le cose."

"L'avete vista, no, come ha reagito quando il vampiro stava dando corda alle parole di Kureto?"

Era stato Guren a intervenire. Lui avrebbe avuto altri elementi da aggiungere alla conversazione, ma non poteva farlo. Kureto sospirò.

"Siamo allo stesso punto dell'altra volta. Non si può fare nulla." Ma la frase sembrò lasciata in sospeso. Shinya l'osservò, immaginando la natura del suo tentennare. "Stai pensando a Tenri?" "Sì." "Bisogna considerare che non abbiamo molti elementi da poter offrire. Anche noi siamo confusi, figurati se lo dicessi a Tenri." "Ammetto che si tratta di una situazione spinosa, ma, d'altronde... Credo sia mio dovere informarlo di ogni singolo elemento interessante. E converrai che questo lo è." Shinya sbottò esasperato.

"Stai tornando sulla tua fantastica teoria? Seriamente vedresti Yurika capace di sedurre quel mostro per farti un favore? Anzi, per fare un favore a quel mostro che si ritrova come padre?"

"In caso contrario però penso tu sappia perfettamente che dovremmo considerare anche lei alla stregua di un nemico."

"Come se fosse possibile ammazzare quel sadico di Ferid Bathory!" La risata di Guren risuonò nella stanza.

"Forse ora non possiamo nulla contro un vampiro di rango, ma presto saremo in grado di eliminarli dalla faccia della terra e riprenderci ciò che è nostro." Shinya e Guren rimasero in silenzio, entrambi non intenzionati a continuare quell'inutile discorso con Kureto. Come sempre con lui era impossibile toccare certi argomenti.

"Fai quello che ti pare allora Kureto, digli quello che vuoi." Detto questo Shinya si congedò, da solo sarebbe riuscito a mettere insieme i pensieri meglio.

"Si fa prendere troppo dai sentimenti."

"Esattamente all'opposto di te." E anche Guren abbandonò quel luogo.

Se invece avessero accesso alla tua mente rimarrebbero piacevolmente sorpresi, vero? L'uomo non si preoccupò di rispondere alla provocazione di Raimeiki, conosceva i suoi pensieri, non aveva bisogno che confermasse. La rivelazione che Yurika pareva avesse fatto a Shinya era alquanto sconvolgente per lui, tanto quanto l'ambiguo comportamento che la ragazza aveva assunto in battaglia. Le prove erano evidenti e forse innegabili. Eppure per lui risultavano così incomprensibili.

Fin da piccolo era stato abituato ad atteggiarsi come degno leader della famiglia Hiiragi nonostante la presenza di Mahiru. Era stato cresciuto al fine di poter guidare al meglio l'esercito e per essere infallibile e spietato. Perché, dopotutto, era così che si sarebbe dovuto comportare se desiderava mantenere saldo il potere. Ci voleva il pugno di ferro, senza questa prerogativa nessuna istituzione avrebbe potuto prosperare, in particolare nel mondo attuale dominato dalla violenza dei vampiri. Questi valori erano stati inculcati in lui ancor prima che l'Apocalisse cambiasse completamente le loro vite e si erano rivelati vincenti. Nel mondo nel quale era cresciuto non c'era spazio per l'amore, gli era stato insegnato che i sentimenti dovevano essere placati, respinti e rimossi. Non potevano in alcun modo ostacolare l'azione di un leader forte e carismatico. Cadere vittima di tali sentimenti significava abbandonarsi al caos.

Quante volte aveva constatato quanto l'amore fosse in grado di annebbiare la ragione e spingere verso strade che mai si avrebbe creduto di percorrere? Ecco cos'era la cosa che più non riusciva ad accettare. Non sopportava l'idea che invece Yurika fosse veramente caduta vittima di quel sortilegio. Lei era riuscita ad abbandonarsi, dimenticandosi di sé stessa,arrivando ad affermare di amare un vampiro. Il nemico per eccellenza. Da una parte focalizzava fin troppo bene il fatto che lui non avrebbe mai potuto abbandonarsi alle frivolezze dell'amore, non poteva permettersi di perdere il controllo su sé stesso. Lui aveva delle missioni da portare a termine.

Guilty All The Same Where stories live. Discover now