5-Rottura

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"Never apologize for showing feeling.
When you do so, you apologize for the truth."
Benjamin Disraeli

"A me sembra strano che possa servire a qualcosa..." Yurika sbuffò. "Lo so, Kurena, ma in fin dei conti..." "Più che altro sei certa che ti aiuteranno? Perché, vedi, finché si tratta di Guren qualche speranza c'è, ma se parliamo di Kureto... Io non credo..." "Lo so, comunque ieri è passato Shinya a dirmi di presentarmi prima della riunione per la prossima missione. Forse c'è speranza." Kurena l'osservò poco convinta. "Speriamo." Giunta alla sala delle riunioni notò che vi era solo una persona al suo interno. E non era Kureto. "Padre..." Sussurrò stupita. L'uomo si girò nella sua direzione. "Ciao, Yurika. Vieni, sediamoci. Chiudi la porta prima." Sentì il suo corpo tendersi. Non era un segno positivo, ma obbedì cercando di non mostrare la propria agitazione. "Domani alle sei andrai in missione con Shinya e la squadra di Guren." Di nuovo pensò sconsolata. Rabbrividì ripensando a cos'era successo l'ultima volta. "Un'altra missione." Sussurrò lei. "Sì." "Perché me lo stai dicendo ora? Insomma dopo c'è la riunione..." "Tuo fratello mi ha aggiornato sui tuoi ultimi interessi. Dimmi, è vero?" La ragazza deglutì. "Sì, padre." Calò il silenzio tra i due. Yurika lo interpretò come un segno negativo. "Non mi credete all'altezza di una cosa simile?" Il padre continuava a fissarla. Tenri pensò che Kureto avesse ragione. Se la ragazza avesse saputo cosa avevano intenzione di fare c'era la possibilità che avrebbe tentato di fermarli, sapeva che sarebbe andata così. Era troppo simile alla madre. Strinse la mano a pugno cercando di cacciare quel pensiero. "Forse non sono alla sua altezza." Sussurrò Yurika. Tenri sapeva di chi parlava. Si stava riferendo a Mahiru. Ne era certo. "Ci è stata molto utile." Yurika si sentì particolarmente offesa, era come se le stesse dicendo che in confronto lei non valeva niente. "Infatti. È morta per seguire le vostre manie di potere." "Almeno grazie a lei un sacco di persone sono ancora vive, mentre per colpa tua..." Yurika rabbrividì. Tenri fece una breve pausa incenerendo la ragazza con lo sguardo. "Ti ricordo che è per colpa tua se lei non c'è più. Se tu non fossi mai nata tua madre non sarebbe mai morta." La ragazza sgranò gli occhi, sapeva com'era morta sua madre, ma Tenri non si era mai spinto così in là, non le aveva mai detto una cosa del genere. Gli occhi le si velarono di lacrime. Il padre continuava a guardarla, forse aveva esagerato, ma era riuscito ad ottenere quello che voleva, l'aveva ferita profondamente. Con questo si assicurava il fatto che la figlia, almeno per un po', avrebbe evitato di fare domande inopportune. Tenri si era reso conto che non poteva, ma soprattutto che non voleva coinvolgerla in certe cose. Avrebbe prima dovuto imparare a vedere il mondo per quello che era: un luogo brutale, dove non c'era più spazio per i sentimenti, dove era necessario essere forti se si voleva sopravvivere. Yurika cercava di mandar giù quello che il padre le aveva detto, ma non ci riusciva e non voleva e non poteva farsi vedere piangere. Cercando disperatamente di contenere le lacrime si girò e corse via. Tenri non provò a fermarla. Forse aveva veramente esagerato. Nell'uscire Yurika si scontrò contro qualcuno. "Ehi, cerca di guardare dove cammini e poi, vorrei ricordarti che c'è la riunione di là." Kureto la stava tenendo per un braccio intenzionato a continuare il suo commento finché si rese conto che la sorella stava piangendo. "Yurika... Cosa?" E allentò la presa sull'arto della ragazza. Lei scappò via. Anche Shinya aveva assistito alla scena e, proprio come Kureto, era sconvolto. Non l'avevano mai vista piangere. "Kureto... Secondo te che cosa è successo?" Lui continuò a camminare. "Non lo so, ma penso che mio padre abbia contribuito." Rispose ammettendo la sua colpevolezza. In fin dei conti era stato lui a chiedere aiuto a Tenri, pensava che l'uomo avrebbe trovato un modo per farle cambiare idea anche se si stava chiedendo che cosa le avesse mai detto il padre per farla piangere. Sapeva che il rapporto tra i due non era dei migliori, ma non erano mai arrivati a questo punto.

Yurika nel frattempo aveva raggiunto la sua stanza e, dopo essersi assicurata di aver chiuso la porta a chiave si gettò sul letto a versare le sue lacrime. "Un buon demone avrebbe quantomeno cercato di possedermi." Sbottò a un certo punto. Dopo un attimo la figura del demone comparve al suo fianco. "Non mi sembra una cosa carina da fare. Non ora." Yurika notò il suo sguardo triste. Sospirò. "Sembra quasi che sia stato il destino a farci incontrare. Forse non è stato un caso che quel giorno io abbia scelto la tua spada." "Forse hai ragione. È stato piuttosto pesante oggi." "Bé... Forse, ma in fin dei conti è la verità. È morta per colpa mia." "Non dovresti dire certe cose." La rimproverò il demone. "Ma è la verità..." Si fermò, la voce rotta dai singhiozzi. Kurena rimase a guardarla. Poco dopo la stanza fu avvolta nel silenzio e la ragazza si addormentò. Fu svegliata da dei colpi alla porta. "Chi è?" Chiese dopo essersi avvicinata. "Yurika, sono io. Shinoa." La ragazza si sorprese. Che cosa ci faceva lì la sorella? "Che vuoi?" "Mi fai entrare?" Yurika fissò davanti a sé titubante, poi aprì la porta. Shinoa entrò. "Perché stavi piangendo?" Dritta al punto come sempre. Pensò. Si guardò intorno non sapendo bene come rispondere. "Non era niente..." Sussurrò voltando la testa di lato e abbassando lo sguardo. Sentì le braccia della sorella avvolgersi attorno a lei. "Bugiarda. Tu non piangi mai e se l'hai fatto ci deve essere un motivo." Yurika rimase immobile, colpita dal suo gesto. "Nulla di grave, Shinoa, solo una lite con nostro padre." La ragazza si staccò da lei. "Mi dispiace. Sarebbe bello se potessimo essere come una vera famiglia." E le sorrise. "Sì, sarebbe veramente bello, ma almeno mi sembra che tu ti sia fatta degli amici." La sorella la guardò sorpresa. "Già. Così parrebbe. Ah... Prima ho visto Guren, ha detto che domani avete un'altra missione." L'umore di Yurika cambiò. "Purtroppo sì. In questi casi sembra che gli sia utile." E Shinoa non dovette chiedere a chi si stesse riferendo. "Buona fortuna comunque. Ti lascio!" "Grazie, Shinoa. A presto." Yurika sorrise dopo che se ne fu andata. Era una delle poche persone alle quali voleva veramente bene. Passò il resto della giornata chiusa nella sua stanza a leggere attendendo l'ora di andare a dormire. Voleva essere ben riposata per il giorno seguente, ma il suo sonno non fu per niente tranquillo. Sognò dei lunghi capelli argentini, fredde mani e occhi rossi come il sangue.

"Ferid, perché mi hai fatto chiamare?" Il tredicesimo capostipite Crowley Eusford entrò nella stanza dove avrebbe trovato l'altro vampiro. Ferid si trovava di fronte alle finestra con un bicchiere di sangue in mano. Si girò sorridendogli. "Ciao, Crowley, sono contento che tu sia riuscito a raggiungermi così velocemente." Crowley sospirò. "Ma non mi hai ancora detto il motivo della convocazione..." "Oh... Non ti preoccupare. Domani voglio fare un giretto e avrò bisogno del tuo aiuto per sbrigare una certa faccenda." "Di che si tratta?" Chiese il vampiro incuriosito. "Lo scoprirai."

27/02/2017

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