10-Avvicinamento

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"La vita non ti dà le persone che vuoi, ti dà le persone di cui hai bisogno: per amarti, per odiarti, per formarti, per distruggerti e per renderti la persona che era destino che fossi."
Albert Einstein

Ferid si sgranchì tra le coperte e chiuse gli occhi, ascoltando i rumori che lo circondavano. La sua attenzione si rivolse verso la stanza di Yurika, dove sembrava che la ragazza stesse ancora dormendo. Il vampiro sospirò e si alzò sbadigliando. Si cambiò velocemente, poi sistemò i lunghi capelli nella solita coda. Spostò lo sguardo sulla porta e sorrise inconsciamente. Dopo la conversazione del giorno prima la ragazza non aveva fatto altro che accendere la curiosità del vampiro che non aveva potuto fare a meno di chiedersi perché mai Yurika fosse arrivata a desiderare di realizzare una cosa talmente impossibile come liberare un demone. Il vampiro pensava che i soldati venissero educati per vedere i demoni come delle armi necessarie alla loro sopravvivenza, l'unico mezzo che avevano per poter sperare di vincere contro i vampiri. E allora perché Yurika la pensava diversamente? Che cosa l'aveva portata a sentire quest'esigenza? Ferid sperava di riuscire a scoprirlo un giorno. Gli sarebbe piaciuto cercare di capire cosa passasse per la mente della ragazza. Quantomeno avrebbe avuto di che divertirsi per un po'.

Improvvisamente sentì un rumore violento seguito da un mezzo gemito provenire dall'altra stanza. Senza pensarci due volte si fiondò nella camera della ragazza. Accese la luce e si guardò brevemente attorno. Intravide Yurika a terra mentre cercava di mettersi seduta e si precipitò su di lei. "Oddio, Ferid." Quasi urlò la ragazza quando si trovò il vampiro poco distante da lei. "Yurika, che cosa è successo?" Lei spostò lo sguardo indietro e il vampiro notò le scarpe della ragazza sul pavimento. "Sono inciampata..." Sussurrò con voce flebile. "Non potresti guardare dove cammini?" Chiese Ferid, nonostante la cosa lo divertisse parecchio. "Dovevo andare in bagno." Il vampiro si chinò su di lei, le posò un braccio dietro la schiena e fece scivolare l'altro sotto le sue gambe. Yurika rabbrividì. "Cosa stai facendo?" "Ti metto sul letto." "Non ne ho bisogno! Posso farcela da sola!" Ma quando il vampiro si sollevò Yurika avvolse le braccia attorno al suo collo aggrappandosi. Si ricordò del suo primo giorno, quando l'aveva portata così in camera sua. Almeno in quell'occasione indossava la divisa mentre ora aveva solo quella leggera camicia da notte attraverso la quale sentiva maggiormente il freddo tocco di Ferid. Già. Freddo. Eppure così delicato. Quando il vampiro la mise sul letto la ragazza trattenne le braccia attorno al suo collo, quando se ne accorse si affrettò a spostarle. "Scusa..." Sussurrò. Ferid si sedette sul letto accanto a lei. "Non ti preoccupare, Yurika, non mi davano fastidio." Poi il vampiro spostò il viso sui suoi capelli annusandoli, fece scivolare una mano sul collo della ragazza e glieli scostò, esponendole la pelle. Yurika trattenne il fiato quando sentì le dita del vampiro accarezzarle lievemente il collo. Un brivido le attraversò la schiena. "Non ti preoccupare, Yurika. Non ti farò del male." Finalmente la mano del vampiro si staccò dal suo collo e lei sospirò. Ferid la osservò ancora un attimo. "Vado a prendere la colazione. Se vuoi approfittane per vestirti." Lei annuì.

I primi giorni Ferid li avrebbe passati accanto alla ragazza, doveva farla abituare meglio alla sua presenza, ma soprattutto doveva ricavare altri elementi, e non poteva certo farlo mentre si trovava a distanza da lei. Sapeva perfettamente che la regina avrebbe apprezzato la sua assenza, sapeva di non essere ben gradito da lei, ma anche dagli altri vampiri e, in particolar modo, da Mikaela. Già. Sospirò tra sé. Con un po' di fortuna le cose si sarebbero fatte veramente interessanti, ma ci sarebbe voluto ancora del tempo prima che potesse veramente succedere qualcosa. E lui doveva pur trovar qualcosa con cui riempire il suo tempo. Pensò a cosa avrebbe potuto proporre a Yurika, d'altronde non potevano passare la giornata a discutere di demoni e lui non poteva perdere l'intera giornata a guardarla mentre leggeva. Dovevano dedicarsi a qualcosa di pratico. Sì, ma cosa? In realtà il vampiro aveva in mente delle opzioni alquanto interessanti, tutte cose che aveva realizzato il giorno prima quando l'aveva condotta nelle stanze principali della sua villa. Non sapeva cucinare. Non sapeva ballare. E neppure suonare il piano. Ed era nei progetti di Ferid provvedere a queste mancanze della ragazza. Avrebbe sicuramente preferito insegnarle a ballare, sarebbe stato molto più divertente per lui, soprattutto perché i due sarebbero stati costretti a toccarsi, ma evidentemente la ragazza non avrebbe gradito. Cucinare non riteneva che si trattasse di qualcosa di estremamente fondamentale, preferiva occuparsene lui. Era uno dei vari modi per dimostrare alla ragazza quanto dipendesse da lui. E questa era una di quelle cose che le avrebbe fatto bene tenere a mente. Quindi l'ultima opzione che rimaneva al vampiro era il pianoforte. Doveva solo convincere Yurika della cosa, ma per quello non avrebbe avuto il benché minimo problema. Dopotutto era abituato a manipolare le persone, anche coi metodi più subdoli.

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